CONCLUSIONI
La trattazione che abbiamo
condotto nel corso dei capitoli che precedono ci consente di procedere alla
formulazione di alcune considerazioni di ordine conclusivo, specifiche sul problema
della Loggia P2 e del suo inserimento nella vita del Paese.
L'esame di queste situazioni ci consente in primo luogo di ribadire con fermezza
il rilievo assoluto che la Loggia P2 ha rivestito nelle vicende della vita nazionale,
intrecciandosi ad essa secondo trame che, se non completamente conosciute, non
è possibile ignorare o ridurre ad interpretazioni di basso profilo. Questa
è stata peraltro la valutazione che l'opinione pubblica - alla quale
sola, si spera, troppo affrettatamente si è inteso fare riferimento,
in pur autorevole sede, quando sì è parlato di "improvvisati
tribunali di opinione" - ha istintivamente fornito al momento della pubblicazione
delle liste, con un generale movimento di allarme e di necessariamente
generica riprovazione.
La documentazione in possesso della Commissione, la mole di dati e di notizie
in essa contenute, le audizioni effettuate, le argomentazioni che da un tale
complesso patrimonio conoscitivo è possibile svolgere motivatamente,
nonché smentire le prime reazioni della pubblica opinione, si allineano
dinanzi alla nostra attenzione per suffragare, in ben precisa direzione, il
quadro iniziale
quale si ricavava dalla semplice consultazione delle liste. Un quadro che, pur
nella non ancora precisata nettezza di particolari e di aspetti anche fondamentali,
disegna una riconoscibile trama che si presta a risolvere molti interrogativi
e altri ne apre, nel contempo, di inquietante portata, tali, gli uni e gli altri,
da non consentire sommarie liquidazioni dei fenomeno e delle sue molteplici
inaspettate ramificazioni.
L'esame degli avvenimenti ed i collegamenti che tra essi è possibile
instaurare sulla scorta delle conoscenze in nostro possesso portano infatti
a due conclusioni che la Commissione ritiene di poter sottoporre all'esame del
Parlamento.
La prima è in ordine all'ampiezza ed alla gravità del fenomeno
che coinvolge, ad ogni livello di responsabilità, gli aspetti più
qualificati della vita nazionale. Abbiamo infatti riscontrato che la Loggia
P2 entra come elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona
e quella Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante.
Non si è trattato, in tali casi, soltanto del tracollo di due istituti
di credito privati di interesse nazionale, ma di due situazioni finanziariamente
rilevanti in un contesto internazionale, che hanno sollevato - con particolare
riferimento al gruppo Ambrosiano - serie difficoltà di ordine politico
non meno che economico allo Stato italiano. In entrambe queste vicende, la Loggia
P2 si è posta come luogo privilegiato di incontro e centro di intersecazione
di una serie di relazioni, di protezioni e di omertà che ne hanno consentito
lo sviluppo secondo gli aspetti patologici che alla fine non è stato
più possibile contenere. In questo contesto finanziario la Loggia P2
ha altresì acquisito il controllo del maggiore gruppo editoriale italiano,
mettendo in atto, nel settore di primaria importanza della stampa quotidiana,
una operazione di concentrazione di testate non confrontabile ad altre analoghe
situazioni, pur riconducibili a preminenti centri di potere economico. Queste
operazioni infine, come abbiamo visto, si sono accompagnate ad una ragionata
e massiccia infiltrazione nei centri decisionali di maggior rilievo, sia civili
che militari e ad una costante pressione sulle forze politiche. Da ultimo, non
certo per importanza, va infine ricordato che la Loggia P2 è entrata
in contatto con ambienti protagonisti di vicende che hanno segnato in modo tragico
momenti determinanti della storia del Paese.
La seconda conclusione alla quale siamo pervenuti è che in questa vasta
e complessa operazione può essere riconosciuto un disegno generale di
innegabile valore politico; un disegno cioè che non solo ha in se stesso
intrinsecamente valore politico - ed altrimenti non potrebbe essere, per il
livello al quale si pone - ma risponde, nella sua genesi come nelle sue finalità
ultime, a criteri
obiettivamente politici.
Le due conclusioni alle quali siamo pervenuti ci pongono pertanto di fronte
ad un ultimo concludente interrogativo: è ragionevole chiedersi se non
esista sproporzione tra l'operazione complessiva ed il personaggio che di essa
appare interprete principale. E questa una sorta di quadratura del cerchio
tra l'uomo in sé considerato ed il frutto della sua attività,
che ci mostra come la vera sproporzione stia non nel comparare il fenomeno della
Loggia P2 a Licio Gelli, storicamente considerato, ma nel riportarlo ad un solo
individuo, nell'interpretare il disegno che ad esso è sotteso, e la sua
completa e dettagliata attuazione, ad una sola mente.
Abbiamo visto come Licio Gelli si sia valso di una tecnica di approccio strumentale
rispetto a tutto ciò che ha avvicinato nel corso della sua carriera.
Strumentale è il suo rapporto con la massoneria, strumentale è
il suo rapporto con gli ambienti militari, strumentale il suo rapporto con gli
ambienti eversivi, strumentale insomma è il contatto che egli stabilisce
con uomini ed istituzioni
con i quali entra in contatto, perché strumentale al massimo è
la filosofia di fondo che si cela al fondo della concezione politica del controllo,
che tutto usa ed a nessuno risponde se non a se stesso, contrapposto al governo
che esercita il potere, ma è al contempo al servizio di chi vi è
sottoposto.
Ma allora, se tutto ciò deve avere un rinvenibile significato, questo
altro non può essere che quello di riconoscere che chi tutto strumentalizza,
in realtà è egli stesso strumento.
Questa infatti è nella logica della sua concezione teorica e della sua
pratica costruzione la Loggia Propaganda 2: uno strumento neutro di intervento
per operazioni di controllo e di condizionamento. Quando si voglia ricorrere
ad una metafora per rappresentare questa situazione, possiamo pensare ad una
piramide il cui vertice è costituito da Licio Gelli; quando però
si voglia a questa piramide dare un significato è giocoforza ammettere
l'esistenza sopra di essa, per restare nella metafora, di un'altra piramide
che, rovesciata, vede il suo vertice inferiore appunto nella figura di Licio
Gelli. Questi è infatti il punto di collegamento tra le forze ed i gruppi
che nella piramide superiore identificano le finalità ultime, e quella
inferiore, dove esse trovano pratica attuazione, ed attraverso le quali viene
orientata, dando ad essa di volta in volta un segno determinato, la neutralità
dello strumento. Che questa funzione di travaso tra le due strutture non sia
eccessiva per un personaggio quale Licio Gelli ci sembra indubbio: non solo
egli viene a trovare una logica e concretamente accettabile collocazione, ma
il fenomeno stesso nel suo intero appare non improbabile nella sua struttura
complessiva e nelle sue finalità ultime.
Questa interpretazione del fenomeno può essere feconda di risultati in
sede analitica qualora non venga intesa in modo meccanico, come delimitazione
netta di zone o aree di collocazione di ambienti e personaggi, ma piuttosto
come esemplificazione illustrativa del ruolo di punto di snodo che il personaggio
Gelli ha rivestito ponendosi come elemento di raccordo tra forze di varia matrice
e di diseguale rilievo, che tutte hanno concorso alla creazione come alla gestione
della Loggia Propaganda. Funzione certo di non minor momento se, avuto riguardo,
dall'eterogeneità delle forze e dei gruppi interessati a questo progetto,
dei quali le liste- rappresentano uno spaccato esemplificativo, non è,
come ha osservato il Commissario Andò, l'identità dei fini ultimi
a rendere efficiente l'organizzazione e forte il progetto, ma il sistema delle
convenienze reciproche che costantemente interagisce.
Quali forze si agitino nella struttura a noi ignota questo non ci è dato
conoscere, sia pure in termini sommari, al di là dell'identificazione
del rapporto che lega Licio Gelli ai Servizi segreti; ma, riportandoci a quanto
detto in proposito, certo è che la Loggia P2 ci esorta ad una visione
della, realtà nella sua variegata e spesso inafferrabile consistenza.
Ne viene anche un invito ad
interpretazioni non ristrette ad angusti orizzonti domestici, ma che sappiano
realisticamente guardare ai problemi della nostra epoca, ed al ruolo che in
essa il nostro Paese viene a ricoprire.
In questa dimensione
la Loggia P2 consegna alla nostra meditazione una operazione politica ispirata
ad una concezione pre-ideologica del potere, ambìto nella sua più
diretta e brutale effettività; un cinismo di progetti e di opere che
riporta alla mente la massima gattopardesca secondo la quale "bisogna che
tutto cambi perché tutto resti com'era" : così per Gelli,
per gli uomini
che lo ispirano da vicino e da lontano, per coloro che si muovono con lui in
sintonia di intenti e di azioni, sembra che tutto debba muoversi perché
tutto rimanga immobile.
La prima imprescindibile difesa contro questo progetto politico, metastasi delle
istituzioni, negatore di ogni civile progresso, sta appunto nel prenderne dolorosamente
atto, nell'avvertire, senza ipocriti infingimenti, l'insidia che esso rappresenta
per noi tutti - riconoscendola come tale al di là di pretestuose polemiche,
che la gravità del fenomeno non consente - poiché esso colpisce
con indiscriminata, perversa efficacia, non parti dei sistema, ma il sistema
stesso nella sua più intima ragione di esistere: la sovranità
dei cittadini, ultima e definitiva sede del potere che governa la Repubblica.