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Nel maggio 1998 viene distribuito da "Repubblica" un CD-ROM dal titolo "La mafia, 150 anni di storia e storie". Un lavoro molto ricco sul piano documentale, ma sul quale leggiamo:

Si è parlato di un presunto appoggio mafioso allo sbarco in Sicilia degli alleati del 10 luglio 1943, un vero e proprio pactum sceleris ottenuto con la mediazione delle "famiglie" americane e sancito in un codicillo segreto aggiunto all'armistizio firmato il 3 settembre a Cassibile fra alleati e Italia.
In realtà non sono stati trovati documenti che attestino l'esistenza di simili patteggiamenti: è del resto improbabile che la mafia siciliana, in una situazione di oggettiva debolezza dopo la repressione fascista, potesse addirittura influire sugli esiti del conflitto. Gli alleati, poco consapevoli della situazione siciliana, espressero anzi forti preoccupazioni per la possibile ripresa del potere mafioso, anche se, su suggerimento dei maggiorenti locali, spesso misero mafiosi a capo dei comuni.

Pensavamo che il ruolo degli alleati, ed in particolare della loro componente statunitense con a capo l'OSS, nella rinascita della mafia nel sud Italia fosse un fatto ormai storicamente acquisito suffragato da ampia documentazione, proveniente in gran parte dai documenti derubricati dei servizi segreti USA, ed invece... Per suffragare le loro tesi gli estensori del CD-ROM riportano alcuni atti parlamentari:

La relazione prefigura l'esistenza di un allegato all'armistizio fra Italia ed alleati in cui si sarebbe garantita l'impunità a molti mafiosi che avrebbero collaborato con gli americani. Il carteggio successivo ricostruisce le fasi della vana ricerca di questo documento presso gli archivi del ministero degli esteri.

1.
Mafia 1943.

Gli eccezionali e precipitosi avvenimenti del 1943 diedero l'avvio alla riorganizzazione dei mafiosi, secondo uno schema nuovo, in senso assoluto.
I decreti-legge del 1941-42 e 1943 che sospesero le disposizioni legislative di pubblica sicurezza del 1926, per le necessità belliche, venendosi a trovare la Sicilia in pieno fronte, permisero il rientro dei vecchi capi-mafia dal confino di polizia ai comuni di origine. In queste località li raggiunse, con una meticolosissima attenzione, la ricerca spionistica americana. Esistono oggi motivi abbondanti per ritenere valida a tutti gli effetti la supposizione di un preciso collegamento tra i vari capi-cosca americani ed i residui della vecchia mafia. Questo collegamento ebbe successo per la complicità di elementi infedeli del Ministero dell'interno dell'epoca, che solo poteva detenere l'elenco dei mafiosi confinati, e per l'attivismo particolarmente vivace dei residui delle vecchie formazioni partitiche distrutte dal regime fascista. I comitati Sicilia e libertà, di infausta memoria ne sono la testimonianza. Nessuno storico contemporaneo, per quanto se ne sappia, ha ancora affrontato la vera storia della nascita e dei collegamenti dei comitati Sicilia e libertà formatisi nella clandestinità tra il 1942 e il 1943.
Intanto, si puņ sottolineare che prima ancora della occupazione alleata dell'Isola siciliana i vecchi capi-mafia furono praticamente elevati a dignità politica di primo ordine; addirittura a dignità politica di liberatori. E' questo il punto di partenza del cammino mafioso di cui la Commissione d'inchiesta è tenuta a rispondere. La dignità politica conquistata dalla mafia è un dato innegabile ed assurge a verità storica di incalcolabile portata. Se le notizie che provengono dagli archivi di oltre Atlantico e di oltre Manica relative alle vicende italiane dal 1942 al 1947-48 saranno ancora più chiare e definite, pieno giudizio potrà essere fatto sulle responsabilità morali e storiche non soltanto dei vincitori della guerra, ma anche di quelle dei politici antifascisti.

Come tutti possono constatare anche da tali documenti appare evidente il ruolo non solo dei sevizi USA nella ricostituzione della mafia, ma anche quello non secondario del nostro ministero degli Interni. Ma ecco che la commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia, prosegue la sua relazione nella vana ricerca di un allegato all'armistizio stipulato tra l'Italia e gli alleati:

Conoscere, finalmente, l'elenco predisposto in allegato all'articolo 16 del trattato di pace del 1943 potrà dare la dimensione della inconcepibile valorizzazione della mafia nella storia contemporanea.    Di che meravigliarsi, allora? Le garanzie politiche in favore della mafia ebbero precisi riferimenti in tutti i campi della vita siciliana. Piano regolatore di Palermo 1943; commissariati comunali nella Sicilia Occidentale; separatismo e regionalismo; bandito Giuliano; cosche delittuose varie. Non tutto puņ essere oggi documentato nel materiale acquisito dalla Commissione, ma la Commissione sa della esistenza negli uffici pubblici statali, regionali, comunali delle prove più evidenti della logica che ha guidato l'espansione mafiosa nella vita nazionale italiana.

E qui inizia l'inutile ricerca dell'allegato all'art. 16 del trattato di pace del 1943. E' ovvio (ma evidentemente non per tutti!) che anche ne caso in cui tale documento fosse esistito, non sarebbe mai stato derubricato dalla classificazione top-secret e quindi mai reso pubblico. Stragi di Stato ha cercato di raccogliere ampia documentazione sul ruolo degli alleati, ed in particolare degli USA, nell'appoggiare e finanziare nel dopoguerra in Italia non solo del potere mafioso, ma anche di quello delle logge massoniche più o meno coperte, dei gruppi neofascisti e neonazisti, dei potentati finanziari, dei servizi segreti, non deviati, ma organicamente impegnati a reprimere con ogni mezzo qualsiasi istanza di emancipazione popolare. Quindi, anche se questo è un ipertesto, non staremo a dare qui un lungo elenco di collegamenti (in fondo basterebbe la foto di Vito Genovese in divisa dell'esercito USA affabilmente ritratto con Salvatore Giuliano), ma vi invitiamo a leggere con attenzione tutto ciņ che abbiamo riportato e che è ampiamente documentato.
Ma vediamo come prosegue la ricerca dell'allegato all'art. 16:

Onorevole Senatore,
1. rispondo alla cortese lettera n.923/D-4240 del 20 giugno u. s. con la quale Ella mi ha chiesto l'acquisizione agli atti della Commissione da Lei presieduta di "un documento fino ad ora non reso pubblico, che sarebbe allegato all'art. 16 del trattato di armistizio stipulato nel 1943 tra l'Italia e le Potenze Alleate". Per aderire alla richiesta stessa ho subito disposto accurate ricerche di archivio: le rimetto, allegato alla presente, un appunto attinente ai primi risultati delle ricerche medesime.
Mi è grata l'occasione per confermarle, Onorevole Senatore, i sensi della mia più alta considerazione.

APPUNTO PER L'ON . MINISTRO

2. Si ha l'onore di far riferimento al quesito proposto da V.E., circa la lettera, in data 20 giugno 1974 con la quale il Sen. Carraro ha chiesto che sia acquisito agli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia "un documento, fino ad ora non reso pubblico, che sarebbe allegato all'art.16 del trattato di armistizio stipulato nel 1943 tra l'Italia e le Potenze Alleate". Dalle ricerche all'uopo svolte tra i documenti di archivio disponibili in questo Ministero, non è stato possibile accertare, in punto di fatto, l'esistenza di un documento nel senso predetto. Esso non risulta allegato al testo del cosiddetto "armistizio corto" (firmato a Cassibile il 3 settembre 1943) né al testo del cosiddetto "armistizio lungo” (condizioni aggiuntive o "atto di resa dell'Italia"), sottoscritto a Malta il 29 settembre 1943.
Si rileva d'altra parte che il "corto armistizio", composto di dodici punti, contiene disposizioni esclusivamente militari, e che il "lungo armistizio", costituito da 44 articoli, non contiene disposizioni alle quali il documento di cui trattasi avrebbe potuto, in qualche modo, ricollegarsi. Si è quindi portati a ritenere che la notizia, almeno nei termini in cui è prospettata, non sia esatta.     Partendo dall'ipotesi che il documento di cui trattasi avrebbe potuto essere più verosimilmente formato all'atto della restituzione della Sicilia all'amministrazione italiana, si è estesa la ricerca anche in tale direzione, ma non si è conseguito alcun risultato.    Allo stato dell'informazione, non si è pertanto in grado di identificare il documento richiesto. Sono comunque in corso, da parte del competente Ufficio Storico e Documentazione, ulteriori ricerche che si stenderanno in ogni possibile direzione, e sul cui eventuale esito positivo si fa riserva di dare notizia.

Dopodiché non si hanno altre notizie in merito.
Nello stesso CD-ROM, comunque, ritroviamo poi ricostruzioni che suffragano la tesi di un ruolo attivo degli USA nell'appoggiare il potere mafioso:

L'emergere di figure mafiose e la ripresa del potere politico della mafia in seguito allo sbarco degli alleati è da imputare al fatto che gli americani, seguendo le indicazioni e i suggerimenti dei notabili locali, attribuirono incarichi municipali a personaggi mafiosi che, per i provvedimenti restrittivi cui erano stati sottoposti durante il periodo fascista, si presentavano anche come perseguitati politici. Insomma, non furono tanto gli americani a servirsi della mafia, quanto quest'ultima a sfruttare con intraprendenza la nuova situazione per riemergere.

Sembra proprio che negli estensori ci sia la precisa volontà di voler negare anche l'evidenza. Possibile che una potenza come gli USA, uscita vincitrice da un confronto armato mondiale, che in casa propria ha ben sviluppato il fenomeno mafioso si faccia usare dalla mafia? Possibile che i servizi alleati siano così sprovveduti? No, non è possibile! Ma gli estensori proseguono la loro improbabile ricostruzione ammettendo perņ alcuni fatti che ormai sono fatti storici acquisiti, come il ruolo di Lucky Luciano (vedi la cronologia di Stragi di Stato - anno 1942):


Quanto ai mafiosi italo-americani, arrivarono in Italia a volte perché espulsi dagli Stati Uniti, alla spicciolata, e non tutti si stabilirono in Sicilia: Lucky Luciano giunse nel 1946, a seguito di presunti favori al servizio del controspionaggio della marina americana, e si stabilì a Napoli; Francesco Paolo Coppola, dopo un primo soggiorno nel 1948, si trasferì definitivamente nel 1950, a Pomezia, vicino a Roma; Joe Adonis (Giuseppe Doto) e Frank Garofalo si stabilirono a Milano rispettivamente nel 1953 e nel luglio 1957. Il loro ruolo in questi primissimi anni non appare di rilievo. Le affermazioni in senso contrario della Commissione parlamentare antimafia aspettano ancora prove convincenti.

Sembra proprio di assistere al tentativo di arrampicarsi sugli specchi per dimostrare l'indimostrabile. Anche in questo caso rimandiamo a tutti i casi citati in Stragi di Stato in cui questi ed altri boss mafiosi hanno avuto ruoli di primo piano nella ricostruzione del potere mafioso in Italia, basterebbe citare i ruoli di Vito Genovese e Calogero Vizzini.
E' incredibile come, non capiamo bene in base alla difesa di quali interessi, tutto si faccia pur di salvare l'immagine dei liberatori americani. Ma anche gli estensori del CD-ROM, proseguendo nella cronologia degli avvenimenti non possono fare a meno di constatare gli effetti di tre anni di presenza alleata in Sicilia:

Una relazione dei carabinieri della fine del 1946 mostrņ quanto la mafia avesse rafforzato la sua presenza nella realtà dell'isola nei tre anni successivi allo sbarco alleato. Le caratteristiche del fenomeno rimandano a tanti rapporti dell'Ottocento: la protezione-estorsione nei confronti dei proprietari, l'omertà diffusa, gli ambigui rapporti col banditismo, i contatti col mondo politico, un certo livello di organizzazione interprovinciale.
Ancora una volta la risposta fu individuata unicamente nel ricorso a mezzi di polizia eccezionali, mentre non si ebbe il coraggio, in quella occasione, di affrontare a fondo il nodo dei rapporti fra mondo mafioso e poteri legali.

Concludendo, ci dispiace constatare che deriva da simili operazioni editoriali è un'opera di pesante disinformazione sulla storia del nostro paese.
Ma a quanto pare negli ambiti istituzionali, o vicini alle istituzioni, tali operazioni sono molto gradite.
Il 16 ottobre del 1998 leggiamo su repubblica:

Premiato a Francoforte il CD-ROM intitolato "La mafia, 150 anni di storia e storie"... Prodotto e coordinato dalla Mediateca regionale Toscana e realizzato in collaborazione con il Comune di Palermo, il CD-ROM verrà ora fornito a tutte le scuole toscane, attraverso le Province... L'opera ha ricevuto la Mention of merit per la categoria Improving Democracy with Multimedia all'Europrix Multimedia Art '98, la fiera di Francoforte che mira a promuovere le più interessanti produzioni europee nel settore multimediale.

Anche la rivista "Narcomafie" che, solitamente, fa un buon lavoro di informazione sui poteri occulti, pubblica nell'ottobre 1998 una recensione oltremodo positiva del CD-ROM, nella quale leggiamo:

Nei prossimi mesi verrà messa a punto una nuova versione in inglese (del CD-ROM - n.d.r.) appositamente pensata per il vasto mercato statunitense, dove l'opera sarà presentata prima della fine dell'anno.

E così il cerchio si chiude. Gli americani avranno il CD-ROM sulla mafia che attesta che i loro governanti non hanno responsabilità nello sviluppo mafioso in Italia nel dopoguerra!


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