PARTE 1:
VENT'ANNI PRIMA: I COME ED I PERCHÉ

CAPITOLO 1
ANNUNCIAZIO' (Nascita)

... Sono venuto la prima volta per un corso di chitarra e poi ho iniziato a venirci nel tempo libero...

... Sentivo un grande desiderio di libertà, l'esigenza di andare via dalla famiglia, di farla finita con lavori di merda. Era forte in me e in molte persone che ho conosciuto quell'anno, la voglia di progettare insieme una vita collettiva che corrispondesse in qualche modo a queste aspirazioni.

Ad ottobre abbiamo iniziato a trovarci ai "Centomila" e a discutere i temi che io sentivo vicini da sempre: il partire dalle proprie esigenze, la politicità del malessere psicologico, il bisogno di centri di aggregazione.

Per quanto ricordo il circolo è nato nell'inverno 76/77 dall'incontro di giovani compagni per lo più sui vent'anni che avevano finito la scuola e che cercavano di dare risposte alla mancanza di un luogo di aggregazione e di identità collettiva. C'era l'esperienza di Milano e di Roma che indicava una via che apriva, rispetto al "settarismo" delle organizzazioni, un orizzonte di incontro possibile.

L'idea di un circolo so che è nata in gruppi di aggregazione diversa in parte spinta da persone più politicizzate che arrivavano dalle organizzazioni extraparlamentari, ma che avevano come caratteristica quella di essere in molti residenti nel quartiere. Si sono portati dietro amici, conoscenti ed affini.

Non è stato un progetto esclusivo faceva parte di tutto quel clima che era un clima che lievitava, che montava e che nasceva dall'allontanamento dalle organizzazioni e dall'esperienze diverse che c'erano in quel momento, soprattutto sul versante giovani. Ci siamo trovati al circolo, io l'ho sentita più come una cosa ludica che politica.Per certi aspetti non era più come andare alla cellula, non più andare ad organizzare una attività politica che aveva delle finalità fuori da quello che era: cioè noi facevamo delle riunioni dove si organizzavano delle cose che si andavano a fare da un'altra parte. Fare il circolo era il fine che è una cosa diversa...

Ho cominciato ad uscire con un solo amico, insieme, girando per le osterie con chitarra e bonghi, conoscemmo altri compagni ( quelli della farmacia e del gruppo teatrale ). Cosa ci unisse non lo so, so solo che eravamo legati l'uno all'altro da una voglia di stare insieme.

La somma delle esperienze passate ha fatto sì che si imponesse in quegli anni un ritorno ad una dimensione territoriale, in contrapposizione al centralismo della fabbrica, del fare politica ripartendo dai bisogni elementari del quotidiano tra i quali l'esigenza di un luogo di ritrovo sul territorio.

Il bisogno di un luogo fisico dove trovarsi è stato scatenante per tutta la nostra storia. Nel '77 non esistevano ancora le birrerie, i comitati di quartiere erano gestiti dai partiti politici e non rispondevano in nessun modo alle nostre esigenze. C'era voglia di esperienze di vita collettiva, di fisicità, di non avere i tempi della giornata scanditi e inamovibili come quelli dei nostri genitori. Questo ci ha portato dalla discussione sulle nostre vite, all'occupazione della villa e alla nascita del circolo.

Ho partecipato al circolo perché ero interessato alla creazione di uno spazio di vita comune, alternativo alla quotidianità che veniva imposta dai tempi della famiglia e della fabbrica. Inoltre ero molto interessato ad approfondire le tematiche sulla condizione giovanile.

Il mio ingresso nel Circolo è avvenuto in modo del tutto naturale, come evoluzione dell'impegno politico e delle amicizie collegate. Ho saputo che si era formato verso la fine del 76 un gruppo, di cui conoscevo qualcuno soprattutto tra i più giovani, che voleva fare attività in quartiere, in modo non legato alle solite sigle della sinistra "extraparlamentare", ma che ne raccoglieva vari elementi.

A Scienze erano iscritti alcuni futuri Cangaçeiros, alle riunioni post-congresso di Rimini avevo incontrato L. ( un futuro cangaceiro) con cui sono andata alla manifestazione di Roma. Son tornata ai "Centomila". Tutte strane coincidenze che mi hanno portata alla festa di occupazione della villa: non me ne sono più andata.

Io credo però che il Circolo Cangaçeiros sia nato con l'occupazione: è stato in quel momento e da quel momento che tante anime così diverse hanno trovato un posto dove stare insieme e confrontarsi totalmente sulla loro esistenza. Penso infatti che il nostro circolo abbia avuto un'esperienza particolare ed unica (per lo meno a Torino) ed abbia saputo vivere appieno quello che era lo spirito del '77.

A Torino il Circolo Cangaçeiros era molto conosciuto ed i giovani ne parlavano molto, chi bene, chi male. Spesso ho seguito le manifestazioni che il circolo organizzava per le vie del quartiere. Ero attirata dalla loro ironia e giocosità....

Per raggiungere la scuola dovevo prendere l'autobus 69. Passava da corso Orbassano, davanti alla villa. Quando la villa fu occupata ero molto attirata ad andarci. Ci passavo davanti due volte al giorno. Non conoscevo nessuno dei giovani occupanti, ma quando mia sorella si iscrisse al X liceo scientifico, e cominciai con lei a frequentare i giovani della scuola, scoprii che molti di loro abitavano a S.Rita. Così dopo molte titubanze, allora avevo molte insicurezze e quindi non riuscivo ad integrarmi con facilità, un pomeriggio entrai nella villa. Purtroppo non trovai un ambiente ospitale, ma chiuso e restio ad accogliere persone sconosciute. Così non mi feci più' vedere fino allo sgombero della villa. Essa rimane tuttora per me un sogno che non ho potuto realizzare.