HACKMEETING 2001:
SOCIALIZZARE SAPERI SENZA FONDARE POTERI*CATANIA, 22-23-24 GIUGNO 2001
Catania, 22-23-24 giugno 2001. Questa data è ormai scolpita nelle menti della comunità hacker nostrana a ricordo del quarto hackmeeting italiano, appuntamento ormai concluso ma che ha lasciato nelle menti (e nei computer) di tutti i partecipanti nuovi obiettivi da raggiungere, nuove proposte da concretizzare, nuovi territori d’azione da rendere effettivi.
Un hackmeeting, una tre giorni in cui si danno appuntamento appassionati e virtuosi del computer, teorici di un’etica oggi sempre più nel filo del rasoio ma non per questo meno forte, attivisti digitali interessati a scoprire ciò che c’è oltre lo schermo e dentro la macchina, sostenitori della tecnologia free e del no copyright, semplici curiosi affascinati dal mondo dei bit…
Un’occasione collettiva di condivisione di saperi, scambio di conoscenze e autoformazione gratuita, attraverso corsi e seminari autogestiti e la possibilità di reperire informazioni preziose mettendo in rete i propri computer con quelli degli altri partecipanti (vedi:www.hackmeeting.org).
Un appuntamento che ogni anno permette a una comunità di riconoscersi e di consolidare i propri principi: libertà di informazione in rete (e non solo), libero accesso alle infrastrutture comunicative, diritto alla riproduzione dell’informazione (no copyright), diritto alla privacy e all’anonimato dell’utenza finale, alfabetizzazione informatica gratuita, battaglia contro i software proprietari e gli ostacoli alla divulgazione della conoscenza, opposizione a tutte le forme di censura e di controllo informatico.
L’hackmeeting è nato nel 1998 da una proposta del collettivo Isole nella Rete (www.ecn.org), e dopo gli appuntamenti degli anni passati a Firenze, Milano e Roma è “approdato” a Catania, nel Centro Sociale Auro. Dal 1998 si porta avanti la volontà di realizzare gli hackmeeting all’interno dei CS, poiché questi si dimostrano i luoghi più adatti per organizzare collettivamente forma e contenuti dell’evento e perché da sempre portano avanti la logica dell’autogestione dei mezzi culturali e materiali che ben si adatta all’etica hacker, un’etica che punta alla condivisione dei saperi, delle conoscenze e all’autoproduzione delle risorse comunicative, rifiutando il concetto di delega.
Il fatto che il CS scelto per l’evento sia stato proprio l’Auro di Catania si è caricato di un ulteriore significato, poiché da parecchi mesi è minacciato di sgombero dalla giunta comunale, che pur promuovendo l’uso di Internet per le nuove generazioni, non ha esitato a colpire proprio questo spazio, sede del FreaKnet Medialab. Il FreaKnet Medialab è uno dei più attivi hacklab italiani, in cui si organizzano corsi di informatica di base su Linux e di amministrazione di sistema Unix, si offrono servizi di posta elettronica gratuiti e bollettini informativi, si impara a “smanettare” e sperimentare con il computer ed è in previsione per il futuro la costruzione di un’emeroteca virtuale.
Nei giorni 22, 23 e 24 giugno si sono ritrovati dopo un anno di “incontri” virtuali nella mailing list di coordinamento hackmeeting@kyuzz.org attivisti digitali e giovani esperti informatici, per la consueta miscela di seminari, “autismo pesante” davanti al computer, campeggio libero, tastiere improvvisate a guanciali per la notte, informazione accurata e attivismo consapevole.
A riprova della volontà di offrire strumenti di crescita e scambio informazionale, è stata la volontà del collettivo organizzatore di non avere un gateway verso l’esterno e di svolgere il meeting solo sulla rete locale: questo per aumentare le possibilità di incontro e di conoscenza per i partecipanti e per favorire lo scambio di informazioni orizzontale, evitando di entrare nel solito meccanismo d’uso individuale della rete al fine di avere pronte risposte senza confrontarsi con il proprio vicino di desktop. Logica che si dimostra povera se si pensa quanto può essere utile entrare in contatto, in situazioni simili, con persone che non si accontentano di formarsi nei libri o attraverso corsi costosi e spesso inutili, ma che fanno della sperimentazione informatica il loro obiettivo primario.
Un altro elemento caratterizzante è stata la numerosa presenza di seminari che si sono svolti non solo il pomeriggio, ma anche la mattina e la notte, che hanno favorito la riflessione su particolari obiettivi e forme di hacktivism senza determinare il consueto scollamento fra teoria e pratica, fra chi teorizza e chi realizza. Sarebbe molto limitativo descrivere il parco dei seminari organizzati seguendo la dicotomia tecnico/teorico, poiché il movimento hacker dimostra concretamente come sia possibile utilizzare la tecnologia per mettere in pratica i sentiti presupposti teorici della propria etica. Dimostra come anche la tecnologia possa essere una forma di attivismo politico.
Seminari come Linux e Telematica di base, orientati allo scopo di alfabetizzare gli utenti meno esperti all’uso del sistema operativo Open Source (codice sorgente aperto) e all’uso degli strumenti base per l’uso della Rete, oppure il seminario sulla Crittorgrafia, o quello sulla Freenet, dimostrano che è possibile opporsi al monopolio della Microsoft, alle lobby economiche che limitano la diffusione (e la reale comprensione) dei saperi informatici, alle logiche di controllo informatico e alla violazione della privacy.
La Freenet, per esempio, è una rete che rende molto difficili i meccanismi di censura e di controllo sull’informazione, favorendo i principi di anonimato e di decentralizzazione. E’ una rete priva di nodi centrali, capace di rendere estremamente complicato il tracciamento delle connessioni al suo interno consentendo quindi la pubblicazione e il recupero di informazioni su Internet in forma anonima e nel rispetto della privacy. Freenet si presenta come un meccanismo di file sharing, ovvero un protocollo per scambiarsi i file, accessibile con un semplice browser attraverso un gatewey visualizzabile su https://freenet.autistici.org.
Un altro progetto che si basa sui principi del diritto alla comunicazione, del diritto alla privacy e all’anonimato, sulla condivisione dei saperi e delle risorse e sull’utilizzo delle conoscenze digitali come strumento per la diffusione di consapevolezze e conflittualità nei confronti di un potere restrittivo della libertà individuale è il server indipendente autistici.org/inventati.org. In realtà si tratta di due progetti complementari (www.autistici.org e www.inventati.org), che offrono spazio web per progetti affini per cultura e orientamento hacktivista, possibilità di pubblicare il proprio sito e di ospitare domini già esistenti, strumenti di posta elettronica e di anonimizzazione digitale (anonymous remailer, chiavi di crittografia), diffusione di materiali e produzioni no copyright.
Inventati.org ospita già dei progetti accomunati dalla condivisione dei principi anti-fascismo, anti-razzismo e non commercialità, realizzati rispettando i canoni dell’accessibilità universale (http://www.ecn.org/xs2web) e la battaglia sulla libera circolazione dei saperi (sensibilizzante all’uso di software non proprietari): progetti come copyDOWN (copydown.inventati.org). Networking a Firenze (docom.inventati.org), Stampaclandestina (www.inventati.org/stampaclandestina). Sono presenti nel server di inventati.org anche alcune Mailing list di progetti ospitati e in via di realizzazione.
A ulteriore dimostrazione di come la creatività si possa unire ai codici informatici è il progetto HasciiCam (in Gnu Public License) presentato durante l’hackmeeting dal suo ideatore Jaromil (ascii.dyne.org). L’Hasciicam, basandosi sulla traduzione delle immagini video in codice ascii, permette la visualizzazione di live ascii video sul web, accessibili a tutti i browser senza aver bisogno di plug-in e facilmente visualizzabili senza lunghi tempi di caricamento.
L’accessibilità e usabilità dell’informazione in rete è quindi un requisito essenziale per garantire la diffusione generalizzata delle informazioni e delle conoscenze, nel rispetto delle condizioni fisiche e delle possibilità economiche degli utenti. Attraverso un seminario tenuto da Ferry Byte, Arclele e Claudio Parrini, sono emersi alcune caratteristiche fondamentali che un sito deve possedere per essere realmente alla portata di tutti: html accessibile anche ai disabili grazie alla descrizione dei contenuti grafici e testuali, mancanza di barriere determinate da software e plug-in aggiuntivi, organizzazione dei contenuti in confromità con i bisogni e le aspettative degli utenti, facilità e immediatezza nel raggiungimento delle informazioni cercate, eliminazione dei tempi lenti di risposta durante la navigazione e considerazione dei principi cari all’ergonomia (la scienza che si occupa dei problemi relativi al lavoro umano in rapporto alla progettazione delle macchine e dei loro dispositivi di intefaccia). A questo proposito è stato analizzato il sito del comune di Catania, evidenziandone i deficit rispetto ai servizi informatici che una struttura pubblica realmente funzionale dovrebbe garantire. Interessante al proposito, anche la verifica sui principali motori di ricerca del top-ranking delle primarie parole chiave scelte nella progettazione del sito del Comune di Catania (anche in questo caso poco funzionali), analisi che dimostra l’importanza dei motori di ricerca nella selezione delle informazioni in rete e nel conferimento di visibilità ad alcune di queste (consultare per il top ranking www.strano.net/chaos o il testo I Motori di ricerca nel caos della rete di Ferry Byte e Claudio Parrini, Shake Edizioni).
Ma l’hackmeeting non è stato solo un interessante viaggio nel mondo del digitale e della tecnologia informatica, è stato anche un’occasione di riflessione fra chi, lavorando con la tecnologia e negli ambienti dell’informazione, si trova spesso in una situazione di sfruttamento lavorativo, coinvolto nella logica della flessibilità, spesso accompagnata da contratti precari, isolamento lavorativo e orari di lavoro espansi e mal tutelati: non bisogna dimenticare che molti dei partecipanti si trovano a lavorare per aziende o società della new economy, in principio strapagati e ora, in epoca di affievolimento del boom economico, in situazioni di disagio e sfruttamento. Per questo è stato messo in atto un altro seminario, Reddito e lavoro nella Net-Economy (www.ecn.org/sortal), in cui si è riflettuto sulle possibilità di autorganizzazione lavorativa partendo dalle esperienze vissute dai partecipanti nella propria vita quotidiana. Reale e virtuale messi a confronto.
Infine, sulla scia della compenetrazione fra teoria e pratica, fra hacktivism e politica, fra attivismo digitale e protesta globale, si è organizzato il seminario collettivo The Art of Campaigning, finalizzato ad individuare obiettivi e strategie comuni di protesta. Si è riflettuto su modi e estetica nel mettere in atto campagne di informazione e di controinformazione, strategie di conflitto culturale e di sabotaggio mediatico, uso delle pratiche di hacking per supportare l’azione diretta dei movimenti sociali. E le menti vanno subito alla pratica del netstrike, trasposizione in rete di un sit-in pacifico, organizzato allo scopo di bloccare temporaneamente il traffico dei siti oggetto della protesta conseguentemente al collegarsi contemporaneo di diverse persone al sito in questione.
Il netstrike è quindi un’azione di protesta collettiva, a carattere simbolico, come un corteo reale: lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso varie questioni (i test nucleari, la pena di morte, lo sgombero di un Centro Sociale, ecc.), diffondere capillarmente in rete e nei vari media i motivi della protesta e determinare la visibilità delle tematiche supportate attraverso il temporaneo rallentamento del servizio del sito che rappresenta la realtà oggetto della contestazione. Dopo la “performance”, il sito ritorna allo stato di normalità.
La pratica del Netstrike è stata recentemente messa sotto accusa dalla magistratura di Genova, che, sull’onda delle inchieste sul post-G8, ha proceduto al sequestro del sito www.netstrike.it, un sito a carattere informativo in cui essenzialmente se ne descrivevano finalità e modalità. Conseguentemente a comunicati del gruppo di lavoro netstrike.it e ad un’opera di sensibilizzazione internazionale sul fatto avvenuto, il sito è tornato ad esistere su diversi mirror (siti “specchio”), dimostrando ancora una volta la forza di un movimento nei confronti degli atti censori verso pratiche che sono sempre state considerate perfettamente legali. Mirroring in progress: Indymedia, Contrast, Xoom, Basque-Red, Digilander, Paradigme, Geocities, Tapiro, Bonsai, Internodium, Nayma, Markoer, Basthard, Macchimacchi, Coguaro, X-8X8-X, Red-Planet, Sindominio, Nodo50, Errai.
Da tutto questo è chiaro che il movimento degli attivisti digitali non si esaurisce unicamente nell’organizzazione degli appuntamenti annuali chiamati hackmeeting, ma costituisce una rete capillare di tutti coloro che lottano per i principi di libera diffusione delle informazioni in rete e della libertà di espressione più in generale. L’hackmeeting è uno dei tanti nodi di questa rete, che probabilmente il prossimo anno si materializzerà a Bologna, sede proposta per il prossimo ritrovo nazionale degli hacktivist durante l’Assemblea conclusiva del meeting a Catania. Rimando per la discussione sull’organizzazione dell’evento alla mailing list di coordinamento aperta a tutti: hackmeeting@kyuzz.org.
*Socializzare saperi senza fondare poteri: frase del militante Primo Moroni, utilizzata come apertura del proprio progetto dal collettivo autistici.org/inventati.org