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P A R T E S E T T I M A

GLI ALTRI SPUNTI INVESTIGATIVI EMERSI NEL CORSO DELLE INDAGINI

E LE ULTIME ACQUISIZIONI PROCESSUALI

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ALTRI EPISODI E CIRCOSTANZE

EMERSI NEL CORSO DELL’ISTRUTTORIA

LE CONFIDENZE DEL GENERALE NICOLA FALDE

IN MERITO AGLI ATTENTATI DEL 12 DICEMBRE 1969

Nel corso dell’istruttoria, attraverso le dichiarazioni di imputati e testimoni e a seguito di acquisizioni documentali, sono emersi per la prima volta numerosi episodi e circostanze non direttamente produttrici di imputazioni, che tuttavia non possono essere del tutto sorvolati sia perché in molti casi costituiscono un riscontro, diretto o indiretto, delle testimonianze più importanti sia parche contribuiscono a mettere a fuoco il quadro del periodo in cui sono avvenuti i fatti più importanti oggetto di questa istruttoria e delle altre a questa collegate.

Alcune situazioni si riallacciano (come le confidenze del generale Nicola FALDE e le confidenze di Paolo ZANETOV a Sonia ARBANASICH) direttamente agli avvenimenti del 12.12.1969, altre (come l’attentato alla Stazione dei Carabinieri di Feltre e l’episodio in danno dell’attrice Franca RAME) riguardano il tema dei rapporti fra apparati istituzionali ed elementi dell’estrema destra, altri ancora (come i nuovi elementi emersi in merito ai NUCLEI DI DIFESA DELLO STATO) sono la prosecuzione e il completamento di argomenti già trattati nella prima sentenza-ordinanza.

E’ quindi necessario soffermarsi almeno su alcuni di tali episodi sparsi, e in primo luogo in merito a quanto appreso dal generale Nicola FALDE da alcuni suoi colleghi quasi nell’immediatezza degli attentati del 12.12.1969.

Nel volume "Sovranità Limitata", pubblicato nel 1991 e dedicato alle interferenze delle strutture politico/militari atlantiche sulla vita politica italiana e sulla c.d. strategia della tensione, i due autori, Antonio e Gianni CIPRIANI, avevano fatto riferimento ad una propria fonte personale cui, all’epoca dei fatti, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Giuseppe ALOJA, in un contesto ristretto e affidabile, avrebbe confidato che "l’attentato di Piazza Fontana era stato in qualche modo organizzato dall’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno....Il S.I.D. si era adoperato per coprire tutto".

Gianni CIPRIANI, sentito da questo Ufficio in data 7.11.1991, pur avvalendosi del segreto professionale in merito all’identità della fonte con cui lui e il fratello erano riusciti ad entrare in contatto, aveva confermato il tenore della confidenza aggiungendo altri particolari molto significativi.

Infatti spiegava che la fonte era un appartenente ad una struttura militare dello Stato, con un ruolo di buon livello, e che lo stesso aveva ricevuto la medesima confidenza, in breve volgere di tempo e in occasione di più colloqui, circa un mese e mezzo dopo gli attentati del 12.12.1969, non solo dal generale ALOJA, ma anche da due Alti ufficiali del Reparto D del S.I.D. (dep. Gianni CIPRIANI, 7.11.1991 e 15.12.1991).

Dopo complesse investigazioni, l’Ufficiale "fonte" dei fratelli CIPRIANI veniva identificato nel generale Nicola FALDE, responsabile, fra il 1967 e il 1968, dell’Ufficio R.E.I. (Ricerche Economiche e Industriali, una sezione del Reparto D) del S.I.D., dimessosi dal Servizio nel 1969 a seguito di contrasti con il Direttore dell’epoca, ammiraglio Eugenio HENKE.

Sentito in qualità di testimone in data 26.6.1995 da personale del R.O.S., il generale FALDE non solo confermava di aver avuto contatti con i fratelli CIPRIANI durante il periodo della stesura del volume, ma aggiungeva altri particolari di interesse in merito alle notizie pervenutegli all’interno del S.I.D.:

"....confermo di aver avuto numerosi colloqui con il giornalista Gianni CIPRIANI e di avergli parlato delle notizie da me apprese in un periodo successivo al 1969, e precisamente nel 1970 e 1971 e probabilmente anche dopo, circa la strage di Piazza Fontana.

Si tratta di notizie da me recepite in occasione di discorsi con il generale ALOJA, in un primo tempo, e poi confermatemi dal colonnello VIOLA e dal generale JUCCI.

Tali notizie erano inerenti al coinvolgimento dell’Ufficio Affari Riservati nella fase di organizzazione della strage e al ruolo di copertura prestato dal S.I.D. successivamente all’operazione di strage.

Preciso che con l’Ufficio Affari Riservati i miei interlocutori intendevano indicare il Prefetto Umberto Federico D’AMATO e non la struttura nel suo insieme, così come quando si parlava del S.I.D. essi intendevano riferirsi all’ammiraglio Eugenio HENKE ed ai suoi fidati della Direzione del S.I.D. ed ai Capi degli Uffici da esso dipendenti.

Si parlò di questi argomenti in quanto Piazza Fontana fu un fatto eclatante per anni, non sono in grado di fornire ulteriori particolari, però tengo a precisare che in un contesto di intelligence e su di un argomento di tale delicatezza il solo accenno rappresentava già una confidenza di altissimo livello.

Posso solo aggiungere che ritengo di poter supporre con sicurezza che HENKE si servisse strettamente della collaborazione dell’allora colonnello ALEMANNO, Capo dell’allora Ufficio U.S.P.A., e del colonnello GASCA QUEIRAZZA, all’epoca Capo dell’Ufficio D.

Non sono in grado di darvi indicazioni neanche sulle motivazioni di quanto mi venne riferito poiché eravamo appena agli inizi del dopo strage e si guardava solo al fatto in sè e non erano ancora iniziate le analisi di questo.

I principali alleati di Umberto Federico D’AMATO nel S.I.D. furono HENKE e ROCCA perchè entrambi facenti parte del centro di potere occulto al quale accenna anche, autorevolmente, l’on. MORO.

Il colonnello ROCCA non aveva rapporti molto stretti con gli americani, anzi egli era più il referente della lobby informativa inglese che non di quella statunitense.

Tuttavia egli manteneva rapporti con gli americani a seguito della forte influenza che D’AMATO esercitava su HENKE.

Preciso che quest’ultimo fatto, cioè l’influenza di D’AMATO su HENKE, è una mia supposizione non acclarata da dati di fatto".

(dep. a personale del R.O.S., 26.6.1995).

Si noti che la scelta del generale FALDE di rivelare il tenore delle confidenze da lui ricevute sembra ricollegarsi alla professione di antifascismo e di lealtà alle istituzioni repubblicane manifestata dall’Ufficiale, causa forse non ultima del suo allontanamento dal Servizio.

Non è purtroppo possibile approfondire ulteriormente le dichiarazioni del generale Nicola FALDE in quanto, dopo l’audizione da parte del personale del R.O.S., egli non è stato più risentito nemmeno dopo l’apertura da parte della Procura della Repubblica di Milano di un nuovo procedimento sulla strage di Piazza Fontana e, nella primavera del 1996, il generale è deceduto.

Le sue affermazioni, pur nella laconicità delle confidenze ricevute, appaiono comunque in piena sintonia con quanto emerso in merito all’intervento dei due servizi di sicurezza italiani, esistenti all’epoca, in relazione agli avvenimenti del 12.12.1969: un ruolo di connivenza e forse di ispirazione della campagna di attentati e di inquinamento della prima fase delle indagini da parte dell’Ufficio Affari Riservati; un ruolo di copertura, negli anni successivi, della struttura di ORDINE NUOVO, vera responsabile degli attentati, da parte del S.I.D.

Si pensi, con riferimento al primo profilo, al reclutamento di Delfo ZORZI in funzione anticomunista, alla fine degli anni ‘60 tramite il dr. Elvio CATENACCI, nella struttura parallela del Ministero dell’Interno (ricordata da Vincenzo VINCIGUERRA, int.3.3.1993, ff.1-2) e all’indirizzo delle indagini, sempre ad opera di funzionari del Ministero, nei confronti dei gruppi anarchici, subito dopo la strage nonchè all’occultamento di importanti corpi di reato.

Con riferimento al secondo profilo, si ricordi l’opera di sottrazione di importanti testimoni all’Autorità Giudiziaria posta in essere dal Reparto D del S.I.D., nella prima metà degli anni ‘70, procurando l’espatrio di Guido GIANNETTINI e di Marco POZZAN e "chiudendo" la fonte TURCO e cioè l’ordinovista padovano Gianni CASALINI che era in procinto di "scaricarsi la coscienza" testimoniando quanto a sua conoscenza dinanzi agli inquirenti.


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