indice scena seconda

SECONDO TEMPO

Prima ancora che ritorni la luce i quattro riprendono a cantare come nel finale del primo atto, per terminare nell'acuto risolutivo con la luce che rimonta "totale".

MATTO - (applaude e stringe le mani) Bravi, bravi! Adesso sì, che ci siamo. A questo punto nessuno potrà più mettere in dubbio che l'anarchico non fosse più che sereno!
COMMISSARIO - Io azzarderei che fosse contento.
MATTO - Certo, si sentiva come a casa. Fra i componenti di uno di quei circoli romani dove per l'appunto sono sempre di più i poliziotti travestiti che gli anarchici veri.
QUESTORE - Il fuoco di fila delle nostre contestazioni false, non aveva minimamente intaccato la sua psiche.
MATTO - Quindi niente raptus; il raptus viene dopo. (Indica il commissario). Quando?
COMMISSARIO - Verso mezzanotte.
MATTO - Causato da che cosa?
QUESTORE - Beh, io credo che la ragione...
MATTO - No, no, per dio! Lei non crede niente... Lei non deve saperne niente signor questore!
QUESTORE - Come, non devo sapere?
MATTO - Ma porco cane, siamo qui che facciamo i salti mortali per tirarla via di mezzo, per dimostrare che lei con la morte del ferroviere non ha niente a che fare... perché non era nemmeno presente...
QUESTORE - Ha ragione, mi scusi... ero distratto.
MATTO - Eh ma lei si distrae un pò troppo dottore... Stia più attento... Dunque come diceva Totò in una vecchia farsa, "a quest'ora il questore in questura non c'era"! Ma c'era il commissario.
COMMISSARIO - Sì, io c'ero, però, di lì a poco me ne sono uscito...
MATTO - Ah, ci rifacciamo con lo scaricamento. Da bravo mi racconti cosa è successo intorno alla mezzanotte.
COMMISSARIO - Eravamo in questa stanza in sei: quattro agenti, io... un tenente dei carabinieri.
MATTO - Ah, sì, quello che poi hanno promosso capitano.
COMMISSARIO - Sì, lui.
MATTO - E che si faceva?
COMMISSARIO - Lo si interrogava.
MATTO - Ancora? "Dov'eri, cosa facevi? Parla! Non fare il furbo"... Accidenti, dopo tante ore, immagino, sarete stati un pò tutti sconvolti... su di nervi... esasperati.
COMMISSARIO - Nient'affatto signor giudice, eravamo calmissimi.
MATTO - Non l'avete manco scozzonato un pochino? Manco uno schiaffone manrovescio?
COMMISSARIO - No.
MATTO - Di piatto?
COMMISSARIO - Nemmeno.
MATTO - Di taglio?!
COMMISSARIO - Di taglio?
MATTO - Sì, come quando si fanno i massaggi alle donne per la cellulite... ta-ta-ta! (mima velocissimo con le mani a coltello) Ah, fa un bere cara-tè! ta!
COMMISSARIO - Ma no, signor giudice... neanche il massaggio. Noi lo si stava interrogando scherzosamente...
MATTO - Ma va, "scherzosamente"?
COMMISSARIO - Gliel'assicuro... domandi alla guardia... (e sospinge l'agente verso il giudice).
MATTO - Non c'è bisogno; è incredibile (mostra un foglio) ma c'è anche sulla deposizione fatta davanti al giudice archiviatore.
COMMISSARIO - Certo, e lui non l'ha messo minimamente in dubbio.
MATTO - Ah, ma ci credo anch'io... ma in che senso "scherzosamente"?
COMMISSARIO - Nel senso che si scherzava... lo si interrogava cercando di riderci sopra.
MATTO - Non capisco: giocavate allo schiaffo del soldato? Vi mettevate delle maschere, suonavate trombette?
COMMISSARIO - Beh, non proprio fino a quel punto... Ma insomma la si buttava sul ridere, si faceva il verso agli indiziati... qualche calambour... qualche lazzo...
AGENTE - Sì, sì, si scherzava moltissimo. Sa il commissario, non pare, ma è un burlone... vedesse quando è in vena che interrogatori spassosi che fa... ah ah ah che ridere!
MATTO - Adesso capisco perché da Roma hanno deciso di cambiarvi il motto.
QUESTORE - Il motto della polizia?
MATTO - Sì, il vostro, l'hanno deciso al ministero.
QUESTORE - Ce lo cambiano?
MATTO - Beh, diciamo piuttosto che ve lo completano... come fa adesso?
COMMISSARIO - La polizia è al servizio del cittadino.
MATTO - Ecco, e d'ora in poi sarà "la polizia è al servizio del cittadino per divertirlo!"
QUESTORE - Ah, ah, ma lei ci sta prendendo in giro.
MATTO - Nient'affatto, io sono più che convinto che voi trattiate gli indiziati scherzosamente come asserite... io mi ricordo, ero a Bergamo, dovrei dire San Francisco ma c'è la trasposizione, ero a Bergamo durante gli interrogatori a quella cosiddetta "banda del lunedì" - vi ricordate, c'erano di mezzo pure un prete, un medico, il farmacista... quasi tutto un paese che poi risultò innocente. Ebbene abitavo in un alberghetto proprio vicino alla questura dove si svolgevano gli interrogatori e quasi tutte le notti ero svegliato da urla e lamenti che in un primo tempo credevo di gente pestata, bastonata... ma poi ho capito che si trattava di risate. Sì, risate un pò sguaiate degli interrogati: "Ah ah, oh mamma! Basta, aha ah! Aiuto, non ce la faccio più! Commissario basta che mi fa morire dal ridere!"
QUESTORE - Ironia a parte, lei sa, che, appresso, dal comandante all'ultimo appuntato... furono tutti condannati? quelli!
MATTO - Certo, per eccesso di comicità! (i poliziotti fanno smorfie di sofferenza) No, no, non sto scherzando: voi non ve ne siete ancora resi conto di quanti, non colpevoli, inventino gabole per di riuscire a farsi portare in questura! Voi li credete anarchici, comunisti, potere operaio, sindacalisti... no, in verità si tratta solo di poveri ammalati depressi, ipocondriaci, malinconici, che si son camuffati da rivoluzionari pur di essere interrogati da voi... e farsi finalmente quattro belle risate sane! Farsi un pò di buon sangue, insomma!
QUESTORE - Io direi che lei ora, signor giudice, più che prenderci in giro, ci sta addirittura sfottendo!
MATTO - Per carità, non me lo permetterei mai...
COMMISSARIO - Eppure glielo giuro che quella sera... con l'anarchico noi si scherzava!
AGENTE - Sì, sì... si scherzava, glielo giuro anch'io.
MATTO - Zitto tu, solo i superiori possono giurare! (il questore toglie di mezzo l'agente, bruscamente) E va bene, ammettiamolo. E su chi... su che cosa si scherzava?
COMMISSARIO - Più che altro sull'anarchico ballerino.
MATTO - Ah, sul fatto che oltretutto era zoppo.. L'anarchico ballerino zoppo... Ah, ah.
COMMISSARIO - Sì, anche su quello...
MATTO - E avete fatto pure qualche malignità sul particolare che essendo ballerino e che come mestiere infilava perline colorate per farne paralumi "liberty"... magari, chi sa, può darsi fossa anche un pò liberty anche lui?!
AGENTE - Ah, ah, l'anarchico liberty!!
QUESTORE - Zitto!
COMMISSARIO - No, veramente non abbiamo caricato àsto punto.
MATTO - Su, su, non facciamo troppo i modesti. Ad ogni modo i fatti certo è che voi facevate dell'ironia un pò pesante sul suo amico ballerino, e che lui, il ferroviere s'è offeso! E' così?
COMMISSARIO - Beh immagino sia successo proprio così.
MATTO - S'è alzato in piedi di scatto!!
COMMISSARIO - Sì, si è alzato di scatto...
MATTO - ... e si è messo a gridare: "Basta! Non permetto certe insinuazioni, il mio amico è ballerino, d'accorso, infila perline, è zoppo... ma è maschio, per dio! E così dicendo è saltato sul davanzale, ha accennato ad un: "pas de duex" e s'è buttato!
COMMISSARIO - Sì, press'a poco dev'essere andata così... però non lo posso giurare: gliel'ho detto che ero appena uscito.
AGENTE - Ma io c'ero. Se volete posso giurare io!
MATTO - No, zitto, tu!
QUESTORE - Però, che permaloso st'anarchico, buttarsi dalla finestra solo perché gli sfottono l'amico!
MATTO - Ah, ma è perché gli si è toccato un punto delicato: gli anarchici ci tengono moltissimo alla virilità! Più di tutti! Non ha mai letto "Sesso e anarchia" di Otto Weininger? No? E' un classico.
QUESTORE - Ma, offendersi per un amico con il quale poi non era più manco in buoni rapporti. Sue dichiarazioni testuali, non si dimentichi: gli aveva tirato perfino la saliera!
MATTO - E già! Bravo che me l'ha ricordato! Quindi non poteva essere indispettito, seccato!
QUESTORE - Eh, no!
MATTO - Ecco lì il macchiavello... allora ha finito!
COMMISSARIO - Ha finito?
MATTO - Ma certo: il furbacchione ha recitato tutta la commedia dell'offeso a morte per avere un pretesto logico al suicidio... logico per voi, ma assurdo per gli altri!
QUESTORE - In che senso: per gli altri?
MATTO - Ma non avete capito? Ha fatto il Kamikaze per rovinarvi! Lui si butta! voi ingenui riferite i fatti così come sono avvenuti... alla stampa e alla televisione... e nessuno vi crede, salvo l'amaro consigliere archiviatore, naturalmente... che fra l'altro sentite qui cosa scrive nel suo decreto: "il raptus è stato causato da <<orgoglio ferito>>!". E chi la beve? Sembra troppo una balla!
QUESTORE - Certo, certo, sembra quasi uno scherzo.
MATTO - E' così, voi vi ritrovate perduti dalla vostra stessa sincerità... e lui l'anarchico, maligno, è là nella sua tomba che sghignazza!
AGENTE - Che disgraziato! E dire che pareva un tipo così da fidarsi... brava persona!
QUESTORE - Zitto! (l'agente si zittisce rientrando in sé come una lumaca nel guscio) Lei non si offenderà, signor giudice, se le dirò che questa sua versione del ferroviere kamikaze... non mi convince granché.
COMMISSARIO - Anch'io avrei qualche riserva...
MATTO - A me invece non convince proprio per niente! Neanche in un giallo televisivo l'accetterebbero! E' che cercavo di salvare la vostra di versione, che frana ancora peggio!
QUESTORE - (strofinandosi le spalle) Per favore, le spiace se faccio chiudere la finestra? E' venuto giù un freddo tutto d'un colpo...
MATTO - Prego, prego... certo, fa freddo davvero!
COMMISSARIO - Dipende dal fatto che è appena andato giù il sole (l'agente, ad un gesto del commissario, è andato a chiudere).
MATTO - Già, ma allora, quella sera, il sole non è andato giù.
COMMISSARIO - Come?
MATTO - Dicevo, quella sera che l'anarchico s'è buttato, il sole è rimasto su, non c'è stato il tramonto? (i tre poliziotti si guardano attoniti):
QUESTORE - Non capisco? (il matto finge seccarsi).
MATTO -Dico, se pur essendo di dicembre, la finestra a mezzanotte era ancora spalancata, vuol dire che non faceva freddo... e se non faceva freddo, era solo perché il sole non era ancora tramontato... tramontava più tardi: all'una, come in Norvegia di luglio.
QUESTORE - Ma no, l'avevamo appena aperta... per far cambiare l'aria della stanza, vero?
COMMISSARIO - Sì, c'era molto fumo.
AGENTE - Sa, l'anarchico fumava molto!
MATTO - E avevate aperto i vetri, e pure le imposte?
COMMISSARIO - Sì, anche le imposte.
MATTO - Di dicembre? A mezzanotte con il termometro che scende sotto zero, la nebbia che ti ingessa...? "Via, via, aria! Ma chi se ne frega della polmonite"! Avevate almeno il cappotto?
COMMISSARIO - No, eravamo in giacchetta.
MATTO - Che sportivi!
COMMISSARIO - Ma non faceva affatto freddo gliel'assicuro!
QUESTORE - No, non faceva freddo...
MATTO - Ah, sì? Quella sera il servizio metereologico ha dato per tutta l'Italia temperature da far barbellare un orso bianco, e loro non avevano freddo, anzi... "primavera!"
Ma che cosa avete: un monsone africano personale che passa di qui ogni notte, o è la "corrente del golfo" che vien su per il "tombone di san Marco" e vi passa sotto-casa con le fogne?!
COMMISSARIO - Scusi signor giudice, ma non capisco; poco fa ha asserito di essere qui apposta per aiutarci, e invece non fa che mettere in dubbio ogni nostra testimonianza, sfotterci, mortificarci...
MATTO - D'accordo, forse io esagero, forse metterò troppo in dubbio... ma qui pare d'essere davanti a uno di quei giochi per deficienti e ritardati che si leggono sulla settimana enigmistica: "trovare i trentasette errori e contraddizioni in cui è caduto il commissario Baciocchi Stupidoni".
E come posso aiutarvi? (i poliziotti si siedono muti sconsolati). Va bene, va bene... non fate quelle facce da funerale... Su con la vita! Vi prometto che da sto momento non vi sfotterò più: Massima serietà! Lasciamo correre l'antefatto...
QUESTORE -Sì, lasciamo correre.
MATTO - ...e veniamo al fatto vero e proprio: al salto.
COMMISSARIO - D'accordo.
MATTO - Il nostro anarchico, preso da raptus, vedremo poi di ritrovare insieme una causa un pò più credibile a questo folle gesto... si alza di scatto, prende la rincorsa... Un momento, chi gli ha fatto il "predellino"?
COMMISSARIO - Come: il "predellino"?
MATTO - Insomma, chi di voi si è messo accanto alla finestra con le dita intrecciate all'altezza del ventre: così. Per fargli appoggiare il piede... e :zam! Un colpo che gli fa sorpassare il parapetto al volo!
COMMISSARIO - Ma chi dice, signor giudice, vuole che noi...?
MATTO - No, per carità, non scaldatevi... io domandavo così... pensavo che, essendo piuttosto altino come salto, con così poca rincorsa, senza aiuto dall'esterno... io non vorrei che qualcuno potesse mettere in dubbio...
COMMISSARIO - Non c'è nulla da mettere in dubbio signor giudice gliel'assicuro... ha fatto tutto da solo!...
MATTO - Non c'era manco una predella di quelle da competizione?
COMMISSARIO - No...
MATTO - Bene, così, abbiamo: da una parte un uomo alto sì e no 1,60, solo, senza aiuto, privo di scale... dall'altra una mezza dozzina di poliziotti, che pur trovandosi a pochi metri, anzi uno addirittura presso la finestra, non fanno in tempo ad intervenire...
COMMISSARIO . Ma è stato così all'improvviso...
AGENTE - E lei non ha idea di come fosse agile quel demonio... io ho fatto appena in tempo ad afferrarlo per un piede.
MATTO - Oh! Vedete, vedete che la mia tecnica della provocazione funzione...: lei l'ha afferrato per un piede!
AGENTE - Sì, ma mi è rimasta in mano la scarpa, e lui è andato di sotto lo stesso.
MATTO - Non ha importanza. Importante è che sia rimasta la scarpa. La scarpa è la prova inconfutabile della vostra volontà di salvarlo!
COMMISSARIO - Certo, è inconfutabile!
QUESTORE - (alla guardia) Bravo!
AGENTE - La ringrazio signor quest...
QUESTORE - Zitto!
MATTO - Un momento... ma qui, qualcosa non quadra... (mostra un foglio ai poliziotti). Il suicida aveva tre scarpe?
QUESTORE - Come tre scarpe?
MATTO - E sì, una sarebbe rimasta tra le mani del poliziotto... L'ha testimoniato lui stesso qualche giorno dopo il fattaccio... (mostra il foglio) ecco qui.
COMMISSARIO - Sì, è vero... l'ha raccontato ad un cronista del Corriere della Sera.
MATTO - Ma qui, in quest'altro allegato, si assicura che l'anarchico morente sul selciato del cortile aveva ancora ai piedi tutte e due le scarpe. Ne danno testimonianza gli accorsi, fra i quali un cronista dell'Unità, ed altri giornalisti di passaggio!
COMMISSARIO - Non capisco come possa essere successo...
MATTO - Neanch'io! A meno che quest'agente velocissimo abbia fatto in tempo, precipitandosi per le scale a raggiungere un pianerottolo del secondo piano affacciarsi alla finestra prima che passasse il suicida, infilargli la scarpa al volo e risalire come un razzo al quarto piano nell'istante stesso in cui il precipitante raggiungeva il suolo.
QUESTORE - Ecco, vede: vede; riprende a fare dell'ironia!
MATTO - Ha ragione, è più forte di me... mi scusi. Dunque, tre scarpe... Scusate, non vi ricordate se per caso fosse tripede?
QUESTORE - Chi?
MATTO - Il ferroviere suicida... se per caso aveva tre piedi, è logico portasse tre scarpe.
QUESTORE (seccato) No, non era tripede!
MATTO - Non si secchi, la prego... a parte che da un anarchico ci si può aspettare questo ed altro!
AGENTE - Questo è vero!
QUESTORE - Zitto!
COMMISSARIO - Che guaio, per la miseria... bisogna trovare una ragione plausibile se no...
MATTO - L'ho trovata io!
QUESTORE - Sentiamo.
MATTO - Eccola: Senz'altro una delle scarpe gli era un pò grande, e allora, non avendo sottopiede a portata di mano, ha infilato un'altra scarpa più stretta, prima di infilare quella larga.
COMMISSARIO - Due scarpe nello stesso piede?
MATTO - Sì, che c'è di strano?... come con le calosce, vi ricordate? Quelle soprascarpe di gomma che si portavano una volta...
QUESTORE - Appunto, una volta.
MATTO - Ma c'è chi le porta ancora... anzi, sapete che vi dico?...che quella che è rimasta fra le mani dell'agente non era una scarpa, ma una caloscia.
COMMISSARIO - Ma no, è impossibile... un anarchico con le calosce! ... roba da gente all'antica... da conservatori...
MATTO - Gli anarchici sono molto conservatori...
QUESTORE - Già, ed è per questo che ammazzano i re!
MATTO - Certo, per poterli conservare imbalsamati... se uno aspetta che i re muoiano vecchi, incartapecoriti, consunti dalle malattie, poi si disfano, si decompongono, non si riesce più a conservarli... Invece così, ammazzati di fresco...
COMMISSARIO - La prego signor giudice, su certi argomenti, non mi va proprio...
QUESTORE - Non accetto neanch'io...
MATTO - Oh, tu guarda, io vi credevo nostalgici, ma non della monarchia... Ad ogni modo, se non vi vanno né le calosce, né la storia delle tre scarpe... (squilla il telefono, tutti si arrestano, il commissario afferra la cornetta).
COMMISSARIO - Scusate... Si dimmi... un momento... (al questore) è il piantone, dice che giù alla porta c'è un giornalista che chiede di lei, signor questore...
QUESTORE - Ah, sì... le avevo dato un appuntamento per oggi... è quello dell'Espresso o dell'Europeo... non mi ricordo... chieda se si chiama Feletti?
COMMISSARIO - (parlando al tele fono) Si chiama Feletti? (al questore) Sì, Maria Feletti.
QUESTORE - Allora è lei... voleva una intervista. La preghi di passare un altro giorno che oggi non ho tempo...
MATTO - Ma neanche per idea... non permetto che a causa mia voi abbiate delle grane.
QUESTORE - In che senso?
MATTO - La conosco quella, è una che conta... ed è capace d'aversela a male... è d'un permaloso... è capace, per ripicca di farvi uno di quegli articoli... La faccia passare per carità!
QUESTORE - Ma la sua inchiesta?
MATTO - Può aspettare. ma non avete ancora capito che io mi trovo nella stessa vostra barca; e gente come quella, bisogna cercare d'averla amica, non contro! Mi dia retta.
QUESTORE - D'accordo (rivolto al commissario al telefono) la faccia passare.
COMMISSARIO - Accompagnala su da me (abbassa la cornetta).
QUESTORE - E lei che fa, ci lascia?
MATTO - Ma neanche per idea... io non abbandono mai gli amici, specie nel momento del pericolo!
COMMISS. e QUEST. - Resta?
QUESTORE - E in che veste? Vuole che quell'avvoltoio di giornalista venga a scoprire chi è lei, e che cosa è venuto qui a fare? Per poi scriverlo a tutta pagina sul suo giornale? Ma allora lo dica che ci vuol rovinare?
MATTO - Ma no, non vi voglio rovinare... state tranquilli: l'avvoltoio non saprà chi io sia veramente.
COMMISSARIO - Ah, ah, no?
MATTO - No, di certo, cambierò di personaggio... Per me è un gioco da ragazzi, credetemi: "Psichiatra, della sezione criminale, direttore dell'Interpol, dirigente della scientifica" a vostra scelta... Se l'avvoltoio vi dovesse mettere in imbarazzo con qualche domanda vigliacca, voi non fate altro che strizzarmi l'occhio e intervengo io... importante è che non vi compromettiate... voi...
QUESTORE - Lei è troppo generoso signor giudice... (gli stringe le mani commosso).
MATTO - Non mi chiami più giudice per carità... da questo momento sono il capitano Marcantonio Banzi Piccini della scientifica... Va bene?
COMMISSARIO - Ma esiste davvero il capitano Banzi Piccini... sta a Roma...
MATTO - Appunto, così se la giornalista scriverà qualcosa che non ci piace sarà facile dimostrare che s'è inventata tutto... chiamando a testimoniare il vero capitano Piccini.
COMMISSARIO - Ma lei è un genio! Se la sente proprio di recitare la parte di capitano?
MATTO - Non si preoccupi, durante l'ultima guerra ero cappellano dei bersaglieri.
QUESTORE - Silenzio è qui.
(Entra la giornalista).
QUESTORE - Avanti signorina, s'accomodi.
GIORNALISTA - Buon giorno, il Signor Questore per favore?
QUESTORE - Sono io, piacere signorina... noi ci conosciamo solo per telefono... Purtroppo.
GIORNALISTA - Piacere.. L'agente giù alla porta mi faceva qualche difficoltà.
QUESTORE - Ha ragione. la prego di perdonare, la colpa è mia che ho dimenticato di preavvertire del suo arrivo... Le presento i miei collaboratori: l'appuntato Pisani, il commissario dirigente di quest'ufficio...
GIORNALISTA - Molto piacere.
COMMISSARIO - Il piacere è mio... signorina (stringe la mano con piglio militaresco).
GIORNALISTA - Accidenti che stretta!
COMMISSARIO - Mi scusi...
QUESTORE - (indica il matto che sta armeggiando di spalle) .... e per finire capitano... capitano?!
MATTO - Eccomi... (appare con baffi, finiti, una pezza nera sull'occhio, e una mano coperta da un guanto marrone. Il questore resta attonito e non sa continuare. Il matto si presenta da solo): Capitano Marcantonio Banzi PICCINI della scientifica. Mi perdoni la mano rigida, ma è di legno, è un ricordo della campagna d'Algeri ex paracadutista della legione straniera... ma s'accomodi signorina.
QUESTORE - Desidera bere qualcosa?
GIORNALISTA - No grazie... Preferirei, se non vi spiace cominciare subito... Scusatemi ma avrei un pò fretta. Purtroppo dovrei consegnare l'articolo per stasera... va in macchina stanotte.
QUESTORE - Va bene, come crede, cominciamo senz'altro, noi siamo pronti...
GIORNALISTA - Avrei parecchie domande da fare... (ha estratto un block notes sul quale legge). La prima è proprio rivolta a lei commissario, e perdoni s'è un pò provocatoria... Se non vi spiace adopero il registratore... A meno che abbiate qualcosa in contrario... (estrae un registratore dalla borsa).
COMMISSARIO - Beh, veramente... noi...
MATTO - Ma per carità faccia pure... (al commissario)... prima regola: mai contraddire.
COMMISSARIO - Ma se ci scappa qualcosa... se vogliamo smentire... quella ha le prove...
GIORNALISTA - Scusino signori, c'è qualcosa che non va?
MATTO (tempista) - No, no, tutt'altro... il Commissario mi stava tessendo le sue lodi, dice che lei è una donna di grande coraggio... democratica convinta, amante della verità e della giustizia... costi quello che costi!
GIORNALISTA - Il dottore è troppo generoso...
COMMISSARIO - Dica pure.
GIORNALISTA - Perché la chiamano finestra-cavalcioni?
COMMISSARIO - Finestra-cavalcioni? A me?
GIORNALISTA - Sì, o anche "commissario cavalcioni".
COMMISSARIO - E chi mi chiamerebbe così?
GIORNALISTA - Ho qui la fotocopia della lettera di un giovane anarchico inviata dal carcere di S. Vittore nel quale il ragazzo si trova imprigionato proprio nei giorni della notte del nostro anarchico e che parla proprio di lei commissario... e di questa stanza.
COMMISSARIO - A sì, e che dice?
GIORNALISTA - (leggendo) - Il commissario del quarto piano mi ha schiaffato a sedere sulla finestra le gambe penzoloni, e poi ha cominciato a provocarmi "buttati" e mi insultava... "perché non ti butti... non ne hai il coraggio eh? E falla finita!: cosa aspetti?". Vi assicuro che ho dovuto stringere i denti per non soccombere per non lasciarmi andare...
CAPITANO - Ottimo, pare la sceneggiatura di un film di Hitchcok.
GIORNALISTA - La prego capitano... è al dirigente di questo ufficio che ho posto la domanda non a lei... cos'ha da rispondermi? (e avvicina il microfono alla bocca del commissario).
CAPITANO - (all'orecchio del commissario) - Calma e indifferenza!
COMMISSARIO - Non ho niente da rispondere... piuttosto è lei che mi deve rispondere... "in tutta sincerità": "Pensa che io abbia messo a cavalcioni anche il ferroviere?".
CAPITANO - Zitto, non ci cascare (canticchia). l'avvoltoio vola via... vola via dalla casa mia...
GIORNALISTA - Sbaglio o lei capitano sta facendo opera di disturbo?
CAPITANO - Nient'affatto... commentavo soltanto... E se mi permette, io chiedo a lei signorina Feletti se ci ha presi per dei propagandatori di detersivi... dal momento che ci vuol vedere ad ogni costo intendi a fare la prova finestra con ogni anarchico che ci capiti sottomano?
GIORNALISTA - Non c'è che dire lei è molto abile capitano.
COMMISSARIO - Grazie... m'ha tolto da un bell'impiccio... (gli batte la mano sulla spalla).
CAPITANO - Piano con ste manate dottore... ci ho l'occhio di vetro!! (indica la pezza nera).
COMMISSARIO - L'occhio di vetro?
MATTO - E vada piano anche a stringermi la mano, è posticcia.
GIORNALISTA - Sempre a proposito di finestre, fra gli incartamenti del decreto depositato dal giudice arhciviatore, manca la perizia delle parabole di caduta.
QUESTORE - Parabole di caduta?
GIORNALISTA - Sì, la parabola di caduta del presunto suicida.
QUESTORE - E a che serve?
GIORNALISTA - Serve a stabilire se, al momento dell'uscita in volo dalla finestra l'anarchico fosse ancora completamente in vita o meno. Se sia uscito cioè dandosi un minimo di slancio oppure se sia cascato inanimato come infatti risulta... scivolando lungo la parete... se si sia prodotte fratture o lesioni sulle braccia o sulle mani come infatti non risulta cioè a dire che il presunto suicida non ha portato le mani in avanti a proteggersi nel momento dell'impatto sul terreno... gesto normale e assolutamente istintivo...
COMMISSARIO - Sì, ma non dimentichi che qui ci troviamo di fronte a un suicida... a uno che si butta perché vuol morire!
MATTO - Ah, non vuol dire... qui devo dare purtroppo ragione alla signorina... Come vede io sono obbiettivo. si sono fatti fior di esperimenti in merito: si sono presi dei suicidi, li si sono buttati di sotto... e si è notato che tutti... istintivamente al momento buono.. trach... con le mani in avanti!
QUESTORE - Ah bell'appoggio che ci dà... ma è matto?
MATTO - Sì, chi gliel'ha detto?
GIORNALISTA - Ma il particolare più sconcertante, del quale gradirei spiegazione, è la mancanza, sempre fra il materiale del decreto di archiviazione, del nastro apposito sul quale è stata registrata l'ora esatta della chiamata telefonica dell'autolettiga... Chiamata effettuata dal centralino della questura, e che, anche secondo la testimonianza del lettighiere della croce bianca, sarebbe avvenuta alle dodici meno due minuti. Mentre tutti i cronisti, che sono accorsi sul piazzale, hanno dichiarato che il salto è avvenuto alle 12 e tre minuti esatti... In poche parole, l'autolettiga è stata chiamata cinque minuti prima che l'anarchico volasse dalla finestra. Qualcuno di voi, mi può spiegare questo curioso anticipo?
MATTO - Beh, a noi succede spesso di chiamare le autolettighe, così, preventivamente... perché non si sa mai... e qualche volta ci azzecchiamo.
COMMISSARIO (gli molla una manata sulla spalla) - Bravo!
MATTO - Attento all'occhio... va a finire che mi schizza!
QUESTORE - D'altra parte non capisco di che cosa lei ci voglia accusare? E'forse reato essere previdenti? Appena, tre minuti d'anticipo, andiamo, nella polizia l'anticipo è tutto!
COMMISSARIO - E poi io sono più che convinto che la colpa sia da imputarsi agli orologi... quei cronisti avranno avuto gli orologi indietro... cioé, avanti...
QUESTORE - O forse sarà stato in ritardo l'orologio marcatempo del centralino telefonico che ha registrato la nostra telefonata...
AGENTE - Certo, più che probabile...
GIORNALISTA - Strana ecatombe di orologi!
MATTO - Perché strana? ...mica siamo in Svizzera qua... Ognuno qui da noi, il suo orologio lo mette sull'ora che gli pare... uno preferisce essere in anticipo... un altro in ritardo... siamo in un paese di artisti, di individualisti tremendi, ribelli alle consuetudini...
COMMISSARIO - Bravo, formidabile! (gli sferra una manata, si sente il ticchettio di una biglia che saltella sul pavimento).
MATTO - Ha visto?! Che le dicevo... m'ha fatto schizzare l'occhio di vetro!
COMMISSARIO - (buttandosi gattoni a cercarlo) - Mi scusi... glielo ritroviamo subito...
MATTO - Meno male che ho la pezza che l'ha trattenuto... se no chissà dove finiva... mi scusi signorina, di cosa si stava parlando?
GIORNALISTA - Del fatto che siamo un paese di artisti ribelli alle consuetudini... E, le dò ragione: specie i giudici archiviatori sono ribelli: tralasciano di raccogliere le testimonianze dirette, i nastri con le registrazioni degli orari, le perizie di caduta, di chiedersi il perché di un'autolettiga chiamata in anticipo... tutte quisquilie! Comprese le ecgimosi al bulbo del collo del morto... delle quali non sono affatto chiare le cause.
QUESTORE - Attenta signorina... le consiglio di non parlare a vanvera... è pericoloso...
GIORNALISTA - E'una minaccia?
MATTO - No, no, signor questore... la signorina non credo parli a vanvera...
Certamente vuole alludere ad una versione dei fatti che ho già sentito raccontare più di una occasione... e che stranamente è sortita proprio dagli ambienti di questo palazzo.
QUESTORE - Di che si tratterebbe?
MATTO - Si mormora che durante l'ultimo interrogatorio all'anarchico, uno dei presenti, giusto qualche minuto prima di mezzanotte, si sarebbe spazientito e avrebbe sferrato un gran colpo con la mano sul collo dell'anarchico suddetto... stia calmo dottore... costui sarebbe rimasto semiparalizzato. Per di più rantolava, non riusciva a respirare... allora si sarebbe chiamata l'autoambulanza, nel frattempo nel tentativo di rianimarlo, avrebbe spalancato la finestra; e portato l'anarchico al davanzale facendolo sporgere un pò, così che l'aria piuttosto fresca della notte potesse scuoterlo!... Si dice fossero in due a sorreggerlo... e come succede spesso in questi casi, ciascuno fidava nell'altro... lo tengo? lo tieni tu? Patapum è andato di sotto...
(il commissario avanza imbestialito slitta sulla biglia di vetro... e rovina al suolo).
GIORNALISTA - Esatto, proprio così.
QUESTORE - Ma è impazzitò
MATTO - Sì sedici volte questore.
COMMISSARIO - Per dio! ma su cosa sono slittato?!
MATTO - Sul mio occhio di vetro... ecco su che cosa! Guarda come me l'ha sporcato! Appuntato, le spiace procurarmi un bicchier d'acqua per lavarlo? (l'appuntato esce).
GIORNALISTA - Dovete ammettere che con questa versione si chiarirebbero un sacco di misteri: il perché della chiamata in anticipo dell'autolettiga, il perché della caduta a corpo inanimato,... e perfino il perché del curioso termine usato dal Pubblico Ministero nelle sue argomentazioni conclusive.
MATTO - Che termine? Cerchi di essere più chiara che ho già mal di testa per conto mio!
GIORNALISTA - Il Pubblico Ministero, ha dichiarato, per iscritto, che la morte dell'anarchico, è da ritenersi: "morte accidentale". Nota-bene, accidente, non suicidio come avete detto voi. E c'è una bella differenza fra i due termini. D'altra parte il dramma, così come l'ha esposto il capitano, volendo, si potrebbe definire proprio un "accidente"
(Nel frattempo è arrivato l'appuntato, consegna il bicchiere al matto che tutto preso dal racconto della donna ingoia la biglia di vetro come fosse un cachet).
MATTO - Per dio! l'occhio! accidenti: ho mandato giù l'occhio... e beh, speriamo mi faccia passare almeno il mal di testa.
QUESTORE (all'orecchio del finto capitano) - Ma a che gioco sta giocando ora?
COMMISSARIO - (alternandosi col questore) Non le sembra di averle dato un pò troppa corda a quell'avvoltoio? Adesso è sicura d'averci incastrato.
MATTO - Lasciatemi fare per favore! (alla giornalista). Ebbene io le dimostrerò signorina che quest'ultima versione è completamente inattendibile.
GIORNALISTA - Già inattendibile, inattendibile come per il giudice che ha archiviato il caso, sono inattendibili le testimonianze dei pensionati.
MATTO - Cos'è sta storia dei pensionati inattendibili?
GIORNALISTA - E' strano che lei non ne sia al corrente! Nel decreto d'archiviazione il Giudice suddetto, ha dichiarato inattendibili le testimonianze dei tre avventori citati dal nostro anarchico, che asserivano d'aver trascorso quel tragico pomeriggio delle bombe in un'osteria del naviglio a giocare a carte con lui.
MATTO - Testimonianze inattendibili?... e perché?
GIORNALISTA - Perché, dice sempre il giudice archiviatore: "si tratta di persone anziane malferme in salute per di più invalidi".
MATTO - E l'ha scritto pure nel decreto?
GIORNALISTA - Sì.
MATTO - Beh, come dargli torto? Come si può obbiettivamente pretendere che un pensionato di una certa età, per di più invalido di guerra o del lavoro, a scelta, ex operaio, si noti bene: ex operaio, possa trovarsi in possesso delle minime qualità psicofisiche richieste dal delicato ufficio della testimonianza.
GIORNALISTA . Perché un ex operaio non può? mi spieghi.
MATTO - Ma lei signorina, dove vive? Invece di andare a farsi i servizi in Messico, Cambogia, Vietnam, perché non si fa una volta Marghera, Piombino, Sesto San Giovanni, Rho? Ma ha idea lei di che cosa sia un operaio? quando arrivano alla pensione, e dalle ultime statistiche ci arrivano sempre meno, quando ci arrivano, sono ormai strizzati come limoni, delle larve con riflessi ridotti al minimo... allo straccio!
GIORNALISTA - Mi pare che ne stia facendo un quadro un pò troppo disperato.
MATTO - Ah, sì... e allora vada pure a dare un'occhiata in qualche osteria dove i pensionati giocano a scopa, e li sentirà: si insultano, si rinfacciano a pié sospinto, l'un l'altro, di non ricordarsi più le carte dello spariglio: "Disgraziato il settebello l'avevo già giocato i. Ma no, tu l'hai giocato la mano prima, non adesso". "Ma quale mano prima, se questa è la prima partita che giochiamo quest'oggi... sei proprio rincretinito". "No, rincretinito sei tu, se mai, che dovevi tenerti il sette come tallone... e invece lo sei andato a giocare sul tavolo dei nostri vicini". "Ma che tallone, tallone stavolta era nientemeno che il re! Sei proprio svanito"! "Svanito a me? ma con chi credi di parlare?". "non lo so. E tu?". "Neanch'io?".
GIORNALISTA - Ah, ah, esagerato. Beh, ma a parte il piacere del grottesco... la colpa è da imputarsi a loro forse... se son così malridotti?
MATTO - No, senz'altro, la colpa è della società! ma noi mica siamo qui per fare il processo al capitalismo e ai padroni, siamo qui per discutere di testimoni più o meno attendibili! Se uno è malridotto perché l'hanno sfruttato troppo o perché gli è arrivato un accidente in fabbrica, a noi come gente di ordine e giustizia non deve interessare.
QUESTORE - Bravo capitano!
MATTO - Non hai i mezzi per procurarti vitamine, proteine, zuccheri, grassi e calciofosfati per la memoria? ...ebbene peggio per te, io come giudice ti dico di no... mi spiace ma sei fuori gioco, sei un cittadino di seconda classe.
GIORNALISTA - Ah, vede, vede, lo sapevo che gira e rigira sarebbe saltato fuori il classismo, il discorso sui privilegi di classe!
MATTO - E chi ha mai sostenuto il contrario? si lo ammetto, è vero, la nostra è una società divisa in classi... anche per quanto riguarda i testimoni di prima, seconda, terza e quarta categoria. Non è mai questione d'età... puoi anche essere vecchio più di Noé e rimbambito più di Giosué... ma dal momento che viene fuori adesso dall'aver fatto la sauna, doccia calda e fredda, massaggio frizione lampada al quarzo, camicia di seta, foulard, Mercedes a sei posti con autista... voglio vedere se il giudice non ti dichiara subito attendibile. Per me ti bacia anche la mano: "altamente attendibile extra!". Ptu! Infatti per il processo della diga del Vaiont,- nome di fantasia completamente inventato - gli ingegneri accusati, quei pochi che si son dati subito latitanti avvertiti chissà da chi!... quei cinque o sei ingegneri dicevo che, per guadagnarsi qualche miliardo in più, hanno fatto fuori annegati una cosa come duemila cittadini in una notte, quelli, con tutto che fossero anche più anziani dei nostri pensionati del
Naviglio, quando hanno deposto davanti al giudice non sono stati affatto ritenuti attendibili; anzi: gli è stata data la massima fiducia! E che, scherziamo per dio! uno si fa la laurea per che cosa? allora per che cosa si diventa azionista privilegiato? per essere trattato alla stregua di un pensionato morto di fame? E poi si dice che in Italia non si ha più fiducia nella lira. C'è chi racconta che prima della deposizione degli azionisti suddetti, il cancelliere non abbia nemmeno imposto la recitazione ad alta voce della classica formula: "Giuro di dire la verità, tutta la verità, ecc. ecc.". Pare abbia detto solo: "Si accomodi ingegnere capo direttore delle costruzioni idrauliche S.A.D.E. e anche lei ingegnere progettista nonché consulente ministeriale, ambedue azionisti della S.A.D.E. suddetta con capitale di 160 miliardi, capitale iniziale interamente versato, accomodatevi, noi vi ascoltiamo e vi crediamo. Poi, solennemente, i giudici si sono levati in piedi, e con la mano destra ben in evidenza sul Vangel
o, tutti in coro hanno declamato: "Giuriamo che state per dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Lo giuriamo!".

Il matto-capitano esce da dietro la scrivania e scopriamo che ha una gamba di legno tipo pirata. Tutti lo guardano esterrefatti. Il capitano commenta imperturbabile:

MATTO - Vietnam, berretti verdi... brutto ricordo! Ma non parliamone più, roba passata!
(si apre la porta, si affaccia il commissario Bertozzo. Ha l'occhio bendato).
Scusate, disturbo?
QUESTORE - Venga, venga dottor Bertozzo... Si accomodi.
BERTOZZO - Dovrei solo deporre questa (mostra una cassetta in metallo).
QUESTORE - Di che si tratta?
BERTOZZO - E'il facsimile della bomba esplosa alla banca...
GIORNALISTA - Oh, mio dio!
BERTOZZO - Non si preoccupi signorina è disinnescata.
QUESTORE - Ecco allora da bravo... l'appoggi pure lì... e stenda la mano al suo collega... anche lei commissario... venga qua e fate la pace.
BERTOZZO - Ma pace di che signor Questore... sapessi almeno perché se l'è presa con me da gonfiarmi l'occhio? (il questore gli dà di gomito).
COMMISSARIO - Ah, non lo sai eh? E il pernacchio?
BERTOZZO - Che pernacchio...?
QUESTORE - Basta insomma... ci sono degli estranei...
MATTO - Appunto...
BERTOZZO - Ma questore io vorrei solo capire.. che gli è preso... è entrato e senza dirmi manco buonasera... pom!
MATTO - Beh, almeno "buonasera" poteva dirglielo. Qui ha ragione, andiamo!
BERTOZZO - Ecco vede... Scusi ma lei... mi pare un viso familiare.
MATTO - Sarà per la pezza che abbiamo ambedue sull'occhio.
CORO - (risata) Ah, ah!
BERTOZZO - No, no, scherzi a parte...
MATTO - Permette, sono il capitano Marcantonio Banzi Piccinni.. della scientifica.
BERTOZZO - Piccini? Ma no... no è possibile... io lo conosco il capitano Piccinni...
QUESTORE - (gli sferra un calcetto) No, lei non lo conosce.
BERTOZZO - Non lo conosco? ...Ma vuol scherzare?...
COMMISSARIO - No, che non lo conosci (calcetto).
BERTOZZO - Senti, non ricominciare su...
QUESTORE - Lasci correre... (calcetto).
BERTOZZO - Ma era mio compagni di corso... (riceve un calcetto anche dal capitano).
MATTO - Ma se li dicono di lasciare corre! (e gli dà anche uno scappellotto).
BERTOZZO - Ehi ma dico!
MATTO (indicando il commissario) - E' stato lui. (il questore lo trascina da una parte verso la giornalista).
QUESTORE - Se permette commissario vorrei presentarle la signorina... dopo le spiego... la signorina Feletti, giornalista.
Ha capito adesso? (giornalista).
BERTOZZO - Piacere, commissario Bertozzo...No, non ho capito (calcetto del questore, calcetto del capitano, che ci sta prendendo gusto, dà un calcio anche al questore. Nello stesso tempo molla una pacca per uno sulla nuca al Bertozzo e al commissario, contemporaneamente).
BERTOZZO - (convinto sia stato il commissario sportivo) - Vede signor Questore, è lui che incomincia sempre!
(Per finire il matto dà una pacca sul sedere della giornalista e poi indica il questore).
GIORNALISTA - Ma dico? le sembra il modo?
QUESTORE - (che pensa voglia alludere al battibecco) Ha ragione, ma non so come spiegarmelo... Bertozzo, la smetta e mi ascolti! La signorina è qui per una intervista molto importante, capito? (calcetto, gli strizza l'occhio).
BERTOZZO - Ho capito.
QUESTORE - Ecco signorina, se vuol fare qualche domanda anche a lui... il commissario è oltretutto un ottimo esperto in balistica ed esplosivi.
GIORNALISTA - Oh sì, mi tolga una curiosità... diceva che in quella cassetta c'è il fac-simile della bomba della banca.
BERTOZZO - Beh facsimile molto approssimativo essendo andati perduti tutti gli ordigni originali... lei mi capisce...
GIORNALISTA - Ma una di bomba però, se n'era salvata, inesplosa...
BERTOZZO - Sì, quella della "banca commerciale"...
GIORNALISTA - E mi spiega perché invece di disinnescarla e di consegnarla alla scientifica come di regola, in modo che la si esaminasse a fondo, i ritrovatori sono subito corsi in un cortile, l'hanno seppellita e fatta scoppiare?
BERTOZZO - Perché me lo chiede scusi?
GIORNALISTA - Lei sa meglio di me, perché, commissario... in quel modo oltre la bomba, è andata distrutta anche la firma degli assassini...
MATTO - E'vero..infatti si dice: "dimmi come fabbrichi una bomba e ti dirò chi sei".
BERTOZZO - (scuotendo la testa) Eh, no, ma quello non è il Piccinini (il matto ha afferrato la cassetta della bomba).
QUESTORE - Ma certo che non lo è! Stia zitto!
BERTOZZO - Ah, mi pareva bene. E chi è (riceve un ennesimo calcetto).
MATTO - Se il commissario Bertozzo mi permette, in qualità di dirigente della scientifica.
BERTOZZO - Ma a chi la dia a bere? Che fa?... lasci quella cassetta per favore... è pericoloso!
MATTO (gli sferra un calcetto) - Sono della scientifica... si faccia in là.
QUESTORE - Ma davvero se ne intende? (il matto lo guarda con disprezzo).
MATTO - Vede signorina, una bomba del genere è talmente complessa... guardi la quantità dei fili, due detonatori... il congegno a tempo... il trampeln d'innesco, leve levette... è talmente complessa dicevo, che ci si può benissimo nascondere un doppio congegno a scoppio ritardato senza che nessuno possa ritrovarlo, a meno di non smontare tutta la bomba pezzo per pezzo, e ci vorrebbe una intera giornata, mi creda... e intanto bumm!
QUESTORE - (al Bertozzo) Pare un tecnico davvero, che ne dice?
BERTOZZO - (testardo) Sì, ma non è il Piccinni...
MATTO - Ecco perché si è preferito perdere la firma degli assassini come lei diceva... e fare scoppiare la bomba in un cortile, piuttosto che rischiare di vederla esplodere in mezzo alla gente con relativo massacro più orribile del primo... Convinta?
GIORNALISTA - Sì, stavolta m'ha proprio convinta.
MATTO - Sono riuscito a convincere anche me.
COMMISSARIO - Anch'io sono rimasto convinto... bravo... è stata un'ottima pensata.
(Gli afferra la mano e gliela stringe con forza, la mano di legno gli resta fra le dita).
MATTO - Ecco, me l'ha staccata. Gliel'avevo detto che era di legno!
COMMISSARIO - Mi scusi.
MATTO - Adesso non le resta che la gamba da staccarmi. (così dicendo si riavvita la mano).
QUESTORE - (al Bertozzo) Dica qualcosa anche lei, Bertozzo, faccia vedere che anche nella nostra sezione non si dorme (e gli appioppa un colpetto d'incoraggiamento sulla spalla).
BERTOZZO - Certo. La vera bomba era piuttosto complessa. Io l'ho vista. Molto più complessa di questa. Opera senz'altro di tecnici di alta scuola... professionisti, come si dice..
QUESTORE - Ci vada piano!
GIORNALISTA - Professionisti? Militari forse?
BERTOZZO - E' più che probabile. (Tutti e tre insieme gli affibbiano calcetti).
QUESTORE - Disgraziato...
BERTOZZO - Ahia! Perché cos'ho detto?
GIORNALISTA (ha finito di prendere nota) - Bene, bene, così voi, pur essendo a conoscenza del fatto che per fabbricare, oltre che per maneggiare, bombe del genere bisognasse possedere perizia ed esperienza da professionisti, preferibilmente militari, ciononostante dicevo, vi siete buttati alla disperata su un unico gruppo sparuto di anarchici, lasciando perdere completamente tutte le altre piste... ed è inutile vi stia a specificare di che colore e parte!
MATTO - Certo, se lei sta alla versione del Bertozzo, che però non può far testo... perché lui non è un vero tecnico d'esplosivi... se ne interessa così per hobby!
BERTOZZO (offeso) - Ma che hobby? come, non me ne intendo?... ma cosa ne sa lei?.... Chi è lei... (rivolto ai due poliziotti) Chi è... me lo volete dire? (altri calci che lo costringono a sedere).
QUESTORE - Buono...
COMMISSARIO - Calmati...
GIORNALISTA - Si calmi commissario... stia tranquillo; io sono sicura che tutto quello che ha detto è vero, così come è vero che tutta la polizia e la magistratura si è buttata ad incriminare... mi si passi l'espressione, la più folle e patetica combriccola di scombinati che si possa immaginare: il gruppo di anarchici che faceva capo al ballerino!
QUESTORE - Ha ragione erano scombinati, ma questa era la facciata che si erano fabbricati apposta per non dare nell'occhio.
GIORNALISTA - Infatti dietro la facciata, cosa si scopre? Che due su dieci della banda, due erano addirittura dei vostri: due confidenti, o meglio, spie e provocatori. Uno è un fascista romano, noto a tutti meno che al gruppo dei nostri sprovveduti, l'altro un vostro agente di pubblica sicurezza truccato da anarchico anche lui.
MATTO - Sì, per quanto riguarda l'agente truccato d'anarchico, non capisco come abbiano potuto credergli; lo conosco, è un'aquila che se gli domandi cos'è Bakunin ti risponde che è un formaggio svizzero senza buchi!
BERTOZZO - Che rabbia mi fa quello che sa tutto, conosce tutti... Eppure io lo conosco!
QUESTORE - Non sono assolutamente d'accordo con lei capitano: Quel nostro agente-spia, è un ottimo elemento invece! Preparatissimo!
GIORNALISTA - E ne avete molti altri di questi agenti spia preparatissimi seminati qua e là nei vari gruppetti extra-parlamentari?
MATTO (canta) - "L'avvoltoio vola via...".
QUESTORE - Non ho nessuna difficoltà a svelarle che sì, ne abbiamo molti, un pò dappertutto!
GIORNALISTA - Oeh, oeh, adesso sta bleffando signor questore!
QUESTORE - Nient'affatto... anche questa sera fra il pubblico, le dirò... ne abbiamo qualcuno, come sempre... vuol vedere? (batte un colpo secco con le mani) (dalla platea si sentono delle voci provenienti da punti diversi).
VOCI - Dica dottore! Comandi! Agli ordini!
(Il matto ride e si rivolge al pubblico).
MATTO - Non preoccupatevi, questi sono attori... quelli veri ci sono e stanno zitti e seduti.
QUESTORE - Ha visto? Comodi, comodi! I confidenti e le spie sono le nostre forze.
COMMISSARIO - Servono a prevenire, tenere sotto controllo...
MATTO - Provocare attentati per poi avere il pretesto di reprimere (i poliziotti si voltano di scatto)... Ho voluto prevenire la battuta più che ovvia della signorina.
GIORNALISTA - Certo, più che ovvia! Ad ogni modo come mai, pur avendo completamente sotto controllo ogni componente di quel gruppo di pellegrini, costoro sarebbero riusciti a organizzare un colpo così complesso? senza che voi interveniste a bloccarli?
MATTO - Attenzione che adesso l'avvoltoio fa la picchiata!
QUESTORE - Il fatto è che in quei giorni il nostro agente spia... era assente dal gruppo...
MATTO -E' vero, ha anche portato la giustificazione firmata dai genitori (è vero)!
COMMISSARIO - La prego... (sotto tono) signor giudice...
GIORNALISTA - Ma l'altro confidente il fascista? Quello c'era no... tant'è vero che il giudice di Roma lo ritiene il responsabile principale, organizzatore e mandante, che si sarebbe avvalso, è sempre il giudice che parla, della dabbenaggine di quegli anarchici per far loro compiere un attentato di cui non sospettavano certamente la criminale entità... Sono sempre parole e convinzioni del giudice s'intende.
MATTO - Bumpete... E'arrivato l'avvoltoio!
QUESTORE - Tanto per cominciare le dirò che quel fascista di cui lei parla, non è affatto un nostro confidente.
GIORNALISTA - Come mai, allora, bazzicava così spesso in questura, specialmente alla sezione politica di Roma?
QUESTORE - Se lo dice lei... A me non risulta.
MATTO - (porgendo la mano al questore) Bravo, ottima parata! (il questore gli stringe la mano di legno e gli resta fra le dita).
QUESTORE - Grazie!... ma, la sua mano... mi dispiace!
MATTO - (indifferente) La tenga pure, ne ho un'altra! (ne estrae una seconda da donna).
COMMISSARIO - Ma è da donna!
MATTO - No, è unisex (e se la riavvita).
GIORNALISTA (che nel frattempo ha estratto da una cartelletta alcuni fogli) - Ah, non le risulta? E non le risulta nemmeno che su 173 ATTENTATI dinamitardi avvenuti fino ad oggi: dodici al mese, uno ogni tre giorni, su 173 attentati dicevo (sta leggendo su di un documento) ben 102 si è scoperto essere stati certamente organizzati da fascisti, e che, per più della metà dei rimanenti 71 ci sono seri indizi si tratti ancora di attentati messi in piedi da fascisti o comunque da organizzazioni parallele.
MATTO (gesticolando con la mano a ventaglio sotto il mento): Tremenda!
QUESTORE -Sì, più o meno le cifre dovrebbero essere probanti... Che ne dice dottore?
COMMISSARIO - Dovrei verificare, ma grossomodo mi pare coincidano con le nostre.
GIORNALISTA - Ecco, se le capita, cerchi un pò di verificare anche quanti di questi attentati sono stati organizzati con l'intento di far cadere il sospetto e la responsabilità su gruppi dell'estrema sinistra.
COMMISSARIO - Beh, quasi tutti... è ovvio.
GIORNALISTA . Già, è ovvio... E quante volte voi ci siete cascati? Più o meno ingenuamente?
CAPITANO - (sempre girando la mano da donna intorno al viso) Cattiva!
QUESTORE - Se è per quello, ci sono cascati anche parecchi sindacalisti e qualche dirigente del P.C.I. più o meno ingenuamente... Guardi ho qui l'articolo dell'Unità, che li accusa di "sinistrismo velleitario e avventuristico"... per un atto vandalico di cui poi si è scoperto che quei sovversivi accusati non avevano alcuna colpa.
GIORNALISTA - Lo conosco, è stato un giornale della destra a metterle in giro quelle notizie... col solito slogan: "scontro di opposti estremismi", che funziona sempre... anche per voi!
MATTO - Vipera!
BERTOZZO - Eppure io quello lo conosco, adesso gli strappo la benda!
MATTO - (intervenendo ironico) Ma cosa si aspetta, signorina, con queste sue palesi provocazioni, che le si risponda ammettendo che qualora noi della polizia invece di perderci dietro a quei quattro anarchici strapellati ci si fosse preoccupati di seguire seriamente altre piste più attendibili, tipo organizzazioni paramilitari e fasciste finanziate dagli industriali, dirette e appoggiate da militari greci e circonvicini, forse si sarebbe venuti a capo della matassa?
QUESTORE - (al Bertozzo che smania) Non si preoccupi... adesso gli volta tutta la frittata d'un colpo... è la sua tecnica... la conosco ormai! dialettica gesuita!
MATTO - Se pensa a questo le dirò che sì... lei ha ragione... Se si fosse andati per quest'altra strada se ne sarebbero scoperte delle belle Ah Ah!
BERTOZZO - Ammazza la dialettica gesuita!
QUESTORE - Ma è diventato matto?
BERTOZZO - (illuminandosi) Matto? (scatta) Il matto... ecco chi è!! E' lui!
GIORNALISTA - Certo che queste affermazioni ascoltate da un poliziotto... le assicuro... sono sconcertanti!
BERTOZZO - (tirando per la manica il questore) Signor questore ho scoperto quello chi è, lo conosco.
QUESTORE - Beh, se lo tenga per lei, e non lo vada a raccontare in giro (pianta in asso il Bertozzo e raggiunge il matto e la giornalista).
BERTOZZO - (prende in diparte il commissario sportivo) Ti giuro che lo conosco quello... Non è mai stato della polizia. S'è travestito.
COMMISSARIO - Lo so, non mi dici niente di nuovo. Ma non farti sentire dalla giornalista.
BERTOZZO - Ma è un maniaco... non capisci?
COMMISSARIO - Sei tu un maniaco, che non mi fai capire niente di quel che dicono, stai zitto!
MATTO - (che nel frattempo ha conversato animatamente coi due, continuando nel discorso) Certo, lei è giornalista e in uno scandalo del genere ci sguazzerebbe a meraviglia... avrebbe solo un pò di disagio nello scoprire che quel massacro di innocenti alla banca era servito unicamente per affossare le lotte dell'autunno caldo... creare la tensione adatta a far sì che i cittadini disgustati indignati da tanta criminalità sovversiva fossero loro stessi a chiedere l'avvento dello stato forte!
COMMISSARIO - Non ricordo se questo l'ho letto sull'Unità o su lotta continua.
BERTOZZO - (si avvicina alle spalle del matto e gli strappa la benda) Ecco qua! avete visto, ce l'ha l'occhio, ce l'ha!
QUESTORE - Ma dico, è impazzito? Certo che ce l'ha! E perché non dovrebbe averlo?
BERTOZZO - E allora, perché portava la benda, se ce l'ha l'occhio?
COMMISSARIO - Ma anche tu ce l'hai l'occhio sotto la benda... e nessuno te la strappa!
(Lo tira in disparte). Stai buono dopo ti spiego.
GIORNALISTA - Oh, che divertente, portava una benda per sfizio?
MATTO No, era per non dare nell'occhio (ride).
GIORNALISTA - Ah, ah... buona... Ma vada avanti, mi parli dello scandalo che ne sarebbe uscito.
MATTO - Ah, sì... un grande scandalo... molti arresti nella destra, qualche processo... un sacco di pezzi grossi, compromessi... senatori, deputati, colonnelli... I socialdemocratici che piangono, il corriere della sera cambia direttore... la sinistra chiede di mettere fuorilegge i fascisti... si vedrà... il capo della polizia viene elogiato per l'operazione coraggiosa... dopo un pò viene mandato in pensione.
QUESTORE - No, capitano... queste sono sue illazioni... me lo lasci dire... un pò gratuite...
GIORNALISTA - Questa volta sono d'accordo con lei signor questore... Io credo che uno scandalo del genere servirebbe a dar prestigio alla polizia. Il cittadino avrebbe la sensazione di vivere in uno stato migliore, con una giustizia un pò meno ingiusta...
MATTO - Ma certo... e sarebbe più che sufficiente! Il popolo chiede una giustizia vera? e noi invece facciamo che s'accontenti di una un pò meno ingiusta. I lavoratori gridano basta con la vergogna dello sfruttamento bestiale e noi procureremo che diventi un pò meno bestiale e ci preoccuperemo soprattutto che non se ne vergognino più... vorrebbero non più crepare in fabbrica e noi metteremo qualche protezione in più, qualche premio in più per la vedova. Vorrebbero veder eliminate le classi... e noi faremo che non ci sia più questa gran differenza o meglio che non dia così tanto nell'occhio!
Loro vorrebbero la rivoluzione... E noi gli daremo le riforme... tante riforme... li annegheremo nelle riforme. O meglio li annegheremo nelle promesse di riforme, perché neanche quelle gli daremo mai!!
COMMISSARIO - Sa chi mi fa venire in mente? Quel Marrone... quel giudice che è sotto processo per vilipendio della magistratura...
QUESTORE - No, no... questo è peggio, questo è tutto matto!
BERTOZZO - Ma certo che lo è... è un'ora che glielo sto dicendo!
MATTO - Vede, al cittadino medio non interessa che le porcherie scompaiano... no, a lui basta che vengano denunciate, scoppi lo scandalo e che se ne possa parlare... Per lui quella è la vera libertà e il migliore dei mondi, alleluia!
BERTOZZO - (afferrando la gamba di legno del matto e scuotendola) Ma guardate qua la gamba... non vedete che è finta?
MATTO - Certo che lo è... di noce per l'esattezza.
QUESTORE - L'abbiamo capito tutti.
BERTOZZO - Ma è un trucco, è legata al ginocchio! ( e s'appresta a slacciare i cinturini).
COMMISSARIO - Incosciente.. mollalo! Me lo vuoi smontare?
MATTO - No lasci fare... mi slacci pure... la ringrazio... già mi stava prendendo il formicolio per tutta la coscia.
GIORNALISTA - Ma insomma, perché me lo interrompe sempre? Cosa credete di riuscire a farmelo apparire indegno per il solo fatto che non ha la gamba di legno?
BERTOZZO - No, è per dimostrarle che è un millantatore, un "ipocritomaniaco" che non è mai stato né mutilato né capitano...
GIORNALISTA - E chi è allora?
BERTOZZO - E' semplicemente... (accorrono il questore, l'agente e il commissario e gli tappano la bocca trascinandolo via).
QUESTORE -Scusi signorina, ma lo vogliono al telefono. (lo piazzano seduto sulla scrivania e gli appioppano la cornetta del telefono contro la bocca).
COMMISSARIO - (parlandogli all'orecchio) Ci vuol rovinare incosciente? (sul lato destro la giornalista e il capitano continuano a conversare senza badare al gruppo dei poliziotti).
QUESTORE - Non capisce che deve rimanere segreto? Se la signorina viene a scoprire della contro-inchiesta, siamo rovinati!
BERTOZZO - Che contro-inchiesta?(gli viene riportata la cornetta alla bocca)Pronto?
COMMISSARIO - E me lo domandi? Ma allora cosa sbroffavi di sapere tutto, che non sai niente? Chiaccheri, chiaccheri, fai casino...
BERTOZZO - No, io non faccio casino... io voglio sapere...?
QUESTORE - Zitto (lo colpisce con la cornetta su di una mano). Telefoni e basta!
BERTOZZO - Ahia... pronto chi parla?
GIORNALISTA - (che nel frattempo ha sempre chiaccherato con il finto capitano) Oh, che divertente! Signor questore, non si deve più preoccupare, il capitano... cioè l'ex capitano, m'ha detto tutto!
QUESTORE - Cosa le ha detto?
GIORNALISTA - Chi è veramente!
COMMISS. e QUEST. - Glielo ha detto?
MATTO - Sì, non potevo più continuare a mentire... ormai... l'aveva intuito da sé.
QUESTORE - Ma le ha fatto almeno promettere di non scriverlo sul giornale?
GIORNALISTA - Ma certo che lo scriverò! (legge fra gli appunti) Eccolo: "Negli uffici della polizia, ho incontrato un vescovo in borghese!"
COMMISS. e QUEST. -Un vescovo?
MATTO - Sì, scusate se ve l'ho tenuto nascosto ( e con molta naturalezza si gira il colletto che appare tondo, classico dei religiosi, con la pettorina nera).
BERTOZZO - (danosi una pacca sulla fronte) Pure il vescovo, adesso! Non gli crederete per caso? (il commissario afferra un grosso timbro e glielo infila in bocca).
COMMISSARIO - E ci hai scocciato davvero!
(Il matto ha estratto una papalina rossa e se l'è piazzata sulla nuca, con movimenti austeri e studiati, si è slacciato il bottone della giacca così da scoprire una croce barocca d'oro e argento fabbricazione rancati, quindi, s'è infilato un anellone con pietra viola enorme)
MATTO - Permettete che mi presenti: Padre Augusto Bernier, incaricato della Santa Sede come osservatore di collegamento presso la polizia italiana.
(Ha offerto l'anello da baciare all'agente che subito è accorso goloso).
BERTOZZO - (venendo in avanti ed estraendo per un attimo il succhiotto) Collegamento con la polizia?
MATTO - Dopo il lancio di pietre a cui è stato fatto segno il santissimo padre, sia in Sardegna che ultimamente a Castel Gandolfo, lei mi capisce, è nostro dovere, quali legati responsabili della chiesa, di prevenire... avere contatti...
BERTOZZO - Eh no! Eh no! Questa è troppo grossa : pure il vescovo poliziotto adesso!
(il commissario gli rimette in bocca il succhiotto e lo trascina in disparte).
COMMISSARIO - Ma lo sappiamo anche noi che è tutta una balla!... però lui s'è fatto vescovo apposta per salvarci... capisci?!
BERTOZZO - Per salvarci? T'è presa la crisi mistica? L'anima da salvare?
COMMISSARIO - Piantala e bacia l'anello! (e lo costringe ad avvicinare la bocca alla mano del matto che, nel frattempo, con noncuranza, senza imporlo, è riuscito a costringere tutti a compiere l'atto di sottomissione).
BERTOZZO - No, per dio! L'anello, no! Mi rifiuto! Ma mi sembrate tutti pazzi! Vi ha contagiati!
(Rapidissimi il commissario e l'agente hanno approntato larghi cerotti che gli vengono applicati senza tante storie sulla bocca, al punto da coprirgli la faccia, dal naso in giù).
GIORNALISTA - Ma che gli è preso, poverino?
MATTO - Una crisi... credo. (Estrae da dentro un breviario una siringa e si appresta a fargli una iniezione). Tenetelo, questa gli farà certamente bene... è un calmante benedettino.
QUESTORE - Benedettino?
MATTO - Sì, arquebuse in fiala (Con rapidità da cobra gli effettua l'iniezione, poi, estratta la siringa, la osserva). N'è rimasto ancora un pò... ne gradisce anche lei? (Senza attendere risposta lo siringa con l'agilità d'un banderillero). (Lamento soffocato del questore).
GIORNALISTA - Lei non ci crederà eminenza, ma quando, poco fa, ha declamato, a proposito degli scandali: "è sempre il migliore dei modi... alleluia!" Ho subito commentato... mi perdoni l'irriverenza...
MATTO - Prego, prego...
GIORNALISTA - Ho esclamato: "Oeu, ma che discorso da prete!" Non s'è offeso, vero?
MATTO - E perché dovrei offendermi? E' vero, ho fatto davvero un discorso da prete, quale sono.
(Il Bertozzo ha scritto con un pennarello sul rovescio del ritratto del "Presidente" "E' un mitomane, un matto" e lo mostra alle spalle del vescovo). D'altronde, San Gregorio Magno, quando, appena eletto pontefice, scoprì che si cercava, con intrallazzi e maneggi vari, di coprire gravi scandali, incollerito, si mise a urlare la famosa frase: "Nolimus aut velimus, omnibus gentibus, justitiam et veritatem...
GIORNALISTA - La prego eminenza... sono stata bocciata tre volte in latino...
MATTO - Ha ragione, in poche parole, disse : "Lo si voglia o non lo si voglia, giustizia e verità io impongo, farò l'impossibile perché gli scandali esplodano nel modo più clamoroso; e non temiate che, nel loro marcio, venga sommersa ogni autorità. Ben venga lo scandalo, ché su di esso, si fonda il potere più duraturo dello Stato!".
GIORNALISTA - Straordinario!... Le spiace scrivermelo per intiero... qui?
(Il matto si accingere a stendere la frase evidentemente adattata a San Gregorio sul taccuino della giornalista. Nel frattempo, il commissario ha tolto dalle mani del collega il cartone con il ritratto del presidente e l'ha strappato).
QUESTORE - (Aggredendolo). Ma che ha fatto? Ha stracciato il ritratto del presidente? Ma non sa che è reato? Cosa le è preso?
COMMISSARIO - Ma dottore, quello scrive certe cose!... (Indica il Bertozzo).
QUESTORE - Posso essere anche d'accordo con lei su una certa sua mania di scrivere messaggi melodrammatici al popolo... ma non era proprio il caso di arrivare a far scempio del suo ritratto... Si vergogni!
(Alle spalle del vescovo la giornalista ha seguito e considerato attentamente il significato della frase di San Gregorio).
GIORNALISTA - In poche parole, salta fuori che lo scandalo, anche quando non c'è, bisognerebbe inventarlo, perché è un mezzo straordinario per mantenere il potere scaricando le coscienze degli oppressi.
MATTO - Certo: la catarsi liberatoria d'ogni tensione... E voi giornalisti indipendenti ne siete i sacerdoti benemeriti.
GIORNALISTI - Benemeriti? Beh, non certo per il nostro governo che smania e corre come un matto a tamponare ogni volta che noi si scopre uno scandalo.
MATTO - Smania, appunto, il nostro governo... che è ancora borbonico... precapitalista... ma guardi invece quelli evoluti... tipo nord Europa?! Lei si ricorda dello scandalo "Profumo" in Inghilterra? Il ministro della guerra coinvolto in un giro di prostitute, droga, spionaggio...!!! Crollò forse lo stato? la borsa? Nient'affatto, anzi, borsa e stato non furono mai così forti come dopo quello scandalo, La gente pensava: "Sì, il marcio c'è, però viene a galla..." Noi ci nuotiamo in mezzo e lo beviamo pure, ma nessuno ci viene a raccontare che è the al limone! E' questo quello che conta! (Coinvolti dalla trovata dei cartelli sventolati dal Bertozzo, il commissario, il questore e perfino l'agente, iniziano, loro volta, un serrato dialogo a commento del discorso del "vescovo" innalzando a turno cartelli).
CARTELLO COMMISSARIO - Sbaglio o questo è un discorso un pò marxista?
CARTELLO QUESTORE - No, è la classica dialettica gesuita: prima ti dà ragione e poi ti incastra.
CARTELLO BERTOZZO - No, questo, prima ci incastra e poi ci darà ragione!
MATTO - L'importante è convincere la gente che tutto va per il meglio... L'America che è un paese veramente evoluto... ci sguazza, si ingrassa con gli scandali... ammazzano un presidente... perché non è abbastanza conservatore... Nell'assassinio è coinvolta la CIA e l'EFFE-BI-AI... si ammazzano una ventina di testimoni... vengono aperte inchieste, processi, i giornali, la televisione strepitano, accusano, denunciano... E come diretto risultato, al posto dell'assassinato, vengono eletti, prima Johnson e poi addirittura Nixon!
GIORNALISTA - Come a dire che lo scandalo è il concime della reazione?
CARTELLO COMMISSARIO - Ha definito Johnson e Nixon reazionari! Sempre per via della dialettica gesuita?
CARTELLO BERTOZZO - "A quando Nixon boia?"
CARTELLO QUESTORE - " Fraintendete, sta parlando con stima della democrazia USA".
MATTO - No, lo scandalo è un antidoto al peggior veleno, che è la presa di coscienza della gente. Infatti il governo americano ha mai imposto qualche censura affinché il popolo non venisse a conoscenza dell'assassinio di tutti i capi dei movimenti negri, la strage di migliaia di cittadini inermi nel Vietnam?
Nient'affatto: anzi per settimane televisione e giornale hanno battuto la grancassa dell'indegno massacro... dell'orrore... dell'indignazione... un quotidiano di New York è addirittura uscito con il titolo: "Siamo gli assassini del mondo".
GIORNALISTA - Sì, mi ricordo, e sotto c'era una fotografia su cinque colonne di bambini trucidati, che è stata comprata in esclusiva per una cifra pazzesca, una montagna di dollari.
CARTELLO COMMISSARIO - "Infatti! Dice che, più affondano nella cacca, più godono, ne sono soddisfatti".
CARTELLO QUESTORE - "Certo! In quanto è nella propria che affondano, e la propria non fa mai schifo!"
CARTELLO BERTOZZO - "Attenti all'onda!"
CARTELLO DELL'AGENTE - "A noi non fa schifo neanche la loro! Sempre roba americana è!"
CARTELLO BERTOZZO - "Se poi è pure in scatola!"
(Anche il matto, continuando imperterrito a parlare, solleva un proprio cartello con indifferenza, lo estrae da dietro un mobile).
CARTELLO DEL MATTO - "Ha ragione, piantiamola con certi discorsi: già m'è venuta fame!"
MATTO - Eppure mai come oggi l'America e il suo sistema hanno goduto dell'appoggio pieno e appassionato non solo degli industriali, ma della quasi totalità dei suoi lavoratori, gli operai in testa, disposti addirittura a scendere in piazza, se è il caso, a dare una lezione a quegli sporchi sovversivi bianchi e di colore che minacciano di rovesciare lo stato dei loro padroni!
CARTELLO BERTOZZO -"Morale: Lo Stato borghese s'abbatte, non si cambia!"
CARTELLO COMMISSARIO - "Dialettica gesuita: dal vangelo secondo Lin Piao?"
CARTELLO QUESTORE - "Comincio ad avere un dubbio!!!"
GIORNALISTA - (Sbirciando e quindi indicando divertita i cartelli, specie il primo). Perfetto è proprio la conclusione ovvia che si trae da tutto il suo discorso... eminenza.
(Bertozzo ha consegnato il proprio cartello all'agente. Quindi, rapidissimo estrae una pistola e la punta in direzione dei poliziotti, si strappa il bavaglio e urla deciso):
BERTOZZO - Su le mani... spalle contro il muro o sparo!
COMMISSARIO - Ma dico Bertozzo: sei impazzito?
BERTOZZO - Su le mani ho detto... Anche lei signor questore... vi avverto che non rispondo più di me!
GIORNALISTA - Oh mio dio!
QUESTORE - Si calmi Bertozzo!
BERTOZZO - Stia calmo lei signor questore e non si preoccupi... (Ha estratto dalla scrivania un mazzo di manette, le consegna all'agente e gli impone di ammanettare tutti quanti). Avanti, appendili uno per uno all'attaccapanni. (Sul fondo c'è infatti un'asta orizzontale sopraelevata alla quale uno per uno vengono incatenati i presenti: una manetta ad un polso l'altra agganciata all'asta)... E non mi guardate con quella faccia, fra poco capirete che questo è l'unico mezzo che mi rimaneva per farmi ascoltare. (All'agente che è in dubbio se ammanettare anche la giornalista). Sì, anche la signorina... e anche te. (Quindi rivolto al matto). Tu invece adesso mi fai il piacere caro il mio Fregoli del porcogiuda, di dire ai signori chi sei veramente... o siccome m'hai scocciato, ti sparo nelle gengive... chiaro? (I poliziotti e la giornalista vorrebbero accennare ad un certo risentimento per tanta irriverenza)... zitti ...voi!
MATTO - Volentieri, ma temo che forse, se glielo dico così, a voce... non mi crederanno.
BERTOZZO - Eh, che, glielo vorresti cantare, forse?
MATTO - No, ma basterebbe mostrargli i documenti... il libretto clinico psichiatrico... ecc.
BERTOZZO - D'accordo... e dove sono?
MATTO - Lì, in quella borsa.
BERTOZZO - Muoviti, vai a prenderli, e non fare scherzi o t'ammazzo!
(Il matto estrae una mezza dozzina di libretti e cartelle).
MATTO - Eccoli (Li porge al Bertozzo).
BERTOZZO - (Li prende e li distribuisce agli ammanettati, ognuno di loro ha la mano sinistra libera). A voi signori... guardare per credere!
QUESTORE - Nooo! Un ex insegnante di disegno!? Mutuato? Affetto da esaltazione paranoica? Ma è un matto!
BERTOZZO - (Sospirando) E' un'ora che glielo sto dicendo!
COMMISSARIO - (leggendo su di un altro libretto). Ospedale psichiatrico di Imola, Voghera, Varese, Gorizia, Parma, ...li ha girati tutti!
MATTO - Certo, il giro d'Italia dei matti.
GIORNALISTA - Quindici elettrochock... isolamento per venti giorni... tre crisi vandaliche...
AGENTE - (Leggendo su di un foglio) Piromane! Dieci incendi dolosi!
GIORNALISTA - Faccia vedere? Incendiata la biblioteca di Alessandria. Alessandria d'Egitto! Già nel secondo secolo avanti Cristo!
BERTOZZO - Impossibile: dia quà! (Osserva) Ma gliel'ha aggiunto lui a mano... non vede? Da Egitto in poi...!
QUESTORE - Pure falsario è... oltre che mistificatore, simulatore... trasformista...
(Al matto che se ne sta seduto con la grande borsa sulle ginocchia, l'aria assente). Ma io ti sbatto dentro per abuso e appropriazione di cariche sacre e civili!
MATTO - (Sornione). Ztt, Ztt... (E fa cenni di diniego)
BERTOZZO - Niente da fare, è patentato... so già tutto!
GIORNALISTA - Peccato avevo in mente un così bell'articolo... e m'ha sfasciato tutto!
COMMISSARIO - Ma io sfascio lui--- per favore Bertozzo, liberami da sta manetta...
BERTOZZO - Bravo, così sei rovinato davvero... da noi, dovresti saperlo, i matti sono come le vacche sacre, in India ...se li tocchi ti linciano!
QUESTORE - Sto delinquente, matto criminale... si fa passare per giudice... la controinchiesta... se penso al colpo che m'ha fatto prendere!
MATTO - No, quello non è stato un gran colpo, specie se confrontato con quello che arriva adesso! Guardate qua!! (Estrae dalla borsa la cassetta che il Bertozzo aveva dimenticati sul tavolo) Contate fino a dieci e saltiamo tutti per aria!
BERTOZZO - Che hai combinato... non fare il fesso!
MATTO - Io sono matto, mica fesso... misura le parole Bertozzo... e butta la pistola... o qui infilo il dito nel "Trampur" e facciamo prima!
GIORNALISTA - Mio dio! La prego, signor matto...!
QUESTORE - Non ci caschi Bertozzo... è una bomba disinnescata.. Come fa a scoppiare?
COMMISSARIO - Giusto... non cascarci!
MATTO - E allora Bertozzo, tu che te ne intendi... anche se sei sgrammaticato... guarda se c'è o no... il detonatore... guardalo qua... non lo vedi? E' un Longber acustico.
BERTOZZO - (Si sente mancare, lascia cadere pistola e chiavi delle manette). Un Longber acustico? Ma dove l'hai trovato? (Il matto raccatta chiavi e pistola).
MATTO - Ce l'avevo io... (Indica la grande borsa). Qui dentro io ho tutto! Avevo perfino un registratore sul quale ho registrato tutti i vostri discorsi da quando sono entrato. (Estrae un magnetofono e lo mostra) Eccolo!
QUESTORE -E cosa intende farne?
MATTO - Riverso i nastri un centinaio di volte e li spedisco dappertutto: partiti, giornali, ministeri, ah, ah,... questa sì che sarà una bomba!
QUESTORE - No, lei non può fare una cosa simile... lei sa benissimo che quelle nostre dichiarazioni sono state tutte falsate, distorte, dalle sue provocazioni di falso giudice!
MATTO - E chi se ne frega... importante che scoppi lo scandalo... Nolimus aut velimus! E che anche il popolo italiano come quello americano, inglese diventi socialdemocratico e moderno e possa finalmente esclamare "siamo nello sterco fino al collo è vero ed è proprio per questo che camminiamo a testa alta! Chi è conscio di cosa gli passa sotto il mento acquista sempre in dignità!
(Così dicendo mette le manette anche al bertozzo e lo appende).
COMMISSARIO - Va ben, faccia quello che crede... ma la prego... disinneschi subito quella bomba...
MATTO - No, la lascerò qui ... servirà a bloccarvi finché non sarò completamente fuori dalle vostre sgrinfie... Prima di uscire abbasserò la levetta... e me ne uscirò in punta di piedi... mentre voi qui dentro dovrete starvene con il fiato sospeso... perché se uno fa appena il verso di muoversi per dare l'allarme... salta in aria tutto che di voi non si trova più manco un bottone!
(All'istante si spegne la luce)
GIORNALISTA - Che succede? Chi ha spento la luce?
MATTO - Chi è stato?... Non facciamo scherzi... No... aiuto!!!
(Si sente un grido che si prolunga al di fuori della scena, una esplosione, sempre fuori scena, come proveniente dal cortile).
QUESTORE - Accidenti... Il matto deve aver buttato la bomba di sotto! Accendete 'sta luce?
COMMISSARIO - Dev'esserci stato un guasto... Bertozzo... tu che sei vicino all'interruttore, provaci un pò...
(Torna la luce all'istante e si nota Bertozzo con la mano sull'interruttore)
QUESTORE - Oh! Finalmente!
BERTOZZO - Già, chissà come è successo?
GIORNALISTA - Il matto? non c'è più?
COMMISSARIO - Sarà uscito---
GUARDIA - (Provando sulla maniglia) La porta è chiusa!
COMMISSARIO - ... dalla finestra!
GIORNALISTA - Oh, guardate ho il polso talmente sottile che la manetta mi si è sfilata da sola!!!
QUESTORE - Beata lei... noi purtroppo... non ce la facciamo e le chiavi sono rimaste in tasca al matto! Ma presto, vada a vedere dalla finestra...
GIORNALISTA - (Corre ad affacciarsi)... C'è un mucchio di gente... intorno al poveraccio... è terribile, ma come può essere successo, (Rivolta al questore) ha qualche dichiarazione da fare dottore? (Rientra subito nel ruolo di cronista: gli porge il microfono).
QUESTORE - Ma, io ero appena uscito...
GIORNALISTA - Che dice? Come ha potuto uscire se era qui appeso con le manette?
QUESTORE - Ah, sì ha ragione... sono così frastornato... mi confondevo con l'altra volta...
COMMISSARIO - Ad ogni modo... lei è testimone della caduta di quel poveraccio, noi non ne abbiamo né colpa né responsabilità... alcuna!
GIORNALISTA - Certo... incatenati come vi trovavate... Ed ora mi toccherà anche rivedere tutte le mie posizioni riguardo all'altra caduta.
COMMISSARIO e QUESTORE - Per carità... tutti si può sbagliare! Credo che anche in questo caso il folle gesto sia da imputarsi a "raptus da buio" cioè a dire che il buio improvviso ha spaventato il matto, l'unica fonte di luce, se pur tenue, era la finestra e verso la finestra lui si è buttato come una falena impazzita, precipitando.
GIORNALISTA - Certo non può essere successo che così. Corro al giornale a dare la notizia.
QUESTORE - Prego prego... senza complimenti... (Tutti danno la mano sinistra da stringere alla giornalista)... arrivederla...
COMMISSARIO - Tanto piacere... e se avrà ancora bisogno di noi... sempre a disposizione.
BERTOZZO - Arrivederla signorina (Così dicendo, distrattamente sfila la mano dalla manetta e la offre da stringere alla donna e le bacia la mano, quindi torna ad infilare la propria mano nel bracciale). (La giornalista se ne rende conto e resta per un attimo perplessa).
(Il commissario lo colpisce con uno scappellotto). (La giornalista si riprende).
GIORNALISTA - Grazie ancora e arrivederci a tutti! ( Esce girando la chiave che è rimasta nella serratura).
BERTOZZO - Perché m'hai dato lo scappellotto? Secondo te non avrei dovuto baciarle la mano solo perché non è sposata? Oh, ma come sei sofistico!
Si spalanca la porta e appare di nuovo l'attore che recitava la parte del matto, ha una barba nerissima e ispida, una grande pancia, ha una aria austera, porta una borsa.
SIGNORE CON BARBA - Disturbo?... è qui l'ufficio del commissario... della prima sezione politica?
CORO - Ancora tu!
QUESTORE - Ma non s'era sfracellato...?
AGENTE - Ma che è un gatto?
BERTOZZO - S'è messo la barba finta e anche la pancia... s'è imbottito!
COMMISSARIO - Stavolta te la strappo e te la faccio mangiare.
(Lo aggrediscono trascinandosi dietro l'intero attaccapanni).
SIGNORE CON BARBA - (Urlando) Per dio!!! ma che maniere son queste!!! (E li scaraventa letteralmente contro la parete di destra).
COMMISSARIO - Ma non è finta!!! A meno che non si sia trapiantato tutti i peli uno per uno!
BERTOZZO - Certo, anche la pancia è vera!
QUESTORE - Ci scusi, ma l'avevamo scambiata per un altro... ci assomiglia tanto!
SIGNORE CON BARBA - Ma dico! E' una vostra consuetudine, questa, di strappare ciocche di barba e di dare pizzicotti sul ventre a tutti i giudici che vengono per un'inchiesta?
COMMISSARIO - Giudice per un'inchiesta?
QUESTORE - Lei è giudice?
SIGNORE CON BARBA - Sì, che c'è di tanto sconvolgente? Giudice del consiglio superiore, mi chiamo: Antonio Garassinti e sono qui per riaprire un'inchiesta sulla morte dell'anarchico... Vi dispiace se cominciamo subito?
(Si siede, estrae dalla borsa un sacco di incartamenti).
(Tutti e quattro i poliziotti si lasciano cadere seduti a terra, ribaltando naturalmente l'attaccapanni al quale continuano a restare appesi).
CORO - Sì, sì... cominciamo subito!

Buio, stacco musicale. Fine della farsa.


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