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IL PROGETTO DI RAPIMENTO IN AUSTRIA DI GIANGIACOMO FELTRINELLI

Il fallito progetto di rapimento in Austria di Giangiacomo FELTRINELLI, ideato da Marco FOSCARI con l’aiuto di Martino SICILIANO, benchè episodio estemporaneo e non direttamente collegato all’attività di Ordine Nuovo, merita di essere ricordato, riportando il racconto di Martino SICILIANO, per la sua particolarità e le conseguenze che avrebbe potuto avere se il piano fosse andato a buon fine:

"....Marco Foscari disponeva di un castello di famiglia in Carinzia, a Paternion, ove io fui ospite parecchie volte.
Era un bel castello con delle tenute intorno così ampie da essere addirittura utilizzato dall'Esercito austriaco per le esercitazioni.
Ricordo che c'erano anche capanni di caccia.
Venimmo a sapere, ed era cosa del resto nota nella zona, che una compagna di Feltrinelli, che ricordo si chiamava Sibilla Melega, ospitava Feltrinelli in una sua proprietà non lontana dal castello dei Foscari.
Progettammo quindi di sorprenderlo in quel posto, rapirlo, impacchettarlo e portarlo oltre confine facendolo ritrovare alle Autorità italiane.
Infatti Feltrinelli era già latitante . Il periodo era circa un anno prima della sua morte sul traliccio di Segrate.
Facemmo quindi degli appostamenti in quella proprietà accompagnati da guardiacaccia di Foscari che non aveva difficoltà ad aderire al progetto in quanto era un ex WAFFEN-SS.
Individuammo senza difficoltà la proprietà dove c'era uno chalet, ma non riuscimmo a vedere Feltrinelli e anzi lo chalet sembrava in quel momento chiuso.
Abbandonammo quindi il progetto che morì di colpo così come era nato.
In quella occasione avevamo con noi dei fucili da caccia di Foscari e un fuoristrada sempre di Foscari che avrebbe dovuto servirci per il trasporto. Avevamo dell'etere per stordirlo e corde per legarlo e un baule pronto nell'altra macchina di Foscari ove lo avremmo chiuso per il trasporto in Italia.
Di Marco Foscari posso ancora dire che si è "mangiato" in pratica tutti i suoi beni, è fuggito dall'Italia accusato di bancarotta fraudolenta e attualmente vive a Palma di Majorca dove vende piccolo antiquariato".
(SICILIANO, int.19.10.1994, f.7)

Gli accertamenti svolti dalla Digos di Milano hanno consentito di accertare che effettivamente l’editore FELTRINELLI disponeva, all’epoca, di una tenuta a Oberhof, in Carinzia, di proprietà della sua famiglia (cfr. nota della Digos di Milano in data 4.10.1994 e allegato verbale di s.i.t. di Inge SCHOENTAL FELTRINELLI in data 3.10.1994, vol.8, fasc.11, ff.27 e ss.).

Non sembra esservi dubbio che il progetto coltivato senza successo da Marco FOSCARI si sia sviluppato così come narrato da Martino SICILIANO, in quanto anche Biagio PITARRESI ha ricordato di avere ricevuto da Marco FOSCARI, fra il 1972 e l’inizio del 1973, anche dopo la morte di FELTRINELLI, qualche accenno al fallito tentativo in Austria (dep. 9.9.1996, f.2).

Del resto, nell’ambito dell’intervista rilasciata da Marco FOSCARI al giornalista Maurizio DIANESE e di cui già si è fatto cenno nel capitolo 20, FOSCARI ha confermato, seppur minimizzandolo sotto il profilo della possibilità di una concreta riuscita, il progetto di sequestro dell’editore e il sopralluogo effettuato insieme a Martino SICILIANO e al guardiacaccia presso la villa di FELTRINELLI in Carinzia, nota a FOSCARI in quanto la famiglia FELTRINELLI acquistava legname proveniente proprio dalla sua tenuta (cfr. pagg. 1-6 e 32 della trascrizione dell’intervista rilasciata in data 30.10.1997).

Il Conte FOSCARI ha inoltre indicato l’autovettura e il fuoristrada, disponibili per l’occasione, in modo coincidente con il racconto di Martino SICILIANO (cfr. pag.1 della trascrizione e int. SICILIANO, 20.10.1997, f.3).

L’editore Giangiacomo FELTRINELLI sembra essere stato un obiettivo costante dell’area di persone gravitante intorno a La Fenice poiché, oltre agli assalti nei confronti della libreria, ad uno dei quali aveva partecipato anche Martino SICILIANO (int.18.7.1996, f.3), la sua figura era stata al centro del ben più grave progetto, di cui si è ampiamente parlato nella prima sentenza-ordinanza, di far ritrovare in una villa di sua proprietà i timers rimasti dopo gli attentati del 12.12.1969, al fine di indirizzare nuovamente le indagini verso l’estrema sinistra.


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