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PRIMO TEMPO: SCENA SECONDA

(Si riaccende la luce e ci troviamo in un ufficio molto simile al primo. I mobili più o meno sono gli stessi, sono disposti solo diversamente. sulla parete di fondo campeggia il ritratto del presidente, piuttosto grande, Ben evidente il riquadro di una finestra spalancata. in scena c'è già il matto, in piedi impalato, faccia alla finestra, porge le spalle all'ingresso da dove entra dopo alcuni istanti un commissario con giacca sportiva e maglione giro collo).

COMM. SPORTIVO - (Sottovoce all'agente che se ne sta immobile a lato della porta).
E quello chi è? Che vuole?
AGENTE - Non so dottore. èentrato con una tale boria... manco fosse il padreterno. Dice che vuol parlare con lei e con il questore.
COMM. SPORTIVO - (Che non ha mai smesso di massaggiarsi la mano destra).
Ah, vuol parlare? (Si avvicina al matto con fare piuttosto ossequioso). Buon giorno, desidera? M'hanno detto che cercava di me.
MATTO - (Lo squadra impassibile, fa appena il cenno con la mano a sollevare il cappello). Buon giorno. (Sofferma il proprio sguardo sulla mano che il commissario continua a massaggiarsi). Cosa s'è fatto alla mano.
COMM. SPORTIVO - Ah , niente... chi è lei?
MATTO - Non s'è fatto niente? E allora perché si massaggia? Così, per darsi un contegno? una specie di tic? (Il commissario comincia a spazientirsi).
COMM. SPORTIVO - Può darsi... le ho chiesto con chi ho il piacere?!
MATTO - Una volta ho conosciuto un vescovo che si massaggiava come lei... un gesuita.
COMM. SPORTIVO - Sbaglio o lei..!?
MATTO - Certo che si sbaglia! Sbaglia di sicuro se cerca di insinuare che io abbia voluto alludere alla proverbiale ipocrisia dei gesuiti... io, se non le spiace, tanto per cominciare, ho studiato dai gesuiti, e con questo? Lei ha forse qualcosa da obbiettare?
COMM. SPORTIVO - (Impacciato, stordito).
No, per carità... non... ma ecco...
MATTO - (Cambiando tono all'istante). Però quel vescovo di cui le dicevo, quello sì, era proprio un ipocrita... un bugiardone... infatti si massaggiava sempre una mano...
COMM. SPORTIVO - Senta, ma lei...
MATTO - (Senza manco considerarlo). Lei dovrebbe andare da uno psicanalista... quel massaggiarsi in continuazione, è oltretutto sintomo di insicurezza... senso di colpa... e insoddisfazione sessuale. Ha forse difficoltà con le donne?
COMM. SPORTIVO - (Perdendo le staffe). Ah, ma allora! (Sferra un pugno sul tavolo).
MATTO - (Indicando il gesto). Impulsivo! Ecco la controprova! Dica la verità, non è un tic... lei ha dato un pugno a qualcuno non più di un quarto d'ora fa, confessi!
COMM. SPORTIVO - Ma chè, confesso? Piuttosto, mi vuole dire una buona volta con chi ho l'onore... e mi faccia il piacere di togliersi il cappello... fra l'altro!
MATTO - Ha ragione (Si toglie il cappello con studiata lentezza). Ma mi creda non lo tenevo in capo per villania... è solo per quella finestra spalancata, soffro le correnti d'aria... specie alla testa. Lei no? Senta non si potrebbe chiuderla?
COMM. SPORTIVO - (Secco). No, non si può!
MATTO - Come non detto: Sono, il professore Marco Maria Malipiero, primo consigliere della corte di cassazione...
COMM. SPORTIVO - Giudice? (E si sente quasi mancare).
MATTO - Già... già... libero docente all'università di Roma. sono due i "già" e dopo il secondo "già" c'è la virgola, come sempre.
COMM. SPORTIVO - (Frastornato). Capisco.
MATTO - (Ironico aggressivo). Cosa capisce?
COMM. SPORTIVO - Niente, niente.
MATTO - Appunto... (Di nuovo aggressivo). Cioè: niente affatto! Chi l'ha informata del fatto che io sarei dovuto arrivare per la revisione dell'inchiesta e dell'archiviazione?
COMM. SPORTIVO - (Ormai alle corde). Ma, veramente... io...
MATTO - Attento a non mentire. E' una cosa che mi innervosisce tremendamente... Anch'io ho un tic... e mi prende quì sul collo... appena qualcuno mi dice delle frottole... guardi come mi vibra... guardi! Allora, lo sapeva o no della mia venuta?
COMM. SPORTIVO - (Degluttendo imbarazzato). Sì, lo sapevo... Ma non lo si aspettava così presto... ecco...
MATTO - Già, ed è per questo che il consiglio superiore ha deciso di anticipare... Abbiamo anche noi i nostri informatori. e così vi abbiamo presi in contropiede! Dispiaciuto?
COMM. SPORTIVO - (Ormai nel "pallone" ). No, s' immagini... (Il matto indica il proprio collo che vibra)... cioè sì... moltissimo. (Gli indica una sedia). Ma s'accomodi, mi dia pure il cappello (Lo afferra e poi ci ripensa).. O forse preferisce tenerselo?
MATTO - Per carità se lo tenga pure lei... tanto non è nemmeno mio.
COMM. SPORTIVO - Come? (Poi va verso la finestra). Vuole che chiudiamo la finestra?
MATTO - Niente affatto. Non si scomodi. Mi faccia chiamare piuttosto il Questore... vorrei che si cominciasse al più presto.
COMM. SPORTIVO - Senz'altro... ma non sarebbe meglio se si andasse da lui nel suo ufficio... è più comodo.
MATTO - Già, ma è in questo, di ufficio, che è successo il fattaccio dell'anarchico, vero?
COMM. SPORTIVO - Sì, è qui...
MATTO - (Spalancando le braccia). E allora! (Si siede, estrae dalla borsa alcuni documenti, ci rendiamo conto che ha con sé anche un'altra borsa enorme, dalla quale estrae un sacco di carabattole: una lente, una pinza, una graffettatrice, una mazza di legno da giudice... un codice penale. Vicino alla porta il commissario sta parlando sottovoce all'orecchio dell'agente).
MATTO - (Continuando a mettere in ordine gli incartamenti). Preferirei, commissario, che, in mia presenza, si parlasse sempre a voce alta!
COMM. SPORTIVO - Sì, scusi (Rivolto all'agente). Prega il signor Questore di venire qui al più presto, se può...
MATTO - Anche se non può! (Il commissario si corregge succubo).
COMM. SPORTIVO - Sì, anche se non può.
AGENTE (Uscendo). Signorsì...
COMM. SPORTIVO - (Osserva per un attimo il giudice che sta ordinando gli incartamenti. Con delle puntine ne ha affissi più di uno sulla parete di lato sulle ante delle finestre sull'armadio. Di colpo si ricorda qualcosa). Ah, giusto... i verbali! (Afferra il telefono e compone il numero).
Pronto, mi passi il commissario Bertozzo... dove è andato? Dal signor questore? (Abbassa la cornetta e si accinge a riformare un altro numero. Il matto lo interrompe).
MATTO - Scusi se mi permetto dottore...
COMM. SPORTIVO - Dica, signor giudice.
MATTO - Il commissario Bertozzo di cui lei si sta preoccupando, ha qualche cosa a che vedere forse con la revisione dell'inchiesta?
COMM. SPORTIVO - Sì... ecco, cioè... siccome lui ha l'archivio con tutta la documentazione...
MATTO - Ma non occorre... ho già qui tutto io con me... perché procurarne un'altra copia? A che serve?
COMM. SPORTIVO - Ha ragione non serve.
(Dall'esterno si sente arrivare la voce adirata del questore che entra come una catapulta. Alla sue spalle l'agente lo segue imbragato).
QUESTORE - Ma dico, commissario, cos'è 'sta storia che io devo venire da lei anche se non posso?
COMM. SPORTIVO - No, ho ragione dottore... ma è che siccome...
QUESTORE - Siccome un corno! Cos'è diventato mio superiore tutto a un tratto? L'avverto subito che questo suo modo insolente di comportarsi non mi piace affatto... specie verso i suoi colleghi... andiamo, se adesso arriva addirittura ai pugni in faccia!
COMM. SPORTIVO - Eh, ma vede signor questore... il Bertozzo non le ha detto del pernacchio e del gioco di parole sul "calabrese" seminterrato...
(Il matto fingendo di mettere a posto le sue scartoffie s'è nascosto accovacciandosi dietro la scrivania).
QUESTORE - Ma che pernacchio calabrese! Andiamo, non facciamo i ragazzini... invece di starsene tranquillo... che abbiamo già tutti gli occhi addosso... con quei disgraziati di giornalisti che alludono... mettono in giro un sacco di notizie bastarde... e la smetta di volermi zittire.. io parlo come e...
(Il commissario gli indica il finto giudice che simula non partecipare). Ah quello? Per dio! E chi è? Un giornalista? Ma perché non mi ha subito...
MATTO - (Senza sollevare gli occhi dai fogli). No, signor questore, non si preoccupi, non sono un giornalista... non ci saranno pettegolezzi di sorta.. gliel'assicuro.
QUESTORE - La ringrazio.
MATTO - Io capisco e condivido la sua preoccupazione, d'altronde io stesso prima di lei ho cercato di redarguire questo suo giovane collaboratore.
QUESTORE - (Rivolto al commissario). Davvero?
MATTO - Questo giovane che ho notato di indole piuttosto irascibile ed insofferente e che ora, dai loro discorsi, scopro essere allergico perfino al pernacchio calabrese, che , detto fra noi, è uno dei più blandi specie se confrontato con quello sorrentino o cspuano! Lei se ne intende? (Se lo tira appresso confidenziale il questore lo segue attonito).
QUESTORE - No, io veramente...
MATTO - (Parlandogli quasi all'orecchio). Mi dia retta dottore.. le parlo come ad un padre... questo ragazzo ha bisogno di un buon psichiatra... Tenga, lo porti da questo mio amico... è un genio (Gli ha messo in mano un biglietto da visita). Professore Antonio Rabbi... già libero docente... Ma faccia caso alla virgola.
QUESTORE - (Che non sa come liberarsi). Grazie, ma se mi permette, io...
MATTO - (Cambiando tono all'improvviso). Ma senz'altro, le permetto senz'altro... S'accomodi... e diamo inizio... A proposito il suo collaboratore l'ha informata del fatto che io...?
COMM. SPORTIVO - No, mi scusi ma non ne ho avuto il tempo... (Rivolto al questore). Il professor Marco Maria Malipiero, è il primo consigliere della corte di cassazione...
MATTO - Per carità, lasci perdere quel: "primo consigliere..." non ci tengo... dica pure "uno dei primi..." mi basta!
COMM. SPORTIVO - Come preferisce.
QUESTORE - (Che ha difficoltà a riprendersi dal botto). Eccellenza... io non so proprio...
COMM. SPORTIVO - (Gli viene in aiuto). Il signor giudice è qui per condurre una revisione d'inchiesta sul caso...
QUESTORE - (Con uno scatto inaspettato). Ah, ma certo, certo, la aspettavamo!
MATTO - Vede, vede come è più sincero il suo superiore? Gioca a carte scoperte lui! Impari! Ma certo è un'altra generazione, altra scuola!
QUESTORE - Sì, altra scuola.
MATTO - Guardi, mi permetta di dirglielo immediatamente: lei mi è come dire... quasi famigliare... come se l'avessi già conosciuto... tanti anni fa. Non è che lei per caso è stato al confino?
QUESTORE - (Balbettando). Al confino?
MATTO - Ma cosa dico? Un questore al confino? Ma quando mai?! Veniamo piuttosto a noi!
QUESTORE - A noi!
MATTO - (Fissandolo torvo). Ecco! (Gli punta il dito). Ma no, ma no: è impossibile! Basta con le allucinazioni! (Si strofina gli occhi mentre il commissario velocissimo dice qualcosa all'orecchio del questore che si accascia letteralmente su una sedia. Si accende nervoso una sigaretta). Dunque veniamo ai fatti. Ecco qua secondo i verbali (sfoglia alcune carte) numero... venticinque ventisei ventisette e ventotene... (Il commissario ha un moto di tosse per il fumo che gli va di traverso). La sera del... la data non ci interessa... un anarchico di professione manovratore delle ferrovie, si trovava in questa stanza per essere interrogato circa la sua partecipazione o meno all'operazione dinamitarda alle banche che aveva causato la morte di ben sedici innocenti! E qui sono parole sue testuali signor questore: "Sussistevano sul conto pesanti indizi"! Ha detto così?
QUESTORE - Sì, ma in primo tempo, signor giudice... poi...
MATTO - Siamo appunto al primo tempo... andiamo per ordine: verso mezzanotte l'anarchico, preso da raptus, è sempre lei dottore che parla, preso da raptus si è buttato dalla finestra sfracellandosi al suolo. Ora che cos'è il "raptus"? Dice il Bandieu che il "raptus" è una dorma esasperata di angoscia suicida che afferra individui anche psichicamente sani, se in loro è provocata un'ansia violenta, un'angoscia disperata. Giusto?
QUESTORE-COMM. - Giusto.
MATTO - Allora vediamo, chi, che cosa ha procurato quest'ansia, quest'angoscia: non ci resta che ricostruire l'azione: tocca a lei entrare in scena signor questore.
QUESTORE - Io?
MATTO - Sì, avanti, le spiace recitarmi il famoso ingresso?
QUESTORE - Scusi, quale famoso?
MATTO - Quello che ha determinato il raptus.
QUESTORE - Signor giudice... ci dev'essere un equivoco, non l'ho fatta io quell'entrata, ma un mio vice, un collaboratore...
MATTO - Eh, eh, non è bello buttare la responsabilità sui propri dipendenti, anzi è bruttino... Su, si riabiliti e reciti la parte...
COMM. SPORTIVO - Ma signor giudice è stato uno di quegli espedienti a cui si ricorre spesso... in ogni polizia, così, per fare confessare l'indiziato.
MATTO - Ma chi l'ha chiamata lai? Lasci parlare il suo superiore per piacere! Ma sa che è un bel maleducato? D'ora in poi risponda solo se interrogato... capito? E lei dottore prego, mi reciti quest'entrata, in prima persona.
QUESTORE - D'accordo. Le cose sono andate più o meno così: l'anarchico indiziato si trovava lì, proprio dove è seduto lei. Il mio collabora... cioè io sono entrato con una certa irruenza...
MATTO - Bravo!
QUESTORE - E l'ho aggredito!
MATTO - Così mi piace!
QUESTORE . Caro il mio manovratore, nonché sovversivo... devi piantarla di prendermi in giro...
MATTO - No, no per favore... attenersi al copione (Mostra i verbali). Qui non c'è censura... non ha detto così!
QUESTORE - Beh, sì ho detto: hai finito di prendermi per il sedere!
MATTO - S'è limitato al sedere?
QUESTORE - Sì, glielo giuro.
MATTO - La credo, vada avanti. Come ha chiuso?
QUESTORE - Abbiamo le prove che le bombe alla stazione sei stato tu a metterle.
MATTO - Quali bombe?
QUESTORE - (Abbassando il tono: discorsivo). Sto parlando dell'attentato del venticinque... di...
MATTO - No, risponda con le stesse parole di quella sera. Immagini che sia io il ferroviere anarchico. Su coraggio quali bombe?
QUESTORE - Non fare lo gnorri! Lo sai benissimo di che bombe parlo: quelle che avete messo nei vagoni alla stazione centrale, otto mesi fa.
MATTO - Ma voi le avevate davvero queste prove?
QUESTORE - No, ma come le stava appunto spiegando il commissario prima, si trattava di uno di quei soliti inganni a cui si ricorre spesso noi della polizia...
MATTO - Ah ah... che lenze... (E sferra una manata sulle spalle del questore che resta allocchito).
QUESTORE - Però avevamo dei sospetti... Dal momento che l'indiziato era l'unico ferroviere anarchico di Milano... era facile arguire che fosse lui...
MATTO - Certo, certo è lapalissiano, direi ovvio. Così se è indubbio che le bombe in ferrovia le abbia messe un ferroviere, possiamo anche arguire di conseguenza che al palazzo di giustizia di Roma, quelle famose bombe le abbia messe un giudice, che al monumento al milite ignoto le abbia messe il comandante del corpo di guardia e che alla banca dell'agricoltura, la bomba sia stata messa da un banchiere o da un agrario, a scelta (Si imbestialisce all'istante). Andiamo, signori... io sono qui per fare un' inchiesta seria non per giocare ai sillogismi cretini! Qui dice (Legge su di un foglio): "L'anarchico non sembrava toccato dall'accusa, sorrideva incredulo". Chi ha fatto questa dichiarazione?
COMMISSARIO - Io, signor giudice.
MATTO - Bravo, allora sorrideva... ma qui si commenta anche: sono parole vostre... testuali... riprese anche dal giudice che ha archiviato l'inchiesta... "indubbiamente ha concorso nella crisi suicida la paura di perdere il posto... d'essere licenziato". Ma come, prima sorrideva incredulo, e poi tutto a un tratto ha paura? Ma chi gliel'ha messàsta paura?... Chi è andato giù a piedi giunti a parlargli di licenziamenti in tronco...?
COMMISSARIO - No, glielo giuro per quanto mi riguarda... io...
MATTO - Per favore, non minimizziamo... E che, non sarete mica dei violinisti voi due... andiamo, tutti i poliziotti di 'sto mondo vanno giù di brutto che è un piacere, e non capisco perché, proprio voi, dovreste essere gli unici ad andarci con la vaselina? Ma è nel vostro diritto che vi comportiate così! Ma che, scherziamo?
QUEST.-COMM. - Grazie signor giudice.
MATTO - Prego. D'altraparte si sa, certe volte è anche pericoloso, uno va a dire a un anarchico: "per te si mette male, chissà i dirigenti delle ferrovie quando gli diremo che sei un anarchico... ti sbattono in mezzo ad una strada... licenziato!" E quello si abbatte... Un anarchico, diciamoci la verità, ci tiene più di tutti al posto... in fondo sono dei piccoli borghesi... attaccati alle loro piccole comodità: lo stipendio fisso tutti i mesi, la gratifica... la tredicesima, la pensione, la mutua, una vecchiaia serena... nessuno più dell'anarchico pensa alla propria vecchiaia credetemi... sto parlando degli anarchici nostrani naturalmente... quei pantofolai di adesso... Niente da fare con quelli di una volta... quelli scacciati di terra in terra... lei se ne intende... di scacciati signor questore? Oh oh ma cosa sto a dire?! Quindi, ricapitolando, voi abbatterete moralmente l'anarchico, lo amareggiate, e lui si butta...
COMMISSARIO - Se mi permette, signor giudice, per onestà, non è avvenuto subito... manca ancora il mio intervento.
MATTO - Già, già ha ragione... prima è successo ancora che lei commissario è uscito, poi è rientrato, e dopo una pausa artistica ha detto... forza commissario, reciti la sua battuta... e immagini sempre che l'anarchico sia io...
COMMISSARIO - Sì, senz'altro: "Mi hanno telefonato adesso da Roma... c'è una bella notizia per te... il tuo amico, padron compagno ballerino ha confessato... ha ammesso di essere stato lui a mettere la bomba alla banca di Milano".
MATTO - E lui, il ferroviere come l'ha presa?
COMM. - Beh, male, è diventato pallido... ha chiesto una sigaretta... se l'è accesa...
MATTO - E poi si è buttato.
QUESTORE - No, non subito...
MATTO - Nella prima versione lei ha detto : "subito" è vero?
QUESTORE - Sì, è vero.
MATTO - Per di più sempre lei, parlando con la stampa e alla televisione, ha dichiarato che l'anarchico prima del tragico gesto si sentiva ormai perduto... era "incastrato" ha detto così?
QUESTORE - Sì, ho detto proprio così : "incastrato".
MATTO - E poi cos'ha dichiarato ancora?
QUESTORE - Che il suo alibi, quello secondo cui avrebbero trascorso il famoso pomeriggio dell'attentato a giocare a carte in un'osteria del naviglio, era crollato, non reggeva più.
MATTO - Quindi che l'anarchico era da ritenersi fortemente indiziato anche per gli attentati alle banche di Milano, oltre che ai treni. E ha aggiunto, per finire, che il gesto suicida dell'anarchico era un "evidente atto di accusa".
COMMISSARIO - Sì, l'ho detto.
MATTO - E lei commissario ha urlato che quello, da vivo, era un delinquente, un mascalzone! Ma dopo appena qualche settimana, lei signor questore ha dichiarato, ecco il documento, che "naturalmente" ripeto "naturalmente" sul povero ferroviere non pesavano indizi concreti. Giusto? Quindi era del tutto innocente, e anche lei commissario ha persino commentato: "quell'anarchico era una bravo ragazzo".
QUESTORE - Sì, ammetto... ci siamo sbagliati...
MATTO - Per carità... tutti ci si può sbagliare. ma voi, scusate, l'avete fatta un pò grossa, lasciatemelo dire: prima di tutto fermate arbitrariamente un libero cittadino, poi abusate della vostra autorità per trattenerlo oltre il termine legale, quindi 'sto povero manovratore me lo traumatizzate andandogli a dire che avete le prove che lui è il dinamitardo delle ferrovie, poi gli create più o meno volutamente la psicosi che perderà il posto di lavoro, poi che il suo alibi del gioco delle carte è crollato, e per finire, mazzata con rintocco: che il suo amico e compagno di Roma si è confessato colpevole della strage di Milano: il suo amico è un assassino schifoso?! Tanto che lui commenta sconsolato "è la fine dell'anarchia" e si butta! Dico, ma siamo matti? A 'sto punto perché meravigliarci se a uno sfottuto àsta maniera gli prende il raptus?! E no, eh no,, mi spiace, ma voi a mio avviso siete colpevoli eccome! Siete totalmente responsabili della morte dell'anarchico! Da incriminare subito per istigazione a
l suicidio!
QUESTORE - Ma signor giudice, come è possibile?! Il nostro mestiere, lo ha ammesso anche lei, è quello di interrogare gli indiziati, e per poterli far parlare, per forza, ogni tanto, bisogna ricorrere a stratagemmi, trappole, e qualche violenza psichica...
MATTO - Eh, qui non si tratta di "qualche", ma di una continua violenza! Tanto per cominciare avevate o no le prove assolute che quel povero ferroviere avesse mentito circa il proprio alibi? Rispondete!
QUESTORE - No, non avevamo prove assolute... ma...
MATTO - I "ma" non mi interessano! Esistono ancora o no, due o tre pensionati che convalidano a tutt'oggi il suo alibi?
COMMISSARIO - Sì, ci sono.
MATTO - Quindi avete mentito anche alla televisione e alla stampa dicendo che l'alibi era crollato e che sussistevano pesanti indizi? Dunque le trappole, i tranelli, le frottole non le usate solo per far cascare gli indiziati, ma anche per fregare, per sorprendere la buona fede del popolo credulone e fesso! (Il questore vorrebbe intervenire). Mi lasci terminare per favore: mai sentito dire che il divulgare notizie false o comunque tendenziose è reato grave?
QUESTORE - Ma quel mio collaboratore mi aveva assicurato...
MATTO - Ah, ci riproviamo con lo scaricamento su terzi... e allora mi risponda lei commissario: la notizia che il ballerino anarchico aveva confessato, da dove viene? Mi sono letto tutti i verbali degli interrogatori condotti dalla polizia e dal giudice istruttore di Roma... (Li mostra ai presenti). E non risulta mai che l'anarchico suddetto abbia ammesso anche una sola volta la propria responsabilità nella strage delle banche. E allora? Questa confessione ve la siete inventata voi un'altra volta? Rispondete!
COMMISSARIO - Sì, ce la siamo inventato noi.
MATTO - Oeu, ma che fantasia! Dovreste fare gli scrittori voi due. e forse ne avrete l'occasione, credetemi. In galera si scrive benissimo. Vi sentite abbacchiati eh! E allora vi voglio aggiungere con tutta franchezza che a Roma hanno le prove schiaccianti di colpe gravissime nei vostri riguardi. che siete ambedue spacciati; e che i ministeri della giustizia e degli interni hanno deciso di scaricarvi, di dare un esempio il più severo possibile per ristabilire un credito che la polizia ha ormai perduto!
QUESTORE - No, è incredibile!
COMMISSARIO - Ma come possono...
MATTO - Sicuro: due carriere rovinate! E' la politica, cari miei: prima servivate ad un certo gioco... c'era da stangare le lotte sindacali... creare il clima del "ammazza il sovversivo", adesso c'è invece s'è un pò voltata... la gente sulla morte dell'anarchico defenestrato s'è troppo indignata... vuole due teste... e lo stato gliele dà!
QUESTORE - Proprio le nostre ?!
COMMISSARIO - Appunto!
MATTO - C'è un vecchio detto inglese che dice: "il padrone aizza i mastini contro i villani... se i villani si lamentano del re, il padrone, per farsi perdonare, ammazza i mastini".
QUESTORE - E voi pensate... davvero... siete convinto?
MATTO - E chi sono io, se non il vostro giustiziere?
COMMISSARIO - Maledetto mestiere!!
QUESTORE - So io, chi mi ha fatto la forca... ah, ma gliela faccio pagare.
MATTO - Certo che saranno in molti a goderne della vostra disgrazia... a sghignazzare soddisfatti.
COMMISSARIO - Già, a cominciare dai nostri colleghi... è quello che mi fa andare in bestia!
QUESTORE . Per non parlare dei giornali.
COMMISSARIO - Chissà come ci sbatteranno!... se li immagina i rotocalchi?
QUESTORE - Chissà cosa non ti tireranno fuori, 'sti vermi, che prima venivano a leccarci le mani... "Dagli allo sbirro!"
COMMISSARIO - "Era un sadico, un violento!"
MATTO - Per non parlare delle umiliazioni... le ironie...
QUESTORE - E gli sfottò. Tutti che ti volteranno le spalle... manco un posto da guardiano di macchine troviamo più!
COMMISSARIO - Mondo bastardo!
MATTO - No, governo bastardo!
QUESTORE - A 'sto punto, ci dica lei: cosa ci resta da fare? Ci consigli!
MATTO - E che vi posso dire?
COMMISSARIO - Sì, ci consigli lei!
MATTO - Io, al vostro posto...
QUESTORE - Al nostro posto?
MATTO - Mi butterei dalla finestra!
COMM.-QUEST. - Come?
MATTO - Mi avete chiesto un consiglio... e àsto punto, piuttosto di sopportare una simile umiliazione... Datemi retta, buttatevi! Su, coraggio!
QUESTORE - Sì, va bene, ma che c'entra?!
MATTO - Appunto non c'entra. Si lasci prender dal raptus e si butti! (E li sospinge entrambi verso la finestra).
COMM.-QUEST. - Ma no, aspetti! Aspetti!
MATTO - Ma che "aspetti"? Cosa aspettate? Che ci state a fare su 'sta terra schifa? Ma è vita questa? mondo bastardo, governo bastardo... Tutto è bastardo! Buttiamoci! (E li trascina con veri e propri strattoni).
QUESTORE - Ma no, signor giudice che fa? Io ho ancora speranza!
MATTO - Non c'è più speranza, siete finiti... volete capirla? Finiti!! Giù!
QUEST.-COMM. - Aiuto! Non spinga.. per favore!
MATTO - Non sono io che spingo, è il "raptus". evviva il "raptus"liberatore! (Li afferra per la vita e li costringe a montare sul parapetto della finestra).
QUEST.-COMM. - No, no, aiuto! aiuto!
(Entra l'agente che era uscito all'inizio dell'interrogatorio).
AGENTE - Che succede dottore?
MATTO - (Mollando la presa). ah, ah, niente, non è successo niente... vero commissario? Vero signor questore? Su, tranqullizzi questo suo agente.
QUESTORE - (Scende tremebondo dalla balaustra). Beh, sì, stai comodo... è stato solo...
MATTO -Un "raptus".
AGENTE - Un "raptus"?
MATTO - Sì, volevano buttarsi dalla finestra.
AGENTE - Anche loro?
MATTO - Sì, ma non lo dica ai giornalisti, per carità!
AGENTE - No, no.
COMMISSARIO - Ma non è vero, era lei signor giudice che voleva...
QUESTORE - Appunto.
AGENTE - Lei voleva buttarsi, signor giudice?
QUESTORE - No, lui spingeva.
MATTO - E' vero, è vero: io spingevo. E per poco non ci cascano sul serio... erano disperati. ci vuole un niente quando uno è disperato...
AGENTE - Eh, sì: "un niente"!
MATTO - E, li guardi, lo sono ancora disperati... guardi che facce da funerale!
AGENTE - (Eccitato dalla confidenza del giudice). Sì, con decenza parlando... mi sembrano un pò sulla tazza, come si dice...
QUESTORE - Ma siamo impazziti?
AGENTE - Mi scusi, volevo dire sul water.
MATTO - Su, su con la vita, e tirate l'acqua... come si dice... allegria dottori!
QUESTORE - Eh, parla bene lei... Nella nostra posizione... Le assicuro che c'è stato un momento in cui... quasi, quasi, mi stavo buttando sul serio!
AGENTE - Si stava per buttare? Di persona?
COMMISSARIO - Beh, anch'io!
MATTO - Vedete, vedete dottori. Quando si dice il "raptus"?! E di chi sarebbe stata la colpa?
QUESTORE - Di quei bastardi del governo... e di chi se no... che prima ti sollecitano... "reprimere, creare il clima della sovversione, del disordine incombente"...
COMMISSARIO - "Del bisogno di uno stato forte" Tu ti butti allo sbaraglio e poi!...
MATTO -No, niente affatto, la colpa sarebbe stata soltanto mia!
QUESTORE - Sua? E perché?
MATTO - Perché non è vero niente, ho inventato tutto io!
QUESTORE - Come sarebbe a dire? Non è vero che a Roma ci vogliono scaricare?
MATTO - No, non ci pensano nemmeno.
COMMISSARIO - E le prove schiaccianti?
MATTO - Mai avute prove.
COMMISSARIO - E la storia del ministro che voleva le nostre teste?
MATTO - Tutta una balla: il ministero vi adora, siete le pupille dei suoi occhi. E il capo della polizia poi, quando sente i vostri nomi si commuove... e chiama la mamma!
QUESTORE - Non scherza vero?
MATTO - Niente affatto! Tutto il governo vi ama! E vi dirò che anche il detto inglese del padrone che ammazza i mastini è falso. Nessun padrone ha mai ammazzato un mastino per dare soddisfazione ad un contadino! Se mai è successo il contrario. E se il mastino muore nella rissa, il Re manda subito telegrammi di cordoglio al padrone. E corone con le bandiere!
(Il commissario fa per prendere la parola, il questore nervoso si secca).
COMMISSARIO - Se non ho frainteso...
QUESTORE - Certo che ha frainteso... Lasci parlare me commissario...
COMMISSARIO - Sì, scusi dottore.
QUESTORE - Non capisco perché lei, signor giudice, abbia voluto montare questa fandonia...
MATTO - Fandonia? Ma no, si tratta di quei normali "trabocchetti" o "inganni" a cui anche la magistratura ricorre qualche volta per dimostrare alla polizia quanto questi metodi siano incivili, per non dire criminali!
QUESTORE - Allora, lei continua a rimanere nella convinzione che se l'anarchico s'è buttato dalla finestra, saremmo stati noi a spingervelo?
MATTO - Me l'avete convalidato voi stesso un momento fa... perdendo la testa!
COMMISSARIO - Ma noi non eravamo presenti nell'attimo in cui s'è buttato. Domandi alla guardia!
GUARDIA - Sì, signor giudice loro erano appena usciti quando quello s'è buttato!
MATTO - Sarebbe come a dire che uno innesca una bomba in una banca, e poi esce, non è colpevole, perché non era presente al momento dello scoppio! Ah, andiamo bene con la logica qui!...
QUESTORE . Ma no signor giudice, c'è stato un equivoco... l'agente si riferiva alla prima versione... noi stiamo parlando della seconda.
MATTO - Ah, già... perché c'è stata una specie di ritrattazione in un secondo tempo.
QUESTORE - Beh, proprio ritrattazione non direi... una semplice correzione...
MATTO - Giusto. Sentiamo: che cosa avete corretto? (Il questore fa cenno al commissario).
COMMISSARIO - Beh, abbiamo...
MATTO - Vi avverto che anche per questa nuova versione ho qui dei verbali. Prego: sentiamo...
COMMISSARIO - Abbiamo corretto l'ora del... come dire... dell'inganno...
MATTO - Come l'ora dell'inganno?
QUESTORE - Sì, insomma, abbiamo dichiarato che il tranello dell'anarchico con relative frottole invece che a mezzanotte gliel'avevamo recitato verso le otto di sera.
COMMISSARIO - Alle 20 insomma...!
MATTO - Ah, avete anticipato tutto di 4 ore, anche il volo dalla finestra! Una specie di orario estivo sviluppato!
COMMISSARIO - No, il volo no... quello è avvenuto sempre a mezzanotte... invariato. C'erano i testimoni.
QUESTORE - Fra gli altri quel giornalista che stava nel cortile, si ricorda? (Il giudice fa cenno di no). Quello che ha sentito i tonfi sul cornicione e al suolo ed è accorso per primo... quello s'è segnato subito l'ora.
MATTO - Va bene... il suicidio è avvenuto a mezzanotte e il saltafossa bidone alle 20... E allora, come la mettiamo con il raptus? Dico... è sul raptus, fino a prova contraria, che si basa tutta la vostra versione del suicidio...
Tutti quanti, a cominciare dal giudice istruttore per finire al pubblico ministero, avete sempre insistito sul fatto che quel poveraccio si sarebbe buttato: " causa del raptus improvviso"... e adesso, sul più bello, mi sbattete via il "raptus".
QUESTORE - No, no... noi non glielo sbattiamo via affatto il "raptus"...
MATTO - E sì che lo sbattete!: mi distanziate il suicidio di addirittura quattro ore dal momento in cui lei o quel suo collaboratore entrate e gli fate lo scherzo gigante del: Abbiamo le prove! E dove mi va a finire così il "raptus" all'improvviso? Dopo quattro ore... hai voglia... avrebbe avuto il tempo di smaltire altro che quella di balla, l'anarchico... potevate anche raccontargli che Bakunin era un pappone e faceva il confidente della polizia e del Vaticano, ed era lo stesso!
QUESTORE - Ma era proprio quello che volevamo, signor giudice!
MATTO - Volevate raccontargli di Bakunin pappone?
QUESTORE - No, volevamo dimostrare che il "raptus" non può essere stato determinato dai nostri inganni, dalle nostre false affermazioni... insomma proprio perché da quel momento all'altro suicidio sono trascorse quattro ore!
MATTO - E già, ha ragione! Ma che bella pensata... che bravo!!!
QUESTORE - Grazie signor giudice.
MATTO - E già, così nessuno può incolparvi di certo
: la balla cattiva c'è stata, ma non può considerarsi determinante!
COMMISSARIO - Esatto. Quindi siamo innocenti.
MATTO - Bravi. Non si capisce perché poi quel poveraccio si sia buttato dalla finestra, ma non ha importanza, per adesso, importante è che voi risultiate innocenti.
QUESTORE - Grazie ancora. Le dirò con sincerità che temevo lei partisse prevenuto nei nostri riguardi.
MATTO - Prevenuto?
COMMISSARIO - Sì, che ci volesse colpevoli ad ogni costo.
MATTO - Per carità... è proprio all'opposto semmai: vi dirò che se mi sono comportato in modo un pò duro e provocatorio, è stato solo per indurvi a produrre prove e argomenti tali da mettermi in condizioni di aiutarvi il più possibile ad uscirne vittoriosi.
QUESTORE - Ne sono sinceramente commosso... E' bello sapere che la magistratura è sempre la migliore amica della polizia!!!
MATTO - Diciamo collaboratrice...
COMM.-QUEST. - Sì, diciamo.
MATTO - Ma anche voi dovete collaborare perché io vi possa aiutare fino in fondo... e rendere inattaccabile la vostra posizione.
QUESTORE - Senz'altro.
COMMISSARIO - Con piacere.
MATTO - Per prima cosa dobbiamo provare, con argomenti inconfutabili che, durante quelle quattro ora l'anarchico aveva smaltito ogni più piccolo scoramento, il famoso crollo psicologico, come lo chiama il giudice archiviatore.
COMMISSARIO - Beh, c'è la testimonianza dell'agente qui, e anche la mia, in cui si dichiara che l'anarchico dopo un primo moto di sconforto si riprendeva...
MATTO - E' a verbale?
COMMISSARIO - Sì, credo...
MATTO - Sì, sì, c'è, fa parte della seconda versione dei fatti... eccola: "il ferroviere si calma e dice che fra lui e lex ballerino non c'erano dei buoni rapporti". Ottimo!
QUESTORE - Come a dire che non gliene importava un gran che di venire a sapere che fosse lui il dinamitardo assassino.
MATTO - Certo, non lo stimava molto, né come anarchico né come ballerino!
COMMISSARIO - Forse non lo considerava nemmeno anarchico.
MATTO - Io dico che lo disprezzava.
COMMISSARIO - Oh, che porta così male!
MATTO - E non dimentichiamo che il nostro ferroviere era a conoscenza del fatto che nel gruppo anarchico romano bazzicassero un sacco di spie e confidenti della polizia... lui gliel'aveva detto al ballerino: "la polizia e i fascisti vi adoperano per far scoppiare disordini... siete pieni di provocatori pagati... che vi portano dove vogliono... e poi chi ci andrà di mezzo sarà tutta la sinistra...
COMMISSARIO - Può darsi che abbiano litigato proprio per questo!
MATTO - Già, e dal momento che il ballerino non gli aveva dato retta, forse il nostro ferroviere ha cominciato a sospettare che anche lui fosse un provocatore.
QUESTORE - Ah, può darsi.
MATTO - Quindi, non importandogli niente, prova inconfutabile: l'anarchico era sereno.
COMMISSARIO - Anzi sorrideva addirittura... si ricorda, l'ho dichiarato io stesso fin dalla prima versione.
MATTO - Già, ma c'è purtroppo il guaio, che nella prima versione siete anche andati a raccontare che l'anarchico s'era acceso una sigaretta "abbattuto" alla Francesca Bertini e che aveva commentato "sconsolato":"è la fine dell'anarchia". Ta-tata-ta! andiamo, ma che v'è saltato in mente di buttarla sul melodrammatico àsto modo. Per dio!
QUESTORE - Ha ragione, signor giudice. E' che è stata un'idea sua, del giovanotto qui; gliel'avevo anche detto: "le sceneggiate lasciamole fare ai cinematografi, noi facciamo i poliziotti".
MATTO - Datemi retta, àsto punto, l'unica, per capirci qualche cosa, se vogliamo trovare una soluzione organica, è buttare tutto all'aria e ricominciare da capo.
COMMISSARIO - Dobbiamo dare una terza versione?
MATTO - Per carità! basta rendere più plausibili le due che abbiamo già.
QUESTORE - Giusto.
MATTO - Dunque, punto primo, regola prima: Quel che è detto è detto e non si torna più in dietro. perciò resta fisso che lei commissario e lei o chi per lei signor questore avete fatto il vostro saltafosso bidone... che l'anarchico s'è fumata la sua ultima sigaretta, che ha recitato la sua frase melodrammatica... ma, è qui che abbiamo la variante, non si è buttato dalla finestra perché non era ancora mezzanotte, erano solo le otto.
QUESTORE - Come da seconda versione...
MATTO - E si sa che un ferroviere rispetta sempre l'orario.
QUESTORE - Fatto sta che così abbiamo tutto il tempo di fargli cambiare umore... tanto da fargli rimandare l'intento suicida.
COMMISSARIO - Non fa una grinza!
MATTO - Sì, ma come è avvenuto questo cambiamento... il tempo da solo non basta a medicare certe ferite... qualcuno l'avrà aiutato... che so, con qualche gesto...
AGENTE - Io gli ho dato un chewingum!
MATTO - Bravo. E voi?
QUESTORE - Ma, io non c'ero...
MATTO - No, questo è un momento troppo delicato, lei doveva esserci!
QUESTORE - D'accordo, c'ero.
MATTO - Bene, tanto per cominciare possiamo dire che la costernazione in cui era caduto l'anarchico vi aveva un pò commossi?
COMMISSARIO - Sì, a me mi aveva proprio commosso.
MATTO - E possiamo aggiungere che vi era dispiaciuto l'averlo amareggiato... signor questore... lei un uomo così sensibile!
QUESTORE - Sì, in fondo m'aveva fatto una certa pena... mi era dispiaciuto.
MATTO - Perfetto! E scommetto che non ha potuto fare a meno di posargli una mano sulla spalla...
QUESTORE - No, non credo...
MATTO - Andiamo, è un gesto paterno...
QUESTORE - Beh, forse, ma non ricordo.
MATTO - Io sono sicuro che l'ha fatto! La prego... mi dica di sì!...
AGENTE - Sì, sì, l'ha fatto... l'ho visto io!
QUESTORE - Beh, se m'ha visto lui...
MATTO (rivolto al commissario) - E lei invece gli ha mollato un buffetto sulla guancia... così (gli dà un buffetto)
COMMISSARIO - No, mi spiace deluderla, ma sono sicuro che no... non gli ho dato buffetti...
MATTO - Certo che mi delude... e sa perché? ...perché quell'uomo oltreché anarchico era un ferroviere!
Se l'era dimenticato? E sa che significa ferroviere? Significa qualcosa che è legata per tutti alla nostra infanzia... significa trenini elettrici e a molla. Lei da bambino non ha mai avuto trenini?
COMMISSARIO - Sì ne avevo uno proprio a vapore... col fumo... un treno blindato, naturalmente.
MATTO - E faceva anche tu-tut?
COMMISSARIO - Sì, tu-tut...
MATTO - E' splendido! Ha detto tu-tut... e le si sono illuminati gli occhi!!
No, lei dottore non può che aver sentito affetto per quell'uomo... perché nel suo inconscio era legato al suo trenino... e se l'indiziato fosse stato, che so, un banchiere, lei non l'avrebbe nemmeno guardato, ma era un ferroviere e... lei, ne sono più che certo... lei gli ha dato il buffetto...
AGENTE - Sì, è vero... l'ho visto io... gliel'ha dato: due buffetti!
MATTO - Vede... ho i testimoni! E che cosa ha aggiunto mentre lo buffettava...
COMMISSARIO - Non ricordo...
MATTO - Glielo dico io cosa ha detto: gli ha detto: "su, su... non abbatterti così... (e l'ha chiamato per nome) vedrai, l'anarchia non morirà!"
COMMISSARIO - Ma, non mi pare...
MATTO - Eh, no... per dio... lei l'ha detto... se no mi arrabbio. Guardi il nervo sul collo. Ammette sì o no d'averlo detto?
COMMISSARIO - Eh, va bene, se le fa piacere...
MATTO - E allora lo dica... devo metterlo a verbale (comincia a scrivere).
COMMISSARIO - Beh, ho detto... su, su... (ragazzo), non te la prendere... vedrai... l'anarchia non morirà!
MATTO - Bene... e poi avete cantato!
QUESTORE - Abbiamo cantato...?
MATTO - Per forza, arrivati àsto punto... s'è creato un clima di tale amicizia, di cameratismo... che non si può fare a meno di cantare... tutti in coro! Sentiamo cosa avete cantato? "Nostra patria è il mondo intero" immagino...
QUESTORE - No, scusi signor giudice ma sul fatto del canto in coro non la possiamo proprio più seguire...
MATTO - Ah, non mi seguite?... e allora sapete che vi dico?: io vi mollo e arrangiatevi... son fatti vostri... Ordinerà i fatti così come me li avete esposti... sapete cosa ne sortirà... scusatemi l'espressione vivace: ne verrà fuori un gran casino! Si proprio! Prima dite una cosa... poi la ritrattate... date una versione, dopo mezz'ora, ne date un'altra tutta diversa... non vi trovate nemmeno d'accordo fra di voi... qui c'è un appuntato che racconta addirittura che l'anarchico avrebbe già tentato di buttarsi una prima volta lo stesso giorno nel tardo pomeriggio, in vostra presenza... e voi di 'sto particolare da niente non ne avete manco accennato... fate dichiarazioni a tutta la stampa e, se non mi sbaglio, addirittura al telegiornale, di questo tenore: "naturalmente" degli interrogatori fatti all'anarchico non esiste nessun verbale, non s'è fatto in tempo... e dopo un pò: miracolo, ne saltano fuori addirittura due o tre di verbali... e firmati da lui... di suo pugno, da vivo! Ma se un indiziato si contrad
dicesse una metà di come vi siete impapocchiati voi, l'avreste come minimo accoppato!
Sapete cosa pensa àsto punto di voi la gente? Che siete dei gran cacciaballe... oltre che dei biricchini... ma chi volete che vi creda più ormai, oltre il Giudice archiviatore naturalmente. E sapete la ragione principale del perché la gente non vi crede?... perché la vostra versione dai fatti oltre che strampalata, manca di umanità... di calore umano... nessuno dimentica la risposta sgarbata e insolente data da lei commissario alla povera vedova dell'anarchico che le chiedeva perché non l'avessero avvisata della morte del marito. Non c'è mai un momento di commozione... nessuno di voi che si lasci mai andare... che sbraghi... magari che rida, pianga... canti!... la gente vi saprebbe perdonare tutte le contraddizioni in cui siete caduti a pié sospinto... ma se, in cambio, dietro a questi impacci, riuscisse ad intravedere un cuore... due "uomini umani" che si lasciano afferrare alla gola dalla commozione e, ancorché poliziotti, cantano con l'anarchico la sua canzone... pur di fargli piacere... "nostra patria è
il mondo intero"... chi non scoppierebbe in lacrime... chi non urlerebbe i vostri nomi festanti ascoltando una simile storia! Vi prego! Per il vostro bene... perché l'inchiesta vada in vostro favore... Cantate!
(comincia a cantare sottovoce ammiccando ai poliziotti che impacciati uno dopo l'altro accennano a cantare con lui).

"Raminghi per le terre e per i mari
per un'idea lasciamo i nostri cari.

Forza! voce!
(li afferra addirittura per le spalle esaltandoli)
Nostra patria è il mondo intero... voce per dio!
nostra legge è la libertà ed un pensiero
ed un pensiero... nostra patria è il mondo intero...

(lentamente, sul coro a voce piena, scende il buio).

FINE PRIMO TEMPO


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