Date: Sun, 30 Nov 1997 01:24:58 +0100

To: arti-party@breton.dada.it

From: Tommaso Tozzi <T.Tozzi@ecn.org>

Subject: Re: Ne' fiori, ne' opere

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Antonio Caronia ha scritto:

 

>Per questo ho

>tanto maggiore rispetto e interesse per chi, venendo dal mondo dell'arte ufficiale, con la A maiuscola, e avendo conseguito in quel campo risultati lusinghieri, anche dal punto di vista del mercato, da vari anni persegue un progetto diverso, quello appunto di un'arte che proponga esperienze e non opere. Parlo di Piero Gilardi, che con Tozzi, Mario Canali, Giacomo Verde, i Giovanotti Mondani Meccanici, Flavia Alman e Sabine Reiff, Massimo Contrasto e pochi altri, rappresenta in

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>Italia l'arte interattiva.

 

Sebbene d'accordo sostanzialmente con il resto del messaggio (che tra l'altro mi ha fatto particolarmente piacere leggere) su questa affermazione non posso essere che in disaccordo. L'idea che ho dell'arte non puo' essere fatta da un numero ristretto di persone e dunque da essi tantomeno esserne rappresentata. I pop-artisti, come mi ha sempre sottolineato Giuseppe Chiari, negli anni sessanta erano almeno decine di migliaia, non le poche star di qualche scuderia. Da quando "scrivo" al computer ho avuto rapporti e dialoghi "virtuali" (ma 'veri', come direbbe un filosofo contemporaneo) con un numero indeterminato di persone di cui ho letto, a cui ho scritto, che mi hanno dato e a cui ho 'talvolta' reso. E questo solo nel campo delle reti telematiche. A cio' va aggiunto tutto cio' che sono stati i rapporti nel mondo 'naturale' o mediato attraverso altre forme della comunicazione. Io, personalmente, ho partecipato, non rappresentato.

 

Se qualcosa di me dovesse divenire 'rappresentativa' di uno stato dell'arte italiana lo sarebbe solo attraverso una sua mutazione simbolica che si sottrarrebbe al mio essere per divenire parte dell'essere del mercato dell'arte.

 

Nel momento in cui cio' avviene (vedi l'esempio dell'essere chiamato a Gallarate in una funzione abbastanza simile a quella da te descritta) cerco di restituire al mondo il Premio e con esso il grado di rappresentabilita' dello stato dell'arte. Faccio questo non in modo passivo come semplice gesto di rifiuto del sistema delle arti, ma per trovare una strategia operativa nello stare dentro il Palazzo che restituisca al mondo il maltolto.

 

Quindi, per continuare sulla linea della 'donazione' del Premio Gallarate, 'giro' l'assegno di 'rappresentativita'' dell'arte interattiva che mi hai 'firmato' con il tuo messaggio a coloro che saranno dichiarati tali attraverso la discussione in questa mailing-list. Io personalmente in questo caso lascerei l'assegno in bianco e se cio' viene confermato dal seguito della discussione saro' ben felice che tale 'assegno' venga strappato.

 

bye

Tommaso Tozzi