LE PRIME DICHIARAZIONI DI CARLO DIGILIO RELATIVE AGLI ATTENTATI DEL 12.12.1969
Carlo DIGILIO nel primo gruppo di interrogatori, resi sino alla primavera del 1995 (momento in cui è stato colpito da un ictus e quindi l’attività istruttoria in relazione alla sua persona è stata sospesa per molti mesi), aveva reso solo dichiarazioni molto timide e frammentarie per quanto concerneva gli attentati del 1969.
Aveva parlato degli accessi al casolare di Paese, ove si trovava la dotazione di armi e di esplosivi della struttura veneta (si veda in proposito, ampiamente, la parte terza della presente ordinanza), e del progetto di evasione di Giovanni VENTURA, cui Delfo ZORZI gli aveva chiesto di collaborare attivandosi per duplicare la chiave della cella (cfr. capitolo 24 della presente ordinanza).
In tale frangente Delfo ZORZI gli aveva confermato di avere partecipato non solo all’attentato alla Scuola Slovena di Trieste, ma di avere personalmente agito alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, azione che era stata possibile grazie all’aiuto (non si sa se consapevole o inconsapevole)del "figlio di un direttore di Banca" (int. 12.11.1994, f.7, e memoriale allegato a tale interrogatorio).
Delfo ZORZI aveva anche aggiunto che il gruppo operativo, formato da lui stesso, da Giovanni VENTURA e da Marco POZZAN, dopo gli attentati ai treni dell’agosto 1969 e l’attentato alla Scuola Slovena dell’ottobre dello stesso anno, aveva migliorato le tecniche di approntamento degli ordigni (int. citato, f.7) risolvendo così i problemi tecnici che Giovanni VENTURA, già nel periodo degli accessi al casolare di Paese, gli aveva confidato essere stati risolti grazie all’aiuto di un elettricista (int.6.4.1994, f.7) che aveva fra l’altro suggerito l’utilizzo di fili elettrici al nichel-cromo.
Evidente è il richiamo all’intervento dell’elettricista Tullio FABRIS che effettivamente, a Padova, aveva inizialmente procurato a Franco FREDA i fili elettrici al nichel-cromo da usarsi come resistenza e poi, nel periodo successivo agli attentati ai treni, aveva consentito al gruppo, con la sua consulenza, di passare dal sistema di innesco e temporizzazione, certamente meno sicuro, costituito dall’utilizzo degli orologi RUHLA, al sistema semplice e affidabile costituito dall’utilizzo dei timers per lavatrice che lo stesso FABRIS aveva acquistato insieme a Franco FREDA.
E’ anche possibile, per ragioni di compartimentazione, che a Carlo DIGILIO effettivamente non sia stata fornita da ZORZI e VENTURA l’identità dell’elettricista, trattandosi di un contatto personale e quasi casuale di Franco FREDA e di una persona comunque estranea al gruppo, che aveva fornito inconsapevolmente un contributo tecnico parallelo a quello che era giunto da Carlo DIGILIO e dal prof. Lino FRANCO nel medesimo periodo.
Sempre con riferimento alla fase degli accessi al casolare di Paese, Carlo DIGILIO ha inoltre riferito sin dai primi interrogatori di avere visto nell’ufficio di VENTURA, a Castelfranco Veneto, due orologi RUHLA (int. 6.4.1994, f.6) e cioè gli orologi che costituivano una sorta di "firma" del gruppo veneto di Ordine Nuovo e che saranno usati, fra l’altro, come temporizzatori in quasi tutti gli attentati sui convogli ferroviari dell’8/9 agosto 1969.
Sempre nei primi interrogatori, Carlo DIGILIO aveva inoltre riferito che Marcello SOFFIATI, evidentemente non convinto della strategia stragista condotta dal gruppo, era entrato in conflitto con Delfo ZORZI, lo aveva chiamato "mercenario" ed "assassino" con aperto riferimento agli esiti tragici degli attentati del 12.12.1969 e per tutta risposta era stato minacciato e malmenato da Delfo ZORZI (int.16.4.1994, f.6).
I primi elementi forniti da Carlo DIGILIO in merito alla strategia degli attentati erano stati quindi decisamente e volutamente parziali, ma i dettagli forniti (l’utilizzo degli orologi RUHLA, i fili elettrici al nichel-cromo, l’intervento di un elettricista e soprattutto l’insieme dell’"attività" che si svolgeva a Paese in tema di preparazione di inneschi e di studio degli esplosivi) già si saldavano perfettamente con quanto era emerso molti anni prima nelle istruttorie di Padova, Treviso e Milano.