La massoneria di Palazzo Giustiniani e le altre "famiglie" massoniche
L'organizzazione ispirata
e guidata da Licio Gelli, denominata Loggia Propaganda Due, nasce e si sviluppa
nell'ambito della maggiore comunione massonica esistente in Italia: il Grande
Oriente di Italia di Palazzo Giustiniani. Si rende pertanto necessaria una breve
disamina della presenza massonica nel nostro paese e delle sue strutture al
fine di comprendere e valutare nella sua esatta dimensione il fenomeno della
Loggia massonica P2, oggetto di un apposito provvedimento di scioglimento votato
dal Parlamento.
La massoneria italiana si compone di due maggiori organizzazioni o "famiglie",
comunemente indicate con il sintetico riferimento alla sede storicamente occupata,
come di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù; questa si configura
a sua volta come promanazione della prima a seguito di una scissione intervenuta
nel 1908, in ragione di contrasti attinenti l'atteggiamento da assumere
sulla legislazione concernente l'insegnamento religioso nelle scuole.
Accanto a questi due gruppi di rilievo nazionale - la cui consistenza è
valutabile tra i 15-20 mila iscritti per Palazzo Giustiniani e tra i 5-10 mila
per Piazza del Gesù - sono presenti altri minori gruppi locali con una
consistenza valutabile, per ognuno di essi, nell'ordine di alcune centinaia
di iscritti.
Prendendo in esame le due organizzazioni principali. va messo in rilievo, ai
fini che qui interessano, che il modello strutturale assunto è quello
di una distribuzione degli iscritti secondo una scala gerarchica modulata per
gradi. Questa scala gerarchica conosce una divisione fondamentale tra Ordine,
comprendente i primi tre gradi, e Rito, comprendente i gradi dal quarto al trentatreesimo,
talché, mentre tutti coloro che fanno parte del Rito sono necessariamente
membri dell'Ordine, non necessariamente vale l'assunto contrario. Trattasi in
altri termini di due livelli collegati ma non coincidenti, l'uno sopraordinato
all'altro secondo un modello di struttura
verticalizzata che presiede a tutta l'organizzazione massonica, all'interno
della quale poi la mobilità degli iscritti nella gerarchia è regolata
dalla stretta applicazione del principio di cooptazione che determina ogni passaggio
di grado, nonché l'ingresso nell'Ordine e poi nel Rito.
Gli iscritti, a loro volta, sono raggruppati in logge aventi base territoriale;
e la domanda di iscrizione ad una loggia è requisito fondamentale per
l'ingresso di un "profano" nella massoneria, per cui, in linea di
principio, non si può appartenere alla massoneria se non attraverso il
momento comunitario della iscrizione ad una loggia. La massoneria di Palazzo
Giustiniani con altre "famiglie" contemplava, oltre a tale situazione,
la possibilità di accedere all'Ordine per iniziazione operata direttamente
dal responsabile supremo - il Gran Maestro - senza pertanto sottostare alla
votazione che sancisce l'ingresso dell'iniziando nell'organizzazione. I "fratelli"
che venivano iniziati "sul filo della spada" si venivano pertanto
a trovare in una posizione particolare ("all'orecchio" del Gran Maestro)
sia per non avere una loggia di appartenenza, sia per il carattere riservato
della loro iniziazione, intervenuta al di fuori delle ordinarie forme di pubblicità
statutariamente previste; essendo pertanto la loro iniziazione nota solo all'organo
procedente, il Gran Maestro, tali iscritti venivano designati come "coperti"
ed inseriti d'ufficio in una loggia anchessa "coperta" comprendente,
per l'appunto, la lista degli iscritti noti solo al Gran Maestro.
Tale loggia veniva designata come loggia "Propaganda"; ogni loggia
poi essendo contrassegnata da un numero oltre che da un nome, la loggia "Propaganda"
avrebbe avuto in sorteggio il numero due. Tale almeno è la spiegazione
fornita dai responsabili massonici sull'origine di questa denominazione.
Dalla vasta documentazione acquisita dalla Commissione nell'ambito di operazioni
di perquisizione e di sequestro di documenti, secondo i poteri attribuiti dalla
legge, è emerso che il fenomeno della "copertura" era comune
alle altre famiglie ed interessava sia singoli iscritti che intere logge, rivestendo
portata più ampia di quanto non rappresentato in questa prima schematica
descrizione.
E accertato che, sia in sede centrale che in sede periferica, era assai
frequente l'uso di denominazioni fittizie per mascherare verso l'esterno, verso
il mondo "profano", la presenza di strutture massoniche. Così
ad esempio era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i contratti
dì affitto per i locali necessari all'attività della loggia; ed
è dato rilevare come gli statuti di tali organismi non contenessero alcun
riferimento alla massoneria e alle attività massoniche nel designare
l'oggetto dell'attività dell'ente, salvo poi riscontrare una perfetta
identità personale tra gli iscritti al Centro studi ed i membri della
loggia. Nella linea del fenomeno descritto si poneva pertanto il Gelli quando
intestava le varie sedi successivamente occupate dalla Loggia P2 ad un Centro
studi di storia contemporanea che fungeva, anche a fini di corrispondenza tra
gli iscritti, da copertura per l'organismo massonico da lui guidato. La tecnica
impiegata realizzava una forma di copertura rivolta verso l'esterno, verso il
mondo "profano", accanto alla quale deve essere
esaminata una seconda forma di copertura rivolta in tutto od in parte all'interno
della stessa organizzazione. Sono stati infatti rinvenuti documenti che fanno
riferimento a logge coperte periferiche, ad una loggia coperta nazionale numero
uno (presso l'organizzazione di Piazza del Gesù), ad un Capitolo nazionale
riservato (presso il Rito Scozzese Antico ed Accettato di
Palazzo Giustiniani).
Sono stati inoltre acquisiti registri di appartenenti a logge (piedilista) nei
quali gli iscritti venivano elencati invece che con il proprio nome, con soprannomi
o pseudonimi di copertura. La documentazione in possesso della Commissione,
ancorché frammentaria, testimonia in modo certo un modus procedendi all'interno
delle organizzazioni massoniche improntato a connotazioni di riservatezza volte
a salvaguardare le attività degli iscritti, o di alcuni settori, dall'indiscrezione
e dall'interessamento non solo degli estranei all'istituzione, ma anche a parte,
maggiore o minore, degli stessi affiliati alla comunione. Tale costume di vita
associativa è stato dai massimi responsabili della massoneria rivendicato
come una forma di riservatezza propria dell'istituzione, motivata dal rinvio
ai contenuti esoterici che sarebbero propri della dottrina massonica, nonché
dal richiamo a situazioni storiche di persecuzione degli affiliati. Ai fini
che interessano nella presente relazione, va posto in rilievo che i fenomeni
di copertura indicati erano comunque largamente invalsi nella vita delle varie
famiglie massoniche con riferimento al periodo anteriore alla legge di scioglimento
della loggia P2 e traevano alimento, oltre che nelle ragioni storiche addotte,
largamente superate al presente, nell'assenza di un preciso quadro di riferimento
normativo che desse attuazione alla norma costituzionale in materia di libertà
di associazione. E sintomatico peraltro che, posteriormente all'approvazione
della legge di scioglimento della Loggia P2, gli elementi più sensibili
della massoneria si siano posti il problema della ortodossia di tali modelli
organizzativi, risolvendolo nel senso di alcune modifiche statutarie, con la
conseguente soppressione di organismi quali il Capitolo riservato e la Loggia
nazionale coperta numero uno, come avvenuto presso la comunione di Piazza del
Gesù.
Accanto alla connotazione della riservatezza altra peculiarità dell'organizzazione
massonica generalmente considerata, sulla quale soffermare l'indagine, è
quella dello spiccato interessamento delle varie comunità massoniche
verso le attività del mondo "profano". Se è pur vero
che uno dei Iandmarks fondamentali della originaria massoneria inglese, che
fungono da pietra miliare per le comunità massoniche di tutto il mondo,
contiene il divieto di occuparsi di questioni politiche, una abbondante documentazione
in possesso della Commissione dimostra che l'attività delle logge non
è volta soltanto allo studio ed all'approfondimento di questioni esoteriche,
ma abbraccia un vasto campo di interessi che trovano il loro momento di unificazione
nella pratica massonica della solidarietà tra fratelli. La solidarietà
esplica la sua funzione per le attività dell'affiliato nel mondo "profano",
giungendo sino all'appoggio esplicito per i fratelli candidati, formalizzato
in circolari tra gli iscritti, in occasione di consultazioni elettorali. Particolarmente
significativo al riguardo è l'esempio di un modello organizzativo verificato
presso la comunione di Piazza del Gesù: le camere tecniche professionali.
Si tratta di organismi settoriali che, su iniziativa e propulsione del centro,
raccolgono gli iscritti in ragione della professione esercitata. Viene pertanto
affiancato al modello delle logge, che funzionano su base territoriale ed interprofessionale,
un sistema di raggruppamento degli affiliati parallelo alla struttura delle
logge ed organizzato su base nazionale, avente quale momento unificativo gli
interessi e le attività "profane".
Secondo tale schema troviamo così raggruppati i medici, i professori
universitari e i militari, esempio questo degno di particolare attenzione, ove
si consideri che la relativa "camera" rivestiva carattere di riservatezza.
Va peraltro posto in rilievo che una ragione non ultima della pluralità
di famiglie massoniche esistenti va probabilmente ricercata - oltre che in ragioni
dì ordine puramente teorico - in una diversa consonanza di opinioni e
di interessi in materie estranee alle questioni di esclusivo profilo esoterico.
La stessa massoneria d'altronde rivendica a proprio merito l'aver rivestito
un ruolo importante in vicende storiche del nostro paese, anche se, purtroppo,
osta ad una esatta valutazione di tali affermazioni il carattere di riservatezza
della istituzione, di cui si è trattato.
Nasce da questa propensione all'intervento nelle attività "profane"
ed in essa trova ragione di esistere, l'istituto tipicamente massonico della
"solidarietà" tra gli affiliati, ovvero della mutua assistenza
che essi si garantiscono nell'esercizio delle loro attività professionali
e comunque delle vicende personali estranee alla vita associativa. La solidarietà
tra fratelli rappresenta l'estensione al
di fuori della comunione del vincolo associativo, che viene di tal guisa ad
esplicare una efficacia di rilevante portata e nel contempo di difficile valutazione,
attesa la riservatezza che gli affiliati mantengono nel mondo "profano"
sull'esistenza del rapporto di reciproco affratellamento. La solidarietà
massonica sanzionata in forma solenne al momento dell'iniziazione, costituisce
infatti un elemento che potrebbe in sé considerarsi non solo legittimo
ma perfettamente naturale, poiché appare. logico che individui che dichiarino
di condividere i medesimi convincimenti morali ed esistenziali in ordine ai
problemi fondamentali dell'uomo si sentano legati da un forte vincolo che per
l'appunto viene chiamato "fraterno".
Quello che induce non poche perplessità nell'osservatore esterno l'accentuata
riduzione in termini pratici e concreti di tale affratellamento e la sua coniugazione
con un radicato costume di riservatezza. Non è in altri termini la solidarietà
in sé e per sé considerata a destare legittime riserve, quanto
piuttosto la sua non avvertibilità sociale. Una avvertibilità
che tanto più dovrebbe
essere consentita quanto più chi ne è protagonista attribuisce
ad essa effetti, di immediato rilievo terreno.
In definitiva e per concludere sembra doversi rilevare il rischio che la solidarietà
massonica, quando si traduca in una occulta agevolazione di successi personali,
possa rendersi incompatibile con non poche regole della società civile,
specie quando tale forma di solidarietà operi all'interno di carriere
pubbliche.
Ultima connotazione di ordine generale utile ai nostri fini è la rilevanza
dell'aspetto internazionale della massoneria, che si pone come un contesto di
organizzazioni nazionali fortemente legate tra di loro secondo due schieramenti,
che, per quanto concerne l'Europa, possono identificarsi in una parte a primazia
britannica verso la quale è orientata la comunione di Palazzo Giustiniani,
ed una parte di orientamento cosiddetto latino egemonizzata dalla massoneria
francese, alla quale si ispira la famiglia di Piazza del Gesù. In un
più ampio contesto argomentativo si può dire che la massoneria
vive sotto legida del mondo anglosassone, nell'ambito del quale il primato
attribuito agli inglesi per motivi di tradizione è confrontato dalla
grande potenza organizzativa della massoneria nord americana.
Ai nostri fini il dato che viene particolarmente in luce è la connessione
tra la massoneria statunitense e la comunione di Palazzo Giustiniani. Traccia
di questi legami si rinviene nella presenza di tale Frank Gigliotti in momenti
particolarmente qualificati nella storia recente della comunione di Palazzo
Giustiniani.
L'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente da parte della prestigiosa
Circoscrizione del Nord degli USA (il iconoscimento da parte della Gran Loggia
Unita di Inghilterra verrà soltanto nel 1982) fu infatti nel 1947 Frank
Gigliotti, già agente della Sezione italiana dell'OSS dal 1941 al 1945,
e quindi agente della CIA.
Più tardi Gigliotti fu presidente del "Comitato di agitazione"
costituitosi negli Stati Uniti per rispondere all'appello lanciato dai fratelli
del Grande Oriente impegnati nella contestata opera di riappropriazione della
casa massonica di Palazzo Giustiniani confiscata durante il periodo fascista,
a seguito dello scioglimento autoritario dell'istituzione. Il compromesso tra
il Grande Oriente e lo
Stato italiano, patrocinato dai fratelli americani, fu siglato il 7 luglio 1960.
L'atto di transazione fu sottoscritto dal ministro delle finanze Trabucchi e
dall'allora Gran Maestro Publio Cortini, e vedeva presenti, al tavolo della
firma di una stipula tutta italiana, l'ambasciatore americano, J. Zellerbach,
e Frank Giglíotti.
Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione
di unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM
del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà
legato alle vicende del golpe Borghese, a quelle della Rosa dei Venti, alle
organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il Grande Oriente.
Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di
Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta
da Gigliotti in cambio dell'intervento americano nelle trattative con il Governo
italiano concernenti il Palazzo Giustiniani.
L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento
che aveva già dato alla Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione
Sud degli USA, nonché numerosi elementi di prestigio nell'ambiente massonico.
Non solo si deve rilevare, secondo quanto emerge da queste vicende, che il progetto
di unificazione della massoneria italiana sembra corrispondere ad interessi
non esclusivamente autoctoni, ma risalta altresì alla nostra attenzione
la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione
di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente.
Si deve infine sottolineare come la denegata giustizia - nella quale sostanzialmente
si concretò la mancata restituzione del palazzo confiscato dal fascismo
- ebbe l'effetto di rendere la massoneria italiana indebitamente debitrice di
quella nord americana.
Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività
di Licio Gelli e della Loggia Propaganda Due, mirando ad accertare quanto di
tale fenomeno sia addebitabile all'impulso organizzativo ed alla intraprendenza
personale del Gelli, ed in tal caso con la protezione e l'appoggio di quali
organi e di quali personaggi nell'ambito dell'ambiente massonico o eventualmente
estranei ad esso. Quanto qui preme riassuntivamente segnalare è che l'organizzazione
e l'attività massonica sembrano contrassegnate, ai fini che al nostro
studio interessano, dall'adozione di forme di riservatezza, interne come esterne,
sia della vita associativa, che dell'appartenenza individuale. Tale riservatezza
si appalesa poi come posta a tutela, oltre che dell'attività di indagine
esoterica propria dell'istituzione, di attività volte eminentemente ad
intervenire in vario modo nella vita extra-associativa degli iscritti, in applicazione
della pratica della solidarietà tra fratelli.