FRAMMENTI
"Credo innanzitutto che le opere intese come oggetto siano il risultato di una serie di relazioni e considero opera il sistema di relazioni che porta a produrre tali oggetti, non gli oggetti stessi."
TommasoTozzi
"Per noi fare arte equivale a trattare tutto come comunicabile ed è una pratica quotidiana istintiva il cui prodotto concettuale assomiglia a un reticolo olocinetico dove l’inizio può essere ovunque, la direzione qualsiasi, i passi diseguali, le tappe arbitrarie, l’arrivo imprevedibile, ma dove tutto conduce a mondi vitali seguendo possibilmente le logiche dell’intesa e non le logiche della razionalità dello scopo o logiche regolative tipiche delle reti di dominio."
Flavia Alman e Sabine Reiff
"Non si vive più riconoscendosi in un’identità assoluta e in pensieri cristallizzati. Fare ironia sull’esistente significa anche creare il nuovo.
In fondo il compito dell’artista per me deve essere quello di dare vita a nuove prospettive, invitare a guardare certe cose secondo una visuale diversa, operando uno squarcio sul reale in modo traslato."Antonio Glessi
"L’artista (chiamiamolo così) è sempre più cosciente del fatto che non può continuare ad offrire opere che siano semplicemente delle decorazioni, degli abbellimenti ambientali, ma può iniziare a creare opere che trasformino l’ambiente stesso."
Massimo Contrasto
"Secondo me attualmente il lavoro più grosso è quello concettuale ed è quello che si sta portando avanti sul concetto e sull’idea dell’arte … Oggi è cambiato il concetto di artista, di performer e di arte in generale. E’ tutto in continua evoluzione, come se camminassimo su un materasso ad acqua: passo dopo passo tutto si muove e anche tu ti muovi."
Federico Bucalossi
"Mi interessa poco distinguere fra opera d’arte o no, io considero importante realizzare delle situazioni in cui le persone si possano esprimere liberamente, e cosa più importante, decidano loro stesse che cosa sia un’opera d’arte o no."
Claudio Parrini
"Il fine di questo tipo di arte è quello di utilizzare i mezzi in modo che permettano il dialogo e che non determinino la prevaricazione dell’uomo sull’uomo o dell’uomo sull’ambiente. Non voglio provocare scontri, ma incontri, oppure scontri costruttivi che si basino sul rispetto dell’altro."
Giacomo Verde
1. PREMESSA
La Sperimentazione Performativa nell'Arte Digitale Interattiva
Nelle pagine che seguiranno, verrà ripercorso il cammino che ho seguito nella sezione teorica: a partire da determinate pratiche performative teatrali e quindi dalla messa in scena del nostro corpo al fine di costruire e decostruire la realtà culturale, si giungerà a considerare l’azione diretta dell’individuo sugli immaginari collettivi, che possono così essere personalizzati e ibridati conseguentemente alla loro manipolazione creativa in un territorio liminare, di confine, com’è quello offerto dalle nuove tecnologie.
La manipolazione performativa considerata è quella che avviene attraverso dispositivi di interfaccia uomo-macchina, che presuppongono un’autogestione e costruzione del senso comunicativo e dei linguaggi iconici da parte del fruitore, che viene invitato ad agire a seconda dei suoi reali interessi e impulsi creativi.
La sperimentazione performativa dell’individuo nelle trame del digitale, mette quindi in scena il suo corpo, che, agendo durante l’interazione sulla materialità del linguaggio iconico, si fa ibridato, tecnologico, virtuale e smaterializzato nell’interfacciarsi alle installazioni interattive e alla Rete.
Questa ibridazione può favorire la riflessione critica sul reale perché la sua portata non si esaurisce solamente in un’azione creativa del fruitore, ma mette possibilmente in moto dei processi coevolutivi e coperformativi che rendono l’espressione artistica pratica reale, finalizzata a originare reti di relazioni processuali fra gli individui e nuovi territori di sperimentazione socioculturale.
E’ importante sottolineare il carattere orizzontale e rizomatico di tali situazioni relazionali fra individui, che acquistano quindi una dimensione oppositiva di fronte alle strategie di comunicazione monodirezionali e controllate dalle logiche di mercato.
L’arte che si viene a creare quindi trae il suo impulso principale dalle azioni collettive degli individui e va di conseguenza ad agire nelle trame della vita e non nelle stanze dei musei: è un’arte fatta di pratiche, di gesti, di situazioni collettive che trae senso nell’essere evento, flusso e impermanenza.
E’ un’arte che abbandona l’oggettualità per dare vita all’azione concreta, individuale e collettiva.
E’ un’arte che dà origine a pratiche reali mediante il gesto di corpi virtuali.