HO CHIESTO... Ho sentito l'esigenza, attraverso questa richiesta, di porre l'attenzione su di un mezzo di comunicazione (la tivu') che divenendo sempre piu' interattivo, costituira' anche un vero e proprio luogo di espressione.

HO CHIESTO A DELLE PERSONE, DI
PRESENTARE LE IMMAGINI (E DEI
PENSIERI IN MERITO) CHE NON
VORREBBERO VEDERE IN TELEVISIONE

La situazione e' questa:

Un televisore acceso, un telecomando per poter passare da un canale all'altro a proprio piacimento, una macchina fotografica, per fotografare l'immagine video che rappresenta il messaggio informativo che non desidereremmo vedere, una macchina da scrivere od altro, per registrare le eventuali considerazioni relative alla questione.

Il tutto si concentra nella realizzazione di immagini formate da serie di fotografie messe insieme.
Da questo materiale sono stati prodotti: due video, due musicassette, interventi su foto, elaborati vari, una dispensa, un ipertesto (500Kb).

Il risultato di quest'operazione rappresenta il desiderio di coloro che hanno partecipato alla mia richiesta, di rifiuto e di critica verso la fruizione di certi tipi di informazione.

Riporto il mio testo dal titolo ENTROPIA

"...Se il potere delle comunicazioni di massa impone griglie e modelli interpretativi alla realta' e alle proprie pratiche discorsive, se organizza il mondo in una "agenda" o costruisce le proprie notizie secondo regole indipendenti dal rispetto dei fatti, le leggi dell'entropia dovrebbero spingerci a individuare altrove spazi di liberta' espressive sempre piu' ampi o, almeno luoghi di concentrazione di una energia simbolica apparentemente dispersa e inutilizzabile, ma in realta' disponibile a essere riciclata in forme espressive originali.
Si puo' dire, allora, che all'aumento di ordine e di sapere socializzato che le comunicazioni di massa istituzionalmente inducono corrispondano ad altri livelli "nuove" culture della iterazione simbolica, "nuovi" modelli e prodotti simbolici?"(G.BETTETINI)
"Dal tempo in cui ho scritto questo racconto ("Entropia") ho continuato a cercare di capire l'entropia, ma piu' leggevo, piu' diventavo confuso circa il suo significato" (T.PYNCHON)
Il presentare fotografie di immagini che non vorremmo vedere in televisione, rappresenta anche, in senso lato, la "morte" o meglio l'assenza di quelle che vorremmo vedere.
La consapevolezza di questa assenza mira a denunciare la nostra impossibilita' di poter essere partecipi, non tanto alla gestione del sistema di informazione della televisione (in questo caso), quanto all'opportunita' negata di interagire con tale mezzo di comunicazione; il che ci rende in parte passivi di fronte all'enorme flusso di messaggi.
Ora, questo problema risulta di natura strettamente economico-politica, quindi assai complesso da prendere in esame.
Il mio lavoro si sviluppa in una sorta di attivazione di un meccanismo che si realizza nello sforzo, nel tentativo di creare dei luoghi, le foto, il video e gli scritti, in cui ogni singolo abbia la possibilita' di esprimere direttamente agli altri, il proprio sentimento di dissenso verso la diffusione di certe immagini.
Creare dei luoghi, ma anche delle assenze, non fini a loro stesse, ma specie di assenze/tensive, mediante le quali riflettere su questo aspetto della comunicazione.
Dunque tutt'altra cosa e' spengere la tivu' o cambiare canale nel momento che appaiono immagini non desiderate, fatto meramente privato che si limita solo ad una nostra censura personale.
Mentre attraverso la presentazione della negazione di cio' che vediamo allo schermo, trasmessa agli altri, rappresentiamo idealmente cio' che si potrebbe vedere.
"Del resto il concetto di Realta' Artificiale come strumento di comunicazione si basa proprio sull'idea di spazio astratta, che coincide con l'informazione contemporaneamente a disposizione degli interlocutori" (M.W.KRUEGER)

IX.1993
C. Parrini


Per partecipare artinvito@dada.it


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