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L’ATTENTATO ALLA SEDE DEL GAZZETTINO DI VENEZIA
DEL 21.2.1978
E LA MORTE DELLA GUARDIA GIURATA FRANCO BATTAGLIARIN
L’attentato contro la sede del Gazzettino di Venezia è certamente il più grave avvenuto all’interno della città lagunare e l’unico ad aver anche provocato una vittima.
Quasi all’alba del 21.2.1978, la guardia giurata Franco BATTAGLIARIN aveva notato un ordigno deposto su un gradino dinanzi alla sede del quotidiano, ma appena egli si era avvicinato e aveva tentato di rimuovere l’ordigno, questo era esploso uccidendolo quasi sul colpo.
L’attentato veniva rivendicato telefonicamente da Ordine Nuovo e gli accertamenti tecnici consentivano di appurare che l’innesco dell’esplosivo (rinchiuso all’interno di una pentola a pressione al fine di aumentarne la potenzialità offensiva) era caratterizzato dalla presenza, come temporizzatore, di una sveglia di marca RUHLA, vero "marchio di fabbrica" della struttura di Ordine Nuovo sin dai tempi degli attentati ai treni dell’agosto 1969, commessi appunto, come molti altri successivi, utilizzando orologi o sveglie RUHLA.
Le indagini condotte all’epoca non consentirono tuttavia di giungere all’identificazione dei diretti responsabili dell’attentato.
A tale episodio ha fatto quello che probabilmente è da considerarsi un primo accenno, Carlo DIGILIO nell’interrogatorio reso a questo Ufficio in data 5.5.1996:
"Ho avuto notizie anche di questo episodio, che avvenne nel 1978 contro la sede del giornale e che provocò la morte di una guardia notturna che era un brav'uomo e che io conoscevo in quanto era iscritto al Poligono di tiro.
Poco dopo l'attentato, come avevo già fatto cenno in un precedente interrogatorio, io andai con Gastone NOVELLA alla caserma San Zaccaria dei Carabinieri dove NOVELLA conosceva il maresciallo COFANELLI del quale era informatore.
In caserma, insieme al maresciallo Cofanelli, c'era un capitano dei Carabinieri che coordinava le indagini e di cui non ricordo il nome, ma solo che era robusto e veniva da Padova.
Ci interrogavano in merito a cosa potessimo sapere dell'attentato, ma in quel momento nè NOVELLA nè io sapevamo niente.
Tuttavia parecchio tempo dopo, durante un incontro con Giampietro MONTAVOCI sulla Riva degli Schiavoni, questi, in un contesto di vari discorsi sulla destra, mi confessò di essere l'autore dell'attentato al Gazzettino.
Durante questo incontro, quando MONTAVOCI fece il primo accenno all'episodio, avevo fatto in modo che si aprisse ed egli, oltre alla sua responsabilità personale, aggiunse che l'attentato era stata una ritorsione conto il Gazzettino che da tempo aveva fatto una campagna di stampa contro la destra.
Dopo l'incontro con MONTAVOCI parlai di quanto avevo saputo con il dr. MAGGI e gli espressi la mia opinione che episodi di tal genere fossero frenati perché l'attentato aveva avuto in città una vasta eco ed era stato causa di discredito per il nostro ambiente che era sospettato.
Inoltre aveva fatto una vittima innocente.
Dinanzi a queste mie osservazioni MAGGI disse che non sapeva che fare e apparve imbarazzato".
(DIGILIO, int. 5.5.1996, ff.5-6).
L’indicazione di Carlo DIGILIO, seppure nella sua incompletezza, riporta ancora una volta alla strategia condotta per anni dalla struttura diretta dal dr. MAGGI.
Giampietro MONTAVOCI, infatti, citato moltissime volte negli interrogatori di Carlo DIGILIO e Martino SICILIANO, era stato per molti anni uomo di fiducia e guardaspalle del dr. MAGGI, aveva collaborato stabilmente alla gestione della dotazione logistica del gruppo e, sfruttando le sue capacità di esperto subacqueo, aveva ingegnosamente allestito un deposito di armi chiuso in un contenitore di alluminio immerso a qualche metro di profondità presso la Spiaggia delle Suore al Lido di Venezia (int. DIGILIO, 29.6.1997, f.3).
Giampietro MONTAVOCI è deceduto in un incidente stradale avvenuto nel 1982 non lontano dal confine italo-jugoslavo.
Trattandosi di reato di notevole gravità e non prescritto ed essendo prospettabile la responsabilità, al di là dell’autore materiale, dell’intera struttura diretta dal dr. MAGGI, gli atti relativi all’attentato al Gazzettino sono stati, in questo caso, trasmessi per competenza alla Procura della Repubblica di Venezia, dinanzi alla quale sono attualmente in corso le indagini a seguito degli ulteriori approfondimenti e particolari forniti sull’episodio da Carlo DIGILIO a tale A.G. in successivi interrogatori.