Resent-Date: Fri, 31 Oct 1997 20:32:59 +0100 X-Sender: gverde@alessia.tvol.it
Date: Fri, 31 Oct 1997 20:31:20 +0100
To: Tommaso Tozzi <T.Tozzi@ecn.org>, arti-party@breton.dada.it From: Giacomo Verde <gverde@tvol.it>
Subject: Re: Gallarate Tozzi e C.
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Ciao Tommaso
dare il tuo premio a "isole nella rete" mi pare un'0ttima cosa!
At 00.49 26/10/97 +0100, you wrote:
>>ognuno di noi "artisti" presenti e' stato necessario per spiegare e "togliere aura" alla propria opera. Il non esserci piuttosto ha rischiato di avvallare quell'"aura" di mistero che cosi' comunemente viene attribuita alle opere e agli artisti "moderni"...
>Giacomo, tu piu' di me dovresti sapere che la funzione del pubblico non dovrebbe essere quella di qualcosa a cui si deve spiegare un progetto, ma quella di parteciparvi. Se ci vuole una persona per 'spiegare' come si deve partecipare si rischia di avere un processo partecipativo sterile.
Questo non e' sempre vero. Specialmente in galleria se vogliamo che le nostre opere vengano "comprese" (nel senso piu' profondo del termine) e attivate si tratta di dare l'esempio attraverso un atteggiamento personale disincantato. Essere presente per me fa parte dell'opera, l'esempio personale di comportamento e' piu' forte di qualsiasi spiegazione.
>La galleria diventa essa stessa interfaccia se potenzia tali [altri]
luoghi. Per
>potenziare tali [altri] luoghi non e' necessario 'spostarli' o cercare di 'simularli' all'interno della galleria, ma e' sufficiente fare in modo che la galleria si trasformi in ente di promozione della comunicazione.
Sono daccordo ma si tratta anche di fare in modo che la stessa opera sia una interfaccia verso altri luoghi, altrimenti continueremo a rivolgerci solo alle persone che già frequentano questi "altri luoghi".
>Simulare la comunicazione in galleria trasforma la simulazione in feticcio.
Infatti non si tratta di simulare ma di realizzare una comunicazione che tenga conto dell'alfabeto di partenza usato nel contesto galleria.
>Promuovere la comunicazione in galleria a mio avviso e' invece ancora una zona ambigua verso cui l'estetica non ha ancora risolto il suo statuto e le sue modalità per sussumerne il senso.
E' vero che e' ambiguo e pericoloso ma a me pare una sfida interessante.
>E' stato detto e fatto di tutto, ma cio' che veramente ha contato non e' stata la sua esposizione nella galleria, bensi' la creazione di un contesto 'quotidiano' che ne favorisse l'emergere e in seguito la sua disseminazione. L'esposizione (e in seguito la museificazione) e' stato un ostacolo o meglio uno scontro. Uno scontro 'simulato' che ha puntualmente rimandato la trasmissione del senso dell'opera (e in esso lo scontro reale) a un futuro in cui il suo senso non fosse piu' coerente con l'attualita'. Credo sia giunto il momento di usare le gallerie non come luoghi di uno scontro simulato (quello tra vecchie e nuove interfacce della comunicazione possibili), ma come luoghi funzionali a potenziare l'esistenza di uno scontro attuale ma nel quotidiano, fuori dalla simulazione e nella pratica.
Sono daccordo ed esattamente per questo che trovo interessante riuscire a realizzare delle oper'azioni (e non semplicemente opere) in un contesto dove sono di partenza incompreso.
Anche se penso che il fare "arte" e' dedicato solo alla propria tribu' culturale-economica (e che quindi mi "comprende") devo ammettere che il tentativo di allargare la mia tribu' o di confrontarmi con altre tribu' mi interessa molto
>>Non mi interessa il potere della chiesa o dell'arte: io sono da un altra parte e il modo piu' efficace per "svuotarli" e non dargli importanza, in tutti i sensi.
>Se nel tuo non dare importanza ricevi pero' soldi pubblici credo che si inneschi uno scarto troppo significativo per disinteressarsene.
In questo contesto avere soldi vuol dire avere la possibilita' di comunicare e dialogare. Se le istituzioni non ritengono necessario pagarti vuol dire che non ritengono necessario dialogare con te o darti voce. Poi tu poi farne quello che vuoi ;-)
Comunque quando dico "non dare importanza" intendo dire che sono solo una parte del mondo e degli spazi in cui si puo' agire e non la principale.
Ma su questo mi pare che siamo in accordo.
Quello che tengo a sottolineare e' che non esiste un luogo principale per fare "arte" come non esite una sola arte ma diverse "arti", come del resto sta venedo fuori dagli interventi su arti party.
salut
giac
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