Conoscere in digitale - Hacker Art
L’ARTE COME ATTITUDINE…
HACKER ART= HACKER+ART= L’attitudine a battersi per la libertà di informazione in rete - il libero accesso alle infrastrutture comunicative - il diritto alla riproduzione dell’informazione (no copyright) - l’alfabetizzazione informatica gratuita - gli ostacoli alla divulgazione della conoscenza - tutte le forme di censura e di controllo informatico - la privacy e l’anonimato: tutto questo è HACKING e tutto questo si fa ARTE, se si supera lo stesso concetto di Arte e lo si rende pratica/azione/interazione collettiva in contaminazione/evoluzione progressiva.
…ATTITUDINE ESPRESSIVA…
Il termine HACKER ART viene inventato da Tommaso Tozzi nel 1989 che lo teorizza successivamente nel libretto “Happening Interattivi sottosoglia”. L’HACKER ART porta all’estremo il concetto di arte aperta: si realizza attraverso la libera diffusione, creazione, manipolazione di informazione determinando un fluire incontrollato di dati digitali. Chi partecipa a questo processo si inserisce in una rete di contaminazioni creative, originando l’evento artistico con la propria azione spontanea. L’HACKER ART è paragonabile ad un virus, che si sviluppa dinamicamente attraverso i nodi della rete, provocando la progressiva contaminazione degli elementi coinvolti nel processo creativo. L’HACKER ART si manifesta come una forma di scambio aperto fra gli individui, in cui tutti sono contemporaneamente fruitori e produttori di informazione.
…E PRATICA REALE…
L’HACKER ART non si realizza attraverso la creazione di prodotti artistici oggettuali, ma trae origine da pratiche reali individuali e collettive, finalizzate a dare vita a reti di relazioni fra gli individui. Chi fa HACKER ART si batte per garantire a tutti indiscriminatamente l’accesso all’informazione e la libertà di comunicazione ed espressione, dando vita a contesti interattivi in cui sia possibile esprimersi liberamente e senza vincoli. L’HACKER ART ha come finalità principale quella di creare contesti di interazione viva fra le persone. In questo senso, i vari media tecnologici possono essere usati per mettere in relazione gli utenti, con l’idea di avviare una comunicazione rizomatica, autogestita e processuale.
…IN RETE…
Nel 1990 Tommaso Tozzi dà vita alla BBS Hacker Art, la prima BBS (banca dati telematica) italiana a proporsi come opera d'arte (esposta alla mostra “Anni Novanta” organizzata da R. Barilli nel 1991 alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Bologna). Hacker Art BBS: una banca dati casalinga a cui tutti possono accedere attraverso il modem - per leggere, lasciare, manipolare dati, filosofia, testi vari, immagini, creazioni individuali o collettive - una mostra d’arte collettiva in divenire - una galleria d’arte in progress - al di fuori di ogni sistema artistico chiuso - una fanzine d’arte con messaggi di controinformazione – un’opera di arte interattiva senza copyright. Nel 1993 H.A.B. diviene uno dei quattro nodi italiani (con Decoder BBS, Senza Confine BBS e Bits Against Empire) a dare vita a "Cybernet" la prima rete telematica cyberpunk italiana e, l’anno successivo, ospita una decina di network nazionali ed internazionali scindendosi in due BBS: Virtual Town TV e Virtual Town Mail, autogestite dal gruppo Strano Network (www.strano.net) fino al 1999.
Info nel sito www.hackerart.org.
…NEI CENTRI SOCIALI…
Nel 1998, da una proposta del collettivo Isole nella Rete (www.ecn.org), prende vita l’esperienza degli HACKMEETING, una tre giorni di condivisione di saperi, scambio di conoscenze e autoformazione gratuita sulla tecnologia, attraverso corsi e seminari autogestiti e la possibilità di reperire informazioni preziose mettendo in rete i propri computer con quelli degli altri partecipanti. Dal 1998 gli HACKMEETING si realizzano all’interno dei CS, luoghi in cui da sempre si porta avanti la logica dell’autogestione dei mezzi culturali e materiali che ben si adatta all’etica hacker, un’etica che punta alla condivisione dei saperi, delle conoscenze e all’autoprodu?????l?S??????zione delle risorse comunicative. Anche un HACKMEETING può essere considerato una forma di HACKER ART, perché reale esempio di un processo aperto che si concretizza nell’azione orizzontale e autogestita di una collettività di individui, un’arte che si fa concretamente pratica reale. Tutti sono invitati a partecipare agli HACKMEETING, portandovi la propria esperienza nell’ottica di una condivisione del sapere. L’organizzazione degli HACKMEETING è orizzontale e avviene attraverso la lista hackmeeting@kyuzz.org, pubblicata sul web alla URL http://www.ecn.org/lists/hackit99/index.html.
Info nel sito www.hackmeeting.org
…NEI MUSEI…
Il concetto di HACKER ART può essere applicato anche alla pratica di aprire i musei alle relazioni collettive, alla vita reale, all’attivismo mediatico, tecnologico e politico, per superare la logica che fa dei musei i sacrari della cultura e degli equilibri/squilibri di potere, rendendovi invece possibile il coevolvere di emozioni, azioni e progettualità dinamiche. Ciò che è esposto in un museo è la conseguenza di determinati processi vitali: per questo appare a mio avviso logico portare questi processi dentro un museo, perché è con il fare, l’azione, le pratiche reali che si genera il nuovo. “Il museo deve essere un’entità virtuale connessa in un network globale tramite computer, modem e linee telefoniche. Dunque una struttura decentralizzata potenzialmente nelle case di ogni persona” (...) “Il ruolo dell’artista non è più quello del produttore di ‘merce artistica’, ma di colui che produce network. Creare ‘socialità’ e agevolare la possibilità di vivere in un mondo dove la comunicazione sia il più possibile aperta è il ruolo dell’artista, alla pari di chiunque creda nei valori del termine libertà” (T.Tozzi, Una proposta per un Museo Telematico di Arte Interattiva, 1993).
More Info:
AHA: ACTIVISM-HACKING-ARTIVISM
Nell’ottica di aprire il concetto di arte alle pratiche-azioni-contaminazioni collettive, cito l’esperienza della mostra AHA: Activism-Hacking-Artvism, con la speranza che possa dare il via a numerosi altri episodi di contaminazione/espressione collettiva all’interno di una struttura pubblica-istituzionale.
AHA ha preso forma nel Febbraio-Marzo 2002 presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell'Università di Roma "La Sapienza", integrando l’attività di diversi collettivi/soggetti che agiscono attualmente nell’ambito mediatico, tecnologico e artistico.
AHA sta per Activism = attivismo politico, Hacking = attivismo tecnologico, Artivism = attivismo artistico: è nata come riflessione dopo le manifestazioni di luglio contro il vertice del G8 di Genova, importante esperienza per chi oggi costruisce informazione dal basso, attraverso telecamere amatoriali, siti internet di movimento, circuiti di radio indipendenti. AHA ha evidenziato un percorso collettivo, frutto di un movimento che dai primi anni ottanta si batte per un uso indipendente e autogestito dei media (video, computer, radio e testi scritti) ed è stata una riflessione sulla sperimentazione artistica che fa uso del digitale.
La mostra ha dato vita a un network all’interno del museo, integrando video, performance, siti internet e autoproduzioni, “opere” realizzate da gruppi indipendenti e singoli attivisti. Per citarne alcuni: il collettivo Isole Nella Rete, Indymedia Italia, Radio GAP, Strano Network, Tactical Media Crew, Candida TV, Netstrike.it, AvANa.net, Autistici/Inventati, copyDOWN, Dyne.org, gli artisti e attivisti Giacomo Verde, Tommaso Tozzi, i GMM (Giovanotti Mondani Meccanici), Massimo Contrasto, Federico Bucalossi, Claudio Parrini, Ferry Byte, Arclele, Mariano Equizzi, la compagnia teatrale Neguvon e le riviste Decoder e Neural.
Immagine Hacker Art: “Hacker Art”, Tommaso Tozzi, 1989