I RISCONTRI RELATIVI AL CAPITANO TEDDY RICHARDS
E IL RINVENIMENTO DI ARMI ED ESPLOSIVI
A VERONA NEL 1966
Con Teddy RICHARDS, ufficiale americano in forza per un lungo periodo presso la base SETAF di Vicenza, ci si avvicina al cuore della rete informativa descritta da Carlo DIGILIO.
Egli, presente in Italia sin dalla fine degli anni ‘60, aveva preso la guida della struttura a partire dal 1974 sostituendo il capitano David CARRET, certamente in un momento in cui i più gravi fatti oggetto di questa istruttoria e delle istruttorie collegate erano già avvenuti.
Tuttavia Carlo DIGILIO ha avuto modo di descriverne l’operatività in azioni comunque importanti che hanno contribuito a mettere concretamente a fuoco il funzionamento della struttura anche nei suoi compiti, per così dire, "istituzionali" e non illeciti sul piano della nostra normativa penale.
Ci riferiamo all’operazione DELFINO ATTIVO o DELFINO SVEGLIO, svoltasi nelle acque dell’Adriatico nei pressi di Venezia e finalizzata a saggiare la reattività della nostra Flotta dinanzi ad un possibile attacco (int. DIGILIO, 5.1.1996, f.3), nonché al recupero nella zona dell’Alto Garda, con un’operazione di pura intelligence, di barre di uranio trafugate all’estero probabilmente da un’altra struttura militare (int. DIGILIO, 22.6.1996, f.2).
L’episodio, che ha consentito l’identificazione dell’Ufficiale e che è più significativo e qualificante per gli avvenimenti oggetto della presente istruttoria, risale tuttavia al 1966 e cioè alla prima fase della presenza del capitano RICHARDS in Italia.
Nel maggio del 1966, a seguito di un’indagine della Squadra Mobile di Verona partita quasi casualmente dagli accertamenti relativi ad una rapina, venivano arrestati per detenzione di armi ed esplosivi Roberto BESUTTI ed Elio MASSAGRANDE e denunciati Marcello SOFFIATI e Marco MORIN, i primi tre frequentemente presenti negli atti di questa istruttoria e il quarto condannato quale perito infedele nel procedimento per l’attentato di Peteano.
Era stato infatti rinvenuto in alcune abitazioni nella loro disponibilità (un appartamento affittato a Roverè Veronese, l’abitazione di BESUTTI a Mantova e un appartamento a Livorno nella disponibilità di MASSAGRANDE) un vero e proprio arsenale di armi ed esplosivi fra cui decine di pistole e fucili di vario tipo, detonatori al fulminato di mercurio e al T4, detonatori elettrici, ben 173 saponette di tritolo, miccia detonante, 8 mine antiuomo, 3 bombe a mano MK 2 e 5 barattoli di esplosivo gelatinizzante israeliano MC 13 (cfr. rapporto della Squadra Mobile di Verona in data 31.5.1966, vol.8, fasc.1, ff.72 e ss.).
Nel corso delle prime indagini, Roberto BESUTTI (inspiegabilmente rilasciato, così come gli altri arrestati, dopo pochissimi giorni) aveva indicato agli operanti della Squadra Mobile di Verona, in un formale interrogatorio, i nomi di coloro che gli avevano fornito il materiale, prevalentemente italiani residenti in Trentino ad eccezione di uno di nazionalità invece statunitense, indicato come Teddy RICHARDS, all’epoca in servizio presso la Caserma Passalacqua di Verona, che gli aveva consegnato non poco di quanto sequestrato e cioè una ventina di fucili, bombe a mano, mine, congegni vari e tritolo.
Il cittadino americano veniva identificato in Theodor RICHARDS, nato il 5.4.1935 a Waterville (Maine, U.S.A.) in servizio appunto presso il Comando SETAF, allora ubicato a Verona, e titolare fra l’altro di una licenza rilasciata dalla Questura di Verona per la collezione di armi antiche (cfr. nota della Digos di Verona in data 20.1.1996 e atti allegati, vol.7, fasc.6, ff.47 e ss.).
Non vi è dubbio che si tratti proprio dell’Ufficiale indicato da Carlo DIGILIO, da lui peraltro ricordato come soggetto legato a MASSAGRANDE, BESUTTI e SOFFIATI proprio in relazione a movimenti di armi (int. DIGILIO, 20.1.1996, f.1, e 24.2.1996, f.3).
Si noti che anche in un appunto rinvenuto presso la Questura di Verona nel fascicolo intestato a Marcello SOFFIATI si rileva che questi aveva confidenzialmente riferito, nel 1974 al Dirigente dell’Ufficio Politico di tale città, di aver partecipato intorno al 1966 con BESUTTI e MASSAGRANDE ad alcune riunioni nella villetta, sita nei pressi di Verona, di un militare americano a nome Ted RICHARDS e che questi, in cambio di armi da collezione, aveva ceduto al gruppo armi moderne ed efficienti (cfr. vol.23, fasc.1, f.20).
Dopo l’arresto dei quattro ordinovisti, il procedimento era proseguito in modo quantomeno singolare.
Era stato infatti inviata una comunicazione alle Autorità Militari americane di stanza a Verona in merito a quanto emerso a carico di Teddy RICHARDS, ma in seguito non si era più avuta alcuna notizia di un’incriminazione dello stesso né da parte delle Autorità americane né da parte di quelle italiane.
I quattro ordinovisti erano stati condannati dalla Pretura di Verona a pene irrisorie (da uno a tre mesi di arresto) prestando fede alla tesi difensiva secondo cui si sarebbe trattato di un gruppo di collezionisti di armi ed evidentemente anche di esplosivi.
Perdipiù, quando il G.I. di Venezia dr. Felice Casson, nell’ambito degli approfondimenti relativi all’attentato di Peteano, che vedeva fra l’altro coinvolto come autore di una falsa perizia il dr. Marco MORIN, aveva cercato di acquisire il fascicolo processuale presso l’Archivio della Pretura di Verona, aveva scoperto che il fascicolo, e solo quello specifico fascicolo, era inspiegabilmente scomparso (cfr. sentenza-ordinanza depositata in data 3.1.1989 nel procedimento a carico di MORIN Mario ed altri, vol.27, fasc.1, ff.42 e ss.), cosicché era stato possibile ricostruire la vicenda relativa al rinvenimento delle armi e degli esplosivi solo parzialmente, grazie alle copie rimaste presso la Questura di Verona.
Non si era certo trattato di una sparizione casuale e infatti la conferma è giunta da Carlo DIGILIO che aveva in seguito raccolto i commenti soddisfatti di Marcello SOFFIATI:
"Un
altro episodio importante è quello collegato alla sparizione del fascicolo concernente
l'imputazione di detenzione di armi ed esplosivo a Verona in capo a MASSAGRANDE,
BESUTTI e altri.
Poiché era stato Teddy RICHARDS a fornire al gruppo parte delle armi
che erano state sequestrate, egli poi si preoccupò di far sparire il fascicolo
processuale dal Tribunale di Verona.
Questo intervento valse anche a impedire che rimanessero troppe tracce dello
stesso RICHARDS negli atti.
Mi disse Marcello SOFFIATI che per far sparire questo fascicolo servirono denaro
e connivenze nell'ambiente giudiziario.
Per RICHARDS si era trattato di un episodio squalificante in quanto aveva ceduto
con imprudenza armi della caserma a persone estranee all'ambiente militare".
(DIGILIO, int.14.12.1996,
f.5).
Di particolare importanza è il fatto che fra il materiale sequestrato nel maggio 1966 vi fossero ben 5 barattoli di esplosivo gelatinizzante israeliano MC 13, esplosivo certo non facilmente reperibile e sicuramente di provenienza militare.
Tale circostanza non può che ricollegarsi agli stretti rapporti intercorrenti fra la struttura di sicurezza americana e le analoghe strutture israeliane (int. DIGILIO, 6.3.1997, f.1) e alle conseguenti, anche se imprevedibili, ricadute in chiave strettamente anticomunista sulla struttura di Ordine Nuovo, come si è ampiamente esposto nel capitolo 39.
Concludendo in ordine alla figura del capitano Teddy RICHARDS, anche Dario PERSIC ha ricordato di aver avuto modo di conoscerlo a Colognola, presentatogli da Giovanni BANDOLI, e ne ha fornito una descrizione fisica del tutto analoga a quella indicata da Carlo DIGILIO (dep. PERSIC, 18.4.1997, f.4, e int. DIGILIO, 5.1.1996, f.4).
Secondo Dario PERSIC, il militare americano era stato in servizio, sino alla metà degli anni ‘70, lontano dall’Italia, forse in Vietnam, mentre a Verona era rimasta la sua famiglia (dep. citata, f.4) e ciò corrisponde con il racconto di Carlo DIGILIO, il quale ha riferito che il capitano RICHARDS aveva sostituito il capitano CARRET nel 1974 e che il servizio in un altro Paese per alcuni anni era dovuto, probabilmente, a motivi precauzionali visto il pericolo causato dall’ "infortunio" del 1966 (int. DIGILIO, 5.5.1997, f.2).
Anche in relazione alla figura del capitano Teddy RICHARDS, l’esame di vecchi atti processuali e le nuove acquisizioni hanno quindi confermato il quadro fornito da Carlo DIGILIO.