Date: Thu, 23 Oct 1997 21:07:59 +0100
To: redazionefi@mattina.it
From: Tommaso Tozzi <T.Tozzi@ecn.org>
Subject: Tozzi devolve i soldi del Premio Gallarate (1) Cc:
Bcc:
X-Attachments:
All'attenzione di Roberto Brunelli e Stefano Miliani Primo di 2 messaggi
----------------------------------------------------
Ciao,
in seguito alla telefonata con Stefano Miliani vi mando i comunicati che spiegano il mio progetto artistico per la mostra "Segnali d’opera - arte e digitale in Italia" in corso presso la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate e il modo in cui ho deciso di modificare tale progetto rinunciando ai soldi del Premio (Ł. 3.000.000) per devolverli ad una situazione telematica di pratiche coevolutive mutuali.
Seguono:
- in questo messaggio tali comunicati
- nel prossimo messaggio riporto un inizio di dibattito pubblico (sorto in seguito a tale mia azione) che si sta svolgendo in rete tra me e due altri artisti che partecipano alla suddetta mostra: Mario Canali e Giacomo Verde.
Se lo ritenete interessante, sentitevi liberi di pubblicare tale materiale e se neccessario potete contattarmi per eventuali altre informazioni al 055-485996.
Tommaso Tozzi
----------------------------------------------------
Comunicato realizzato da Tommaso Tozzi:
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Tozzi rinuncia ai soldi del Premio Nazionale Arti Visive "Città di Gallarate".
In una mostra sull’immateriale non è necessario esporre "oggetti" d’arte.
L’artista Tommaso Tozzi ha rinunciato a ricevere i soldi del Premio Nazionale Arti Visive "Città di Gallarate" in quanto ciò implicava il realizzare un "oggetto d’arte" per la mostra "Segnali d’opera - arte e digitale in Italia" che si svolgerà a partire da Domenica 19 ottobre 1997 nella Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate:
Per Tozzi il documentare il lavoro artistico che singoli o gruppi svolgono nelle reti telematiche non ha bisogno di un "surplus" estetico che si concretizza in una presenza oggettuale all’interno di una galleria d’arte. E’ sufficiente (nel caso del suo lavoro svolto insieme al gruppo Strano Network) garantire l’esistenza di postazioni pubbliche che in modo ‘permanente’ (e non solo in occasione della mostra) diano a chiunque la possibilità di accedere gratuitamente a tali reti telematiche. In tal senso Tozzi ha deciso di non presentare alcun ‘oggetto’ artistico all’interno della suddetta mostra, ma di realizzare come "operazione artistica" la donazione dei soldi del Premio alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate (luogo della suddetta esposizione) chiedendo che tali soldi vengano utilizzati per finanziare la realizzazione nella suddetta galleria di una struttura informatica di accesso pubblico e gratuito a Internet che faccia parte del nascente archivio documentativo sul rapporto tra arte e nuove tecnologie digitali e multimediali. Per Tozzi l’opera d’arte si risolve in uno schema di relazioni tra persone, istituzioni, e cose che garantisce ad ogni parte di coevolvere mutualmente, ovvero di trarre benefici dall’essere in connessione con altri. In tal senso l’oggetto d’arte se isolato e preso di per se è solo un feticcio dell’interattività, mentre tale interattività è garantita solo dall’esistenza di uno schema (e dunque anche di una struttura) che mette in relazione cose e persone in modo realmente libero e orizzontale. ‘Opera’ e ‘artistica’ è dunque ogni attività svolta nel campo della scienza, della cultura, del volontariato e della pura e semplice vita quotidiana, che favorisca l’esistenza di comunità virtuali e reali libere in cui ogni individuo ha di fatto pari opportunità di ogni altro. Poiché esistono già esempi di iniziative individuali o collettive nel sociale rivolte in tale direzione, il lavoro di Tozzi ribadisce la necessità che tali entità vengano considerate ‘artistiche’ e che il loro lavoro (in ciò intendendo una complessità inseparabile di azioni, relazioni, e materiali prodotti da tali entità) sia considerato un’opera d’arte senza che nel fare ciò vengano realizzati ‘feticci’ di opera all’interno di gallerie d’arte che implicano spese supplementari e non necessarie per le istituzioni che le organizzano. Ecco dunque che il finanziamento di un lavoro artistico non deve essere il finanziamento della realizzazione di un oggetto d’arte esposto in mostra, ma il finanziamento diretto di ogni attività che si ‘opera’ nel senso descritto sopra (se dunque si vuole finanziare il lavoro artistico di Tozzi, andrebbe finanziata direttamente l’attività che l’artista svolge insieme all’associazione culturale senza scopo di lucro Strano Network di realizzazione di un sito web che documenta e porta avanti la difesa dei diritti dell’utente telematico, senza nel fare ciò chiedere all’artista di realizzare un ‘surplus’ estetico da esporre come oggetto artistico, in quanto tale prassi quotidiana va già essa considerata l’opera d’arte di Tozzi). Per tali motivi Tozzi preferisce non esporre alcun oggetto all’interno della Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, ma considerare suo lavoro artistico: la donazione dei soldi del Premio alla della Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate affinche realizzi una struttura informatica che dia a chiunque pari opportunità di accedere in Internet. La convinzione di Tozzi è che come nel suo caso (attraverso il lavoro svolto con l’associazione culturale Strano Network), anche nel caso degli altri artisti presenti in mostra, il vero lavoro artistico venga svolto in altri ambiti e non si risolva in uno degli oggetti presentati in mostra, ma nel ‘senso’ che le ricerche di tali artisti producono con la loro attività quotidiana. Che tale ‘senso’ non può essere espresso in un oggetto, ma può vivere solo nella prassi quotidiana all’interno della quale tale senso viene prodotto e messo in atto. Che il contesto ‘artistico’ della galleria e di ogni retorica ‘estetico/celebrativa’ connessa ad essa deforma e trasforma tale senso e lo sussume all’interno di una classe di significati e valori che ne stravolge non solo il valore ma anche le potenzialità fattuali. Che dunque l’arte digitale, virtuale, evolutiva, etc. va cercata più nelle zone dove viene realizzato il software, viene distribuito, vengono create strutture che ne garantiscano la operatività, che ne risolvono le questioni etiche ad esso connesso, etc, in tali zone prese nella loro complessità e non va cercato dunque nel feticcio ‘grafico’ o ‘grafico/interattivo’ esposto in una galleria d’arte. L’unico modo affinche abbia un senso lavorare con ‘oggetti artistici’ in una galleria d’arte è che tale struttura si trasformi in una ‘zona’ operativa come può essere l’esempio del nascente progetto di archivio descritto sopra. Dunque va abbandonata definitivamente la separazione tra momento ‘operativo’ dell’arte e momento ‘celebrativo’. Va abbandonata nel senso che debbono cessare di esistere luoghi e eventi dell’arte che si riducono a momenti retorici della medesima e nel fare ciò pesano sulle finanze collettive e va altresì potenziata una loro trasformazione in zone che realmente incidano nella costruzione di schemi di coevoluzione mutuale. Si deve smettere di realizzare mostre d’arte per realizzare al loro posto zone comunitarie artistiche.
---
Di seguito il comunicato che l’artista Tozzi presenta come ‘opera d’arte’ all’interno della mostra mostra "Segnali d’opera - arte e digitale in Italia" che si svolgerà a partire da Domenica 19 ottobre 1997 nella Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate:
www.dada.it/stranet/wd/
Avendo preso atto delle premesse teoriche del XIX Premio Gallarate, essendo pressoché d'accordo sulla maggioranza dei punti espressi in tali premesse e comunque sulle tematiche nodali, dato che non ritengo coerente a tali premesse la presenza del mio lavoro artistico in tale mostra nella forma attuale, dato che ritengo più coerente a tali premesse il potenziare la realizzazione di un archivio di documentazione pubblico sulle questioni enunciate (progetto che vedo nelle intenzioni della Galleria d'arte moderna di Gallarate) in modo che gli intenti teorici abbiano una maggior possibilità di essere diffusi, dato che ritengo le spese affrontate dalla struttura per l'aspetto 'celebrativo' del Premio (vedi, almeno nel mio caso, l'esposizione di un computer, il suo noleggio, la sua custodia, le spese dell'installazione, il pernottamento, il vitto, etc.) un elemento non necessario alla diffusione di tali intenti teorici ed al favorire un processo che porti tali idee a tradursi in prassi quotidiana, dichiaro di modificare il mio progetto di opera trasformando il mio lavoro artistico nel seguente 'oggetto' d'arte:
- rinuncio ai soldi del Premio, oltreché ad ogni spesa prevista per il mio viaggio, alloggio e vitto per devolverli alla struttura che si occuperà di realizzare l'archivio documentativo suddetto. - chiedo di restituire ogni oggetto richiesto per la realizzazione della mia installazione in mostra al negozio che lo ha fornito, in tal modo recuperando, se possibile, parzialmente i soldi dell'eventuale noleggio o dell'eventuale acquisto per devolverli alla realizzazione del suddetto archivio. Nel caso non fosse stata prevista alcuna spesa per tali macchinari, chiedo che essi siano utilizzati da coloro che si occupano della realizzazione dell'archivio in questione per svolgere il lavoro ad esso inerente. - chiedo che il presente comunicato venga fotocopiato e distribuito all'entrata della Galleria d'Arte Moderna di Gallarate durante il periodo della mostra, in modo da garantire oltre alla spiegazione del lavoro artistico una visibilità e promozione del sito di Strano Network all'interno del quale il lavoro viene svolto: www.dada.it/stranet/wd/
- il progetto di realizzazione di pagine web sul sito di Strano Network, progetto che andava ad arricchire i materiali già presenti realizzati dall'Ass. Cult. Strano Network, sarà comunque realizzato seguendo i criteri e le modalità di lavoro dell'associazione. Se dunque si ritiene che tali materiali abbiano un senso all'interno della rete e se ne vuole finanziare una loro produzione, chiunque può farlo effettuando una donazione all'associazione per mezzo di un versamento sul c/c postale n. 11254505 di Firenze
intestato a "Associazione Strano Network", Via XXIV Maggio 14, 50129 Firenze In tal modo il finanziamento della realizzazione di tali pagine web non avrà bisogno dell'alibi della realizzazione di un'opera all'interno della Galleria d'Arte Moderna di Gallarate e dunque delle spese supplementari inerenti a tale aspetto del lavoro. In tal senso ribadisco l'"artisticità" di tante ricerche e pratiche, nel campo della scienza, della cultura, del volontariato o della pura e semplice vita quotidiana, che favoriscono la scoperta o la semplice realizzabilità di quei valori e intenti artistici che leggo nelle premesse teoriche della mostra, e nel fare ciò senza porsi come ricerche o pratiche "artistiche" esse stesse. - rinuncio alla realizzazione di un cd-rom che documenti le pagine web in questione e chiedo che vengano utilizzati parte dei soldi devoluti alla realizzazione dell'archivio suddetto per far si che in tale archivio venga garantita l'esistenza di un punto di accesso pubblico gratuito a internet all'interno di suddetto archivio, in modo che da tale postazione sia possibile per tutti in modo permanente (e non solo in occasione della mostra) accedere ad internet e quindi anche al sito di Strano Network.
Di seguito espongo il progetto di realizzazione delle pagine web così come è stato proposto al Premio Gallarate e un breve documento che ne teorizza e giustifica gli intenti. Infine, confermando il rispetto e la stima dei presupposti teorici di ognuno dei personaggi coinvolti in questo XIX Premio Città di Gallarate, invito ogni artista, critico, curatore e istituzione a rivedere le modalità operative con cui i propri intenti vengono messi in atto, valutarne le conseguenze e eventualmente modificarne quegli aspetti che non rispecchiano coerentemente tali presupposti teorici del lavoro, o comunque non li rispecchiano in modo completo. In definitiva invito tutti quanti a distinguere gli aspetti celebrativi da quelli operativi, nella direzione di un'eliminazione dei primi a favore di un potenziamento degli ultimi.
Tommaso Tozzi
---
"Svolta nel caso Gallarate:
l’artista Tozzi decide di cambiare il destinatario della sua donazione dei soldi del Premio Gallarate"
In parte per il fatto che a detta dell’organizzazione il progetto di archivio di documentazione della Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate cui era rivolta la donazione di Tozzi non partirà prima di almeno un anno. Dato che presumibilmente tale archvio già prevede una postazione di accesso pubblico a Internet. In parte dunque per lavorare sull’esistente e il già operativo. In parte per potenziare il tipo di operazione artistica da lui iniziata con il comunicato di donazione, l’artista Tozzi ha deciso di modificarla nel seguente modo:
i soldi del premio saranno donati da Tozzi a uno dei server che sarà riconosciuto come luogo che basa il proprio lavoro sul garantire o facilitare l’esistenza di pratiche di tipo coevolutivo e mutuale. Convinto dell’artisticità di tali pratiche Tozzi ribadisce con tale proposta la necessità di finanziare tutte quelle zone che ne garantiscano l’esistenza. Parte dell’"opera d’arte" in tal senso può diventare anche tale momento di finanziamento. La decisione di chi sarà il beneficiario della donazione sarà presa ‘collettivamente’ attraverso un dibattito che parte fin da questo primo messaggio all’interno della mailing-list "Arti-Party". Per iscriversi a tale mailing-list (e quindi partecipare a tale dibattito) è sufficiente mandare un messaggio a: arti-party-request@listserver.dada.it
con nel testo la parola JOIN oppure SUBSCRIBE
I vari comunicati, così come le riflessioni etiche su questo modo di intendere l’arte e dunque ogni messaggio pubblico che sarà inserito nella mailing list "arti-party" o in altre zone della rete o di altri luoghi mediali verranno archiviati all’interno di un cd-rom che verrà reso disponibile pubblicamente dal futuro "Archivio Documentativo sull’arte e le nuove tecnologie digitali" in progetto da parte della Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate.
Come primo contributo a tale dibattito l’artista Tozzi propone di prendere in considerazione l’ipotesi di donare il Premio, consistente in Ł. 3.000.000 al server "Isole nella Rete" e quindi alla:
Associazione Isole nella Rete
Via Crema 12, 20135, Milano
c/c postale n. 37140209
che gestisce tale server, affinche utilizzi tali soldi per potenziare le possibilità comunicative e documentative di tale server. Secondo l’opinione di Tozzi, Isole nella Rete attualmente è in Italia il sito più completo, seguito (circa 40.000 connessioni al giorno) e attento a documentare con testi, immagini e link le situazioni più interessanti che portano avanti riflessioni etiche sulla telematica, sulle pratiche di coevoluzione mutuale, contro le barriere sociali e per il diritto alla comunicazione. In una delle pagine di presentazione del server si legge:
"La nostra è un’impresa molto ambiziosa, ma lo è per produrre un bene collettivo, condivisibile e mutuale".
Per chiunque volesse visitare tale sito per farsi un’opinione in riguardo lo può fare all’indirizzo: http://www.ecn.org/
Entro e non oltre il 15 novembre 1997 dovrà, attraverso la suddetta mailing-list, essere stato scelto il beneficiario della donazione.
L’artista Tozzi invita chiunque a parteciapare al dibattito.
Il presente messaggio è stato spedito alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate e viene distribuito all’entrata della medesima.
Robin Hood
---
Quello che segue è un testo teorico di Tozzi che chiarisce ulteriormente il suo punto di vista sulle questioni artistiche.
---
Lifeware, coevoluzione mutuale e libero arbitrio
di Tommaso Tozzi
Nel '900 si è sviluppata la consapevolezza che la produzione di oggetti, idee o eventi, anche quando siano un atto individuale, sono comunque: - una rielaborazione del patrimonio collettivo umano (un passo evolutivo) - artefatti dipendenti dalla struttura del contesto in cui sono prodotti Dovendo sintetizzare in modo generico, i recenti sviluppi della biologia evolutiva, forti delle scoperte negli ambiti disciplinari più svariati, sembrerebbero indicare una inseparabilità dell'artefatto dallo schema di relazioni entro cui si sviluppa. La direzione dell'arte del '900 ci porta alle soglie del 2000 in uno stato delle cose per cui l'opera (oggetto, idea o evento) non può essere più isolata in un artefatto simbolico o metaforico, ma 'vive' nella prassi coevolutiva che lega inscindibilmente soggetti, oggetti, schemi e comportamenti in zone auto-organizzate e autogestite che emergono spontaneamente. Si scopre che la singola cellula è proprietaria di un sistema neurale proprio (vedi le ricerche nel campo delle nanotecnologie di S. Hameroff in "Ombre della mente" di R. Penrose, 1994) e di come allo stesso tempo la cellula (eucariota) sia il risultato evolutivo di una simbiosi tra organismi differenti (vedi "Microcosmo" di L. Margulis, 1986). Come nelle recenti interfacce neurali l'immagine passa da "simbolo" a "modello" di un comportamento, allo stesso modo gli schemi di coevoluzione mutuale sostituiscono le carenti e arrugginite potenzialità comunicative' di un sistema dell'arte basato sull'oggetto o evento metaforico. Inoltre emerge un nuovo conflitto.
Da una parte l'apparato economico e industriale che spaccia nelle nuove tecnologie (in particolare in quelle in cui il confine tra la macchina e l'organico tende a svanire) un'ipotetica capacità di possedere (o essere tramite di) una coscienza consapevole (fallimento già verificato nelle ricerche sulla 'intelligenza artificiale' e che quelle sulla 'vita artificiale' tengono prudentemente a distanza dalle proprie finalità di ricerca). Un'ipotesi che crea uno stato psicologico di impotenza passiva di fronte a un nuovo ipoteticamente in grado di creare rimozioni e sostituzioni meccaniche della coscienza individuale. Dall'altra la rivendicazione della propria autonomia individuale, del sostenere il diritto a (e contemporaneamente la consapevolezza della propria forza di) operare scelte individuali per restare (coevolvendovi mutualmente, ovvero garantendo il beneficio proprio e altrui) all'interno dello schema o di sottrarsene. La consapevolezza che innesti biotecnologici o culturali sono strumenti più deboli (e comunque in grado di essere gestiti dal) del libero arbitrio individuale. La prima parte usa le tecnologie industriali insieme a quelle culturali per costruire scenari sociali in cui l'individuo assiste in contemplazione estatica, ma passiva, all'emergere del superorganismo e insieme ad esso di feticci, stereotipi e artefatti di super-individui per lui alieni ed alienanti. Al contrario la seconda pratica e costruisce attivamente zone di attrazione collettiva, transita nelle nuove tecnologie rifiutando di essere costretto in un'unica identità o di servire da superstar o simbolo metaforico di un concetto nel sistema delle merci e dello spettacolo. Non serve più nell'arte mostrare se stessi come opera, bensì diventa necessario o spontaneo l'operare per garantire la sopravvivenza dello schema che si è contribuito a far emergere e in cui si coevolve mutualmente. Lifeware non significa far diventare la vita un collage di protesi meccaniche o culturali, ma il difendere e far emergere il libero arbitrio e l'autonomia individuale come qualità principale della vita in un contesto evolutivo in cui il limite tra organico ed inorganico, culturale e biologico è di tipo esclusivamente etico e operativo. Un'etica comunitaria anziché universale.