Resent-Date: Sat, 15 Nov 1997 13:01:23 +0100 Date: Sat, 15 Nov 1997 12:58:50 GMT

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Subject: interfaccie, logiche ed altro
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Alcuni contenuti dei recenti messaggi di risposta alle mie osservazioni dimostrano quanto sia difficile discutere avendo come base un minimo comun denominatore.

Sono profondammente convinto che un messaggio composto da segni non puo' che essere recepito in maniera diversa da differenti individui (causa il loro background), ma devo ammettere che lUimportanza che sino ad ora ho dato alle RinterfaccieS e' sovrastima ta ed inferiore a quella che dimostra di avere la struttura logica del motore centrale: il cervello (la cui costruzione, d'altra parte, dipende in maniera determinante dalla qualita' e dal funzionamento delle in terfaccie nelle interazioni avute in precedenza).

Affermare che A + A = 2A non e' un assoluto; si puo' anche affermare che A + A = A, pero' dobbiamo metterci dUaccordo su una comune base logica, altrimenti non se ne esce.

Per esempio:

quando si afferma che il cervello e' una macchina (che, attenzione, non e' la stessa cosa di affermare che si e' in grado di prevedere il comportamento di sistemi complessi) perche' ogni insieme e' riconducibile alle sue parti ed allUinsieme di regole con cui esse interagiscono, si fa unUaffermazione che allo stato attuale non e' contraddetta da alcuna osservazione sperimentale. L'affermazione viene fatta essendo ben coscienti che essa potra' essere falsificata da osservazioni future.
Ricevere come risposta Ril cervello non e' una macchina perche' e' nato prima delle macchineS dal mio punto di vista e' un non-senso, ma in altre logiche ...

quando si afferma che lUautore individua lUentita' in grado di produrre un RqualcosaS (partendo da una definizione data da un vocabolar io e non da altri possibili significati attibuiti alla parola da altre convenzioni non utilizzabili da tutti) e che lUeventuale diritto dUautore e' una conseguenza dellUesistenza dellUautore mi sembra che si stia facendo unUaffermazione perfettamente logi ca che non intende assolutamente proporre RstatutiS (affermazione che oltre tutto non mette affatto in discussione lUassunto che un autore per essere tale ha bisogno di un background RcollettivoS). Se mi si risponde che Rprima devo risolvere il problema d el diritto dUautore e poi proporre la definizione di autoreS, francamente non seguo ...

quando chiedo di definire cosUe' un artista sono ben disposto ad accettare risposte del tipo Rsono tutti artistiS o Rnessuno e' artistaS se non si hanno migliori RdefinizioniS.
Ma se mi si risponde (e sintetizzo) che lUartista e' chi opera, magari collettivamente e coevolutivamente, nel campo dellUarte, non posso che prendere atto della tautologia e alzare le mani ...


Un altro problema che ho incontrato in queste disc ussioni e' quello che definirei la sindrome del Rrandom patchworkS. Mi spiego, immaginate di affermare A e di vedervi arrivare come risposta che tizio ha detto B, caio C, etc. e che B + C + D + ... per il solo fatto di essere state affermate (a volte senz a reale connessione con A e spesso senza dimostrazioni) negano A. Non cUe' nulla di male ad abbracciare una strategia di dibattito di questo tipo, un vero e proprio Rcut-upS, per significare la Rcasualita'S del vivere. Ma e' bene esser chiari e dichiararl o; per me, comunque, non rappresenta un modo di confrontarsi costruttivo.

P.S. evviva Canali e la sua limpidezza, con il quale mi sembra si possa essere dUaccordo su quasi tutto.
Attenzione a non scambiare la ricerca di una base comune di discussione ed il rigore con la pedanteria e le Tseghe mentaliU. Seghe mentali sono quelle che hanno come fondamento il Tnulla logicoU e sono le piu' dannose perche' poi quando si cerca di comuni care con la gente TnormaleU ci si accorge che si e' in grado di parlare solo di se' stessi a se' stessi. Per poter divenire un buon TdivulgatoreU o TcomunicatoreU per le grandi masse bisogna avere solide basi e dominare la materia della quale si intende parlare.

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Altri pensieri:

* Sul diritto dUautore
vorrei dire che le mie passate osservazioni su tale argomento sono fatte nella massima serenita' ed obiettivita' perche' nel nostro settore tale problema e' stato totalmente superato da molto tempo. Non appena un risultato e' reso manifesto, questo e' def initivamente a disposizione del pubblico; e' grazie alla conoscenza prodotta dagli altri che se ne produce a propria volta di nuova. Oltretutto nessuno si meraviglia se qualcuno partendo da risultati pubblicati e' in grado di realizzare un RbusinessS.
Diciamo che esiste soltanto un gentlemen-agreement per il quale se si parte da risultati ottenuti da altri li si cita.
Ci si puo' porre, eventualmente, il problema del plagio (o della finta non conoscenza ... ma questa nel mondo Rdel fare artisticoS (per quanto mi e' dato vedere) e' allUordine del giorno (e non parlo dell'accezione di plagio che ha portato al 'plagiarismo').

* SullUartista
non sto chiedendo allUartista di abbandonare il suo statuto; se non si e' in grado di definirlo, dal mio punto di vista, tale statuto non esiste; se si danno definizioni gia' coperte da altri statuti o applicabili a chiunque allora, di nuovo, lo statuto d i artista rimane non definito (come pure la definizione di arte).

* Sul neurone
la frase tratta dal libro di Penrose di per se' e' molto generale e lascia troppo spazio ad illazioni di vario tipo. A mio avviso da quella frase, senza avere sotto mano dati ben precisi, si puo' solo dedurre che una cellula e' una struttura altrettanto complessa dellUuomo e che evntualmente il suo funzionamento potrebbe essere scritto nel e pilotato dal citoscheletro (sono solo illazioni deduttive), ma non che la cellula funzioni come un piccolo sistema nervoso. Cio' non esclude che nella struttura del citoscheletro non vi sia anche lUinterfaccia che permetta di interagire con altre cellule del sistema nervoso (allUinterno del cervello e del sistema nervoso cio', mi sembra, una banale evidenza).

* Su Dio
mi dispiace deludervi ma posso solo dirvi che si tratta di una delle invenzioni dellUuomo.
Quello che pero' mi sembra interessante osservare e' che le posizioni di Tozzi sono molto vicine a quelle dei teologi cattolici piu' impegnati: credono che il tutto sia di piu' della somma delle parti; credono nellUesistenza del libero arbitrio, nella con sapevolezza (giustificato dallUeventuale esistenza di caos non deterministico) e dunque in una centralita' dellUuomo; posizioni non semplici da sostenere.
Definire lUuomo una macchina-biologica non significa affermare che lUuomo e' TschiavoU; ripeto lo salva la sua ignoranza nel fare previsioni sul comportamento di sistemi complessi (un esempio: non si riescono a fare previsioni atmosferiche su lunghi perio di). Le finestre spaziali e temporali sono un elemento essenziale. Con una scelta opportuna della scala temp orale o spaziale si puo' far apparire casuale cio' che ha un origine causale! Previsioni posso darsi solo su scale spazio-temporali ridotte. Una fluttuazione metastabile come e' lUuomo, un giorno nonostante tutta la sua consapevolezza, tornera' nel nulla.

P.S. Esattamente come la Merda dUartista al di fuori del Museo (anche se per me rimane merda anche allUinterno: infatti credo che la TpraticaU possa essere esemplificata anche senza feticcio, il feticcio puo' in alcuni casi essere un sostegno didattico)!

* Sulla Comunicazione
forse saro' provocatorio ma mi sento di poter dire che la comunicazione non e' solo dei sistemi viventi. Un esempio forse banale ma spero appropriato: la natura e' dominata da quattro (numero variabile a secondo della scala temporale) interazioni, una e' la gravitazionale; ogni grave crea intorno a se' un campo ed e' questo che permette la sua interazione a distanza con altri gravi. Un altro: la luce trasporta energia e, al contempo, informazione, capacita' di interagire e di provocar e risposte: tutto cio' non richiede necessariamente la vita.
Da dove pensate che si sia formata la vita, se non dal mondo inorganico! Ancora una provocazione: pensate che ci sia intenzionalita' nellUevoluzione dellUUniverso?

* Sulla trasmissione di senso
credo che il mio precedente messaggio sia stato chiaro. Le citazioni di Wolf, Eco, etc. non spostano il punto. Il messaggio e' portatore di senso, e' la TdirezioneU o TsegnoU (vedi messaggio precedente) del senso che e' convenzionale ed e' questa che ha b i sogno di decodifica, onde evitare il cut up. Queste semplici considerazioni nulla hanno a che vedere, come giustamente osserva Eco, con problemi legati allUentropia informazionale. Diversamente da Eco, pero', credo (e mi ripeto) che i Tmolti sensiU sono i ntrinseci al segnale, qualunque esso sia; lUinterfaccia lo filtrera' ed il codice gli assegnera' un significato.
By the way, se il segnale non arriva una parte dei Tmolti sensiU viene persa e potrebbe essere proprio quella decodificabile dal codice. Vorrei anche notare che lUassoluto e' nellUesistenza di un segno, altrimenti avremmo un continuo che avrebbe si' capacita' di comunicare (benche' limitata) ma in quanto tale sarebbe di nuovo un assoluto. LUarbitrario risiede nei Tmolti sensiU intrinseci alla seg uenza, allUintensita', etc. dei segni.

* Sulla macchina cinese,l'I.A. forte e l'I.A. debole lUI.A. forte e' sbagliata non perche' afferma che il cervello e' una macchina ma perche' cade nel dualismo mente + cervello identificando la prima con il software e la seconda con l' hardware.
Nel cervello, le regole/software, sono intrinseche ad un hardware che evolve. Nell'esperimento della scatola cinese si utilizza solo una parte dell'informazione: i simboli convenzionali, ma viene tagliata ogni relazione tra simboli ed "oggetti-concetti" c he sono integrati nel cervello. In altre parole l'I.A. forte pretende di far evolvere il software ma lasciare l'hardware intatto e questo non ha nulla a che vedere con il funzionamento del cervello.
Cio' non significa che il ce rvello (la mente e' una parola praticamente inutile e se per errore la uso, prendetela come sinonimo di cervello) non sia una macchina. Il cervello resta una macchina, ma per quanto detto sopra, non siamo in grado di predirne passo passo lUevoluzione. Nel lUI.A. forte, invece, si pretende che tutto sia causale e, cosa piu' importante, predicibile. La mia posizione non e' affatto dissimile da quella di Searle e questa volta sono io a consigliare la lettura o la rilettura dei suoi testi: uno veramente sempli ce e comprensibile e' apparso sul n. 259 delle Scienze, marzo 1990 ed e' stato ristampato nel Quaderno delle Scienze n. 66.


* SullUestetica
utilizzando il termine greco eistesis e rimanendoci TattacatiU, senza divagare, si rimane nel campo della Tcomunicazione interattivaU per quella parte che serve a provocare sensazioni. Se esse sono armoniche o disarmoniche/differenti poco importa; Perniol a sembra interessarsi solo ad un TsegnoU diverso, ad uno dei Tmolti sensi'. A questo punto sono piu' che mai convinto che il termine anti-estetico e' inappropriato.
Posso comunque essere dUaccordo con Perniola che ormai TlUartisticita'U si trova fuori del mondo dellU'arte'.


Avrei altri pensierini ... ma per ora mi fermo qui, non vorrei che questo schema ipertestuale di discussione caos (deterministico ?)

Carlo Giovannella



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